di Diego Angelo Bertozzi
Pur non citando espressamente Kiev, la dichiarazione finale del 17° vertice dei BRICS condanna nella risoluzione finale i deliberati attacchi contro i civili nel Kursk. Di fatto il riconoscimento della scelta terroristica del regime ucraina ormai alle corde.
Il vertice di Rio de Janeiro (Brasile 6-7 luglio 2025) dell'ormai diciassettesimo vertice dei BRICS, che ha ammesso come nuovo membro a pieno titolo l'Indonesia - mentre Paesi come Bielorussia, Boliva, Cuba e Vietnam sono ora assunti al rango di "partners" - si è concluso con la consueta dichiarazione finale sulla sempre più stretta cooperazione del "Sud Globale" in nome di un'architettura internazionale più inclusiva e sostenibile. Questo breve articolo non si propone di esaminare tutti i 126 paragrafi che lo compongono, ma di soffermarsi su quanto viene sostenuto in merito alla guerra Russia-Nato in Ucraina.
Non molto per la verità, e questo già segnala sia la scemata importanza all'interno delle discussioni sia una sostanziale presa di coscienza della ormai inesorabile avanzata sul campo di Mosca. Il primo paragrafo che incontriamo sul tema è il 22 il quale "richiama" le singole posizione nazionali già espresse pubblicamente con dichiarazioni o documenti in vari fora internazionali, tutte comunque interessate al ritorno in primo piano della diplomazia e del negoziato. Seppur non esplicitato, l'impegno diplomatico, come emerge in tutto il documento, rifiuta l'imposizione di sanzioni unilaterali e deve tenere conto delle rispettive esigenze di sicurezza delle parti in conflitto.
Mentre manca una qualsiasi traccia della parola "aggressione" in riferimento alla Russia, interessante è il di poco successivo paragrafo 35 nel quale si "condannano con fermezza gli attacchi contro i ponti e le strutture ferroviarie che hanno deliberatamente avuto come bersaglio i civili" nelle regioni russe di Bryansk, Kursk e Voronezh tra il 31 maggio e il 5 giugno 2025.
Pur non nominandolo, il riferimento e alle pratiche ormai terroristiche della guerra condotta da Kiev. L'accordo unanime su questo punto rende visibile come la gran parte del mondo, non ceda più allo "storytelling" occidentale che da anni (si) racconta di una minaccia russa imminente e di una contrapposizione tra bene (democrazia) e male (autocrazia russa).
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