Der Spiegel: sulle armi pesanti all'Ucraina l'opposizione vuole sfiduciare Scholz

21 Aprile 2022 16:20 La Redazione de l'AntiDiplomatico

La Germania post Merkel vive una fase decisamente turbolenta. Crescono le pressioni dell'opposizione tedesca e di alcuni membri della sua stessa coalizione sul cancelliere tedesco Olaf Scholz, per quella che viene percepita come una mancanza di leadership di fronte alla crisi ucraina e per il suo ostinato rifiuto di inviare armi pesanti al regime di Kiev, secondo quanto rivela Der Spiegel.

I critici del cancelliere affermano che non ha adottato misure concrete e sufficienti. Il blocco dell'Unione Cristiano Democratica Tedesca (CDU) e la sua "sorella", l'Unione Cristiano Sociale Bavarese (CSU), hanno minacciato di presentare una bozza di risoluzione al Bundestag la prossima settimana chiedendo la fornitura di armi pesanti all'Ucraina, nel caso Scholz non cambiasse idea.

Dal momento che ci sono un buon numero di sostenitori della fornitura di armi all'esercito ucraino, anche all'interno della coalizione di governo, è del tutto possibile che la risoluzione ottenga la necessaria maggioranza dei voti, aggirando il parere del cancelliere. E poi Scholz dovrà sollevare la questione della sua credibilità, con un indice di gradimento indebolito.

Il vicepresidente del gruppo parlamentare dell'Unione, Johann Wadephul, ha reso pubblico l'obiettivo dell'opposizione tramite Twitter: "Vogliamo sostenere il governo federale in questa crisi. Tuttavia, se Scholz continuerà a opporsi alla consegna di armi pesanti, dovrà prepararsi per una mozione corrispondente della fazione dell'Unione al Bundestag la prossima settimana".

È probabile che nei prossimi giorni tutto questo venga discusso tra i principali rappresentanti dei partiti, ma alla fine la decisione di presentare una bozza di risoluzione spetta al capogruppo del gruppo parlamentare, Friedrich Merz.

A fine febbraio Merz ha annunciato al cancelliere, in una sessione straordinaria del parlamento, che il gruppo parlamentare della CDU/CSU "non si sarebbe lamentato delle piccole cose", di fronte al passaggio epocale annunciato da Scholz. Tuttavia, se l'Unione dovesse presentare la sua mozione ora, ciò significherebbe una rottura con tale posizione. Allo stesso modo, la decisione sarebbe una sorta di segnale per le dimissioni del cancelliere, secondo il quotidiano. Perché, viste le critiche mosse dalle sue stesse fila a Scholz, non è da escludere che la mozione possa raggiungere la maggioranza in Bundestag, toccando espressamente l'agenda del capo del governo.

In tal caso, Scholz sarebbe così costretto a dover chiedere il voto di fiducia, cioè assicurarsi la maggioranza nel Bundestag. D'altra parte, il media tedesco sottolinea che nell'Unione prevale l'impressione che il cancelliere si preoccupi poco della partecipazione dell'opposizione e prenda decisioni autocratiche, che poi vengono accolte con incomprensioni anche dal suo gruppo parlamentare.

Il cancelliere però sembra voler tirare dritto e ritiene che l'embargo sul gas dell'UE non porrebbe fine alla guerra in Ucraina, ribadendo così la sua riluttanza a fornire armi pesanti al regime di Kiev per il timore di un'escalation nucleare.

Sostanzialmente sulla stessa linea vi è anche il presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha avvertito che l'Europa dovrà affrontare conseguenze il prossimo inverno se non avrà il gas russo.

Il leader francese ha osservato che l'Europa non vedrà le conseguenze di un possibile embargo sulle risorse energetiche russe nella primavera e nell'estate di quest'anno, dal momento che le riserve negli stoccaggi di gas sono state integrate. "Ma il prossimo inverno le sentiremo se non ci sarà più gas russo". Macron aveva già affermato in precedenza che al momento l'embargo totale sul gas russo non è in discussione.

Da notare, infine, che i leader di Francia e Germania si attestano su posizioni decisamente più ragionevoli e realistiche, mentre l'Italia ha invece incredibilmente deciso di seguire le orme dei fascisti polacchi adottanto una posizione oltranzista. Su questa strada si finisce direttamente con l'allargamento del conflitto alla NATO e il rischio concreto di un'escalation militare. Le leadership più avvedute, nonostante le forti pressioni che giungono da Washington, lo hanno capito e cercano di frenare. A stupire è l'avventurismo italiano, quando il nostro paese avrebbe potuto e dovuto giocare un ruolo da mediatore.

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