L'Arabia Saudita non allineata diventa "uno stato canaglia"

20 Giugno 2023 12:00 Francesco Guadagni

Lo spettro di un nuovo stato canaglia si aggira in Occidente.

Come ogni aggressione o attacco che si rispetti contro uno Stato non allineato agli Stati uniti d’America, comincia sempre dai media.

Chi si appresta, dunque, ad essere la canaglia di turno? L’Arabia Saudita.

Finora alla potentissima monarchia saudita era stato perdonato tutto, essendo, in Asia Occidentale un alleato di riferimento, un bastione contro l’Iran, secondo solo ad Israele. A differenza del regime sionista, Riad, è un paese fornitore di petrolio.

Il coinvolgimento negli attacchi alle Torre Gemelle del 2001, la condizione delle donne, la repressione della minoranza sciita, e la guerra di aggressione contro lo Yemen che ha provocato quasi 500.000 mila morti con bombardamenti indiscriminati che hanno colpito civili, scuole, ospedali, aziende, il patrimonio artistico, il blocco economico, il furto di petrolio, per la maggior parte dei media occidentali era passato in secondo piano.

Gli algoritmi dei social hanno oscurato ogni articolo sulle stragi saudite nello Yemen.

Solo l’assassinio del giornalista Kamal Kashoggi nell’ambasciata saudita a Istanbul aveva cominciato a creare delle crepe, ma sulla brutale guerra di aggressione scatenata contro il vicino yemenita, nessun cenno, nessuna condanna. Anzi, abbiamo, in occidente, USA e Gran Bretagna in testa, Italia compresa, armato fino ai denti il regno saudita per permettere questo massacro.

Oggi, su questo atteggiamento che comincerà, potete crederci, a mutare sempre di più, arriva un segnale da Repubblica.

Il quotidiano della Famiglia Elkann-Agnelli rilanciando una notizia del The New York Times svela che il fuoriclasse argentino Leo Messi ha sottoscritto un contratto per 25 milioni di dollari con l’Arabia Saudita per promuovere turisticamente il regno, a condizione, sostanzialmente, che taccia sui “diritti umani”.

Perché solo oggi Il NYT, Repubblica, si accolgono che la casa di al Saud non è proprio il paradiso dei diritti umani, quando per anni, ha lanciato campagne mediatiche con il supporto delle ONG, l’Iran, per fare un esempio?

Siamo solo agli inizi, perché le campagne mediatiche contro l’Iran, potrebbero esserci anche per l’Arabia Saudita.

Perché questo cambiamento?

Dallo scoppio della guerra in Ucraina, Washington sperava che Il principe ereditario Mohamed Bin Salman aprisse i rubinetti del suo petrolio per soccombere al blocco di quello russo.

Riad non solo non ha condannato l’operazione militare russa in Ucraina, in sede Opec ha concordato la riduzione della produzione di petrolio con Mosca.

Sempre attraverso Mosca ha intensificato la collaborazione con i BRICS, Russia, India, Cina, Sudafrica e Brasile, esprimendo la volontà di aderire a questo nuovo blocco.

Non solo. Con la mediazione della Cina, ha ripreso le relazioni diplomatiche con un suo storico rivale.

Non è finita qui. Bin Salman si è riconciliato con il presidente siriano Bashar al Assad permettendo il ritorno della Siria nella Lega araba dopo 12 anni in cui era stato uno dei principali sponsor del terrorismo contro Damasco. Anche in questo caso, è sempre calato il silenzio mediatico dalle nostre parti.

Tutto questo ha suscitato l’ira degli Stati Uniti d’America. Ormai Riad si allontana sempre di più dall’occidente, ha probabilmente capito che lo Zio Sam prima o poi, dopo averti usato per i suoi scopi, ti abbandona. Bin Salman aveva già percepito il pericolo con la vicenda Kashoggi, quando l’attuale Presidente USA Joe Biden, aveva promesso in campagna elettorale di ridurre il regno saudita ad uno stato “paria”.

Bisogna starne certi, Washington e i suoi scagnozzi europei ed in giro per il mondo, alla prima occasione, sfodereranno una campagna mediatica contro Riad, con i contorni che già conosciamo in Libia, Iraq, Siria, Venezuela, Cuba, Russa, Cina.

Sfrutteranno situazioni di malcontento per fomentare qualche rivolta.

Qualunque cosa accadrà, ricordatevi che, dalla sedicente “comunità internazionale”, ovvero, USA, Gran Bretagna, Australia, Giappone, Corea del sud e Unione Europea, dei diritti umani dei sauditi o degli iraniani, non importa nulla, sono solo un pretesto per portare avanti strategie del caos.

Ormai, fomentare guerre e rivolte, è l’unica risorsa rimasta in mano all’occidente per ostacolare la nascita di un mondo multipolare.

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