L’amministrazione Trump ha presentato al mondo l’F-47, il nuovo gioiellino da 300 milioni di dollari a esemplare che dovrebbe garantire agli Stati Uniti la superiorità aerea per i prossimi decenni. Peccato che, a guardare bene, questo progetto abbia tutte le caratteristiche di un disastro annunciato: costi fuori controllo, un’industria della difesa in crisi, e una strategia militare che sembra ignorare completamente le lezioni degli ultimi vent’anni.
Un nuovo F-35
Se c’è una cosa che l’F-35 ci ha insegnato, è che i programmi di difesa statunitensi hanno un talento innato per trasformarsi in pozzi senza fondo. Ritardi infiniti, costi raddoppiati, e una burocrazia militare che sembra incapace di imparare dai propri errori. Eppure, eccoci qui, con l’F-47 che promette di ripetere lo stesso copione, ma con numeri ancora più allucinanti.
300 milioni di dollari a velivolo. Tre volte il prezzo di un F-35, che già oggi è considerato insostenibile. E la cosa più paradossale? Il contratto è stato affidato a Boeing, un’azienda che negli ultimi anni ha dimostrato di non saper consegnare nemmeno un aereo di linea senza incidenti, figuriamoci un caccia stealth di sesta generazione. Dopo il disastro del 737 MAX, i fallimenti del Starliner, e i ritardi imbarazzanti nel programma Air Force One, c’è davvero qualcuno che crede che Boeing sia in grado di gestire un progetto così complesso?
Industria della Difesa allo sbando
La guerra in Ucraina ha messo in luce un problema che Washington preferisce ignorare: l’Occidente non è più in grado di produrre armi in tempi utili. Mentre la Russia, nonostante le sanzioni, sforna carri armati, droni e munizioni a ritmi impressionanti, l’industria della difesa NATO arranca. Mark Rutte lo ha ammesso senza giri di parole: c'è bisogno di un anno per produrre quello che Mosca produce in appena tre mesi.
E in questo contesto, Washington decide di lanciare un programma per un caccia supertecnologico che richiederà decenni di sviluppo e miliardi di dollari? Con quale logica? Elon Musk, che di efficienza se ne intende, ha già bollato l’intero concetto dei caccia pilotati come "obsoleto" nell’era dei droni. E invece il Pentagono va nella direzione opposta e preferisce buttare altri soldi in un giocattolo ipercostoso che, probabilmente, sarà superato dalla tecnologia prima ancora di entrare in servizio.
Intanto la Cina avanza
Mentre gli Stati Uniti si affannano a sviluppare l’F-47, Pechino sta lavorando a velocità supersonica. Ha già svelato due nuovi caccia stealth e sta investendo massicciamente in droni autonomi, guerra elettronica e missili ipersonici. La domanda è: ma davvero serve un aereo da 300 milioni di dollari per contrastarli? O non sarebbe meglio puntare su sistemi più economici, modulari e facili da produrre in grandi numeri?
L’F-47 è il simbolo di un approccio militare vecchio, lento e incredibilmente costoso. Un approccio che ignora la realtà dei conflitti moderni, dove la quantità e la rapidità contano più della perfezione tecnologica. E soprattutto, un approccio che rischia di lasciare gli Stati Uniti con un caccia magnifico sulla carta, ma inutile in uno scontro reale.
Un nuovo buco nero?
L’F-47 appare quindi come l'ennesimo progetto faraonico di un sistema militare che sembra aver perso il contatto con la realtà. Invece di imparare dagli errori dell’F-35, il Pentagono sta ripetendo gli stessi sbagli, ma in scala maggiore. E mentre Boeing si strofina le mani per il contratto miliardario, i contribuenti statunitensi possono già prepararsi a un altro decennio di costi fuori controllo, ritardi infiniti e, molto probabilmente, un aereo che arriverà troppo tardi per essere davvero utile. Forse gli Stati Uniti credono che sia questo il modo per recuperare una superiorità nei cieli che ormai appare irrimediabilmente perduta?
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