Atilio Boron - "Mostrate i verbali!"

Atilio Boron, uno dei più grandi intellettuali dell'America Latina, ha scritto un articolo magistrale per il quotidiano argentino Pagina 12. Rappresenta la parola fine sul nuovo tentativo di golpe morbido in corso in Venezuela. L'umiliazione finale di quelli che Boron definisce correttamente gli "operatori propagandistici dell'impero e delle sue classi dominanti". Lo abbiamo tradotto, convinti che chiunque in buona fede possa trovare tutti gli anticorpi necessari alle tonnellate di menzogne di questi giorni...


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MOSTRATE I VERBALI!

di Atilio Boron – Pagina 12, 6 agosto 2024


Il coro fragoroso e ben coordinato dei pubblicisti al servizio dell'impero e delle sue classi dirigenti ha intensificato le sue denunce sul recente processo elettorale venezuelano. La campagna ha assunto dimensioni ciclopiche per la sua generalizzazione e il suo tono rabbioso e stridulo. Per quelli che vengono erroneamente considerati "giornalisti" invece di essere definiti per quello che sono realmente - operatori propagandistici - l'unica notizia internazionale oggi è rappresentata dalle elezioni presidenziali in Venezuela. Il genocidio a Gaza, il crollo catastrofico dell'Ucraina, il pericolo di una terza guerra mondiale e la catastrofe climatica sono inezie rispetto agli eventi che hanno il loro epicentro nel Paese bolivariano.

In questo contesto, si è chiesto a gran voce alle autorità del Consiglio Nazionale Elettorale di "mostrare i risultati delle elezioni". I presidenti di Brasile e Colombia lo chiedono da lunedì 28 luglio, mentre il loro omologo messicano ha fatto appello alla pazienza per concedere al CNE il tempo necessario per agire entro i 30 giorni previsti dalla legislazione elettorale. Vale la pena ricordare che nelle elezioni presidenziali del 2000 negli Stati Uniti, che hanno contrapposto George W. Bush (Jr.) ad Al Gore, la Corte Suprema si è pronunciata su un ricorso presentato da quest'ultimo 35 giorni dopo il giorno delle elezioni, dando a Bush la vittoria con un margine di 537 voti in Florida, uno Stato in cui, per pura coincidenza, governava il fratello. In quell'occasione, l'attuale impazienza dei media si è fatta notare.... per la sua totale assenza.

Non c'è stato nemmeno, del resto, chi si sia fatto in quattro per chiedere il verbale con cui Juan Guaidó, riconosciuto come tale da Washington e dai suoi indegni vassalli europei e latinoamericani, è stato designato "Presidente in carica".

Alla richiesta di “esibire i verbali” si è aggiunta anche Cristina Fernández de Kirchner durante una conferenza stampa all'Instituto de Formación Política del Morena, in Messico, alimentando ulteriormente l'offensiva mediatica contro il governo di Nicolás Maduro. L'esemplare denuncia dell'ex presidente argentina del criminale blocco subito da Cuba e Venezuela non ha avuto la stessa fortuna, dato che i ben-pensanti progressisti latinoamericani e i media di destra non la prendono mai in considerazione e continuano a parlare di questi Paesi come se godessero di un margine di autonomia nazionale come quello di cui godono la Francia o il Canada.

Quello che si ignora tra le urla dei media e dei politici dell'impero è che il Gran Polo Patriotico ha già presentato i verbali delle elezioni e lo ha fatto, con un gesto insolito da parte del "dittatore" Maduro, davanti alla Camera Elettorale del Tribunale Costituzionale Superiore. I verbali, va detto, vengono consegnati a ciascun partito ed ai rispettivi rappresentanti al termine dello spoglio dei voti in ciascun seggio elettorale. E, naturalmente, vengono inviati al Consiglio Nazionale Elettorale, che li riceve attraverso il sistema di trasmissione appositamente predisposto che collega la macchina elettorale, dove l'elettore segna il proprio voto, con il server centrale del CNE. L'attacco informatico subito dal Venezuela ha causato un ritardo nella pubblicazione dei risultati delle elezioni presidenziali, che il CNE rende definitivamente pubblici quando c'è un chiaro vincitore con un vantaggio irreversibile sul suo inseguitore. L'hackeraggio ha colpito la trasmissione dei dati, ma non il contenuto criptato dei messaggi, supportato dalle ricevute emesse da ogni macchina e firmate da tutti i monitor elettorali per ogni candidato e dal presidente della commissione elettorale. Per questo motivo si dice che il sistema elettorale della Repubblica Bolivariana del Venezuela sia uno dei più affidabili e trasparenti al mondo.

Il problema è che è stata proprio la Mesa de Unidad Democrática del candidato Edmundo González Urrutia a non presentare i verbali. Se lui e María Corina Machado sono convinti di essere i vincitori, come spiegare il loro rifiuto di presentare i risultati davanti alla massima istanza di giustizia elettorale? Il problema è che, secondo il sito web di questa forza politica, ciò di cui dispongono sono circa 9.400 dei 30.024 verbali che compongono la lista elettorale, cioè, nel migliore dei casi, un terzo dei voti espressi e da cui si proietta la vittoria schiacciante di González. Come se non bastasse, molti dei verbali consultabili sul sito web costruito a questo scopo da Machado e González sono falsi o non validi perché non contengono i dati dei membri del seggio elettorale, degli osservatori e l'identificazione della macchina per votare, oltre ad altre irregolarità.

Un fatto curioso: se si esaminano questi singolari registri di voto, si scopre che nei 24 distretti elettorali la percentuale di voti per González è stata del 63% e per Maduro del 30%, il che è un miracolo socio-politico che non ho mai visto in mezzo secolo di professione. Negli Stati amazzonici come negli altipiani, nelle campagne come nelle città, la distribuzione dei voti tra González e Maduro è esattamente la stessa. In breve: si tratta di un piano a tavolino, di una rozza fabbricazione di dati che non possono in alcun modo sostenere la presunta vittoria di González. Sarebbe bene che anche i giornalisti, gli accademici e i politici che continuano a gridare di "mostrare i verbali" prendessero atto di questa situazione assolutamente anomala.

Non si tratta di verbali legittimi, ma di un "golpe morbido" in corso, sponsorizzato da Washington e diffuso in sincrono dalla stragrande maggioranza dei media, strettamente controllati dalla destra. L'obiettivo di questa manovra è provocare una crisi politica e sociale in Venezuela, fomentare disordini, violenze e generare il caos che porterà all'eventuale intervento di truppe mercenarie assoldate dal Pentagono per realizzare l'auspicato cambio di regime, consentendo così alla più grande riserva petrolifera del mondo - che guarda caso si trova in Venezuela - di passare nelle mani degli Stati Uniti.

Questo è il piano, non dovete farvi ingannare. Il resto è uno show, e la partecipazione dell'opposizione alle elezioni è stata solo un pretesto per gridare alla "frode" con mesi di anticipo e provocare la violenza che hanno scatenato il giorno dopo le elezioni, assoldando bande armate per seminare terrore e distruzione nelle strade. Ma il piano si è ritorto contro e ora ne dovranno affrontare le conseguenze.

(TRADUZIONE DE L'ANTIDIPLOMATICO)

FONTE ORIGINALE: https://atilioboron.com.ar/exhiban-las-actas/

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