Bucha: gioco di prestigio dei media tra fosse comuni e uccisi per strada. Parliamo dalle prime. Che in situazioni di guerra si ricorra a, spesso provvisorie, fosse comuni non è una novità. L’Associated Press ad esempio in un articolo di qualche giorno fa documentava la realizzazione di una fossa realizzata dal Comune di Mariupol per settanta corpi. “Circa la metà delle persone sepolte sono state uccise nell'intenso bombardamento della città, (…). Altri sono morti in casa per cause naturali, ma le autorità non hanno potuto provvedere al ritiro dei corpi o alla loro sepoltura.” Poi ci sono le salme per strada o perché non è prontamente possibile recuperarle e seppellirle o per crudele monito verso la popolazione. Per Bucha, i media padronali hanno imbastito una evidente manipolazione facendo percepire gli undici morti per strada (che, a loro dire, sarebbero stati uccisi dai russi) con quelli delle tante fosse comuni che stanno costellando l’Ucraina. E presentando così il tutto come la “prova” della malvagità dei Russi ora pretendono una, ancora più atroce, guerra.
Ma da chi sono stati uccise le undici persone trovate per strada a Bucha? Subito dopo la diffusione della notizia la Russia ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu una immediata indagine per appurare l’accaduto. Richiesta alla quale la Gran Bretagna ha apposto il veto. Perché? Verosimilmente per permettere ai media di potere impunemente accusare la Russia attraverso fake news. Ultima quella diffusa dal New York Times (presa come Vangelo anche da Open “Tempio del Fact Checking” che parla disinvoltamente di 410 civili uccisi a Bucha) che mostra immagini satellitari con i corpi per strada, a suo dire, “risalenti a più di 3 settimane fa, quando le milizie russe erano ancora presenti nella città”. Peccato che nessun fotogramma del video satellitare mostri la presenza di soldati o automezzi russi.
Del resto, nonostante sia stato impedito ad una Commissione internazionale di indagare, nonostante il divieto a giornalisti freelance di recarsi a Bucha e nonostante una “documentazione” fotografica prodotta solo dal governo di Kiev, la storia degli undici civili uccisi per strada dai russi già non regge, così come ha fatto notare anche un autorevole corrispondente di guerra come Toni Capuozzo di Sky. Il quale, oltre all’assenza di pozze di sangue intorno a quei corpi, pone una questione fondamentale: il 31 marzo, il giorno dopo la partenza dei russi, il sindaco di Bucha rilascia una intervista (che va in onda il primo aprile sulla tv ucraina) nella quale non si fa nessun accenno alla strage. “Eppure Bucha è una città piccola: possibile nessuno gli abbia detto dei morti per strada?”, si chiede Capuozzo. Ma non solo. Il giorno successivo, ossia il 2 aprile, un video della polizia ucraina mostra le devastazioni "ma c’è un solo corpo, di un militare russo, che viene lasciato sul ciglio della strada". E aggiunge: "Solo il 3 iniziano a girare le immagini dei morti. Da dove sono saltati fuori quei corpi?".
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