Cardinal Bagnasco in Siria. Le sue dichiarazioni (totalmente censurate) sulle sanzioni dell'UE



Ma come mai nessun giornale, nessuna TV, ha ripreso le parole del cardinale Angelo Bagnasco, oggi presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d'Europa, in visita pastorale in Siria? L’unico organo di informazione che ha riportato le sue dichiarazioni è stata una, pur autorevole, agenzia di stampa cattolica. Tutti gli altri nulla. Eppure la condanna delle sanzioni imposte dall’Occidente alla Siria espressa da Bagnasco è inequivocabile:

Molti siriani si domandano il perché di questa guerra. Tutti si interrogano, sono consapevoli di non avere la verità in mano. Certamente riconoscono alcuni elementi di questo conflitto ma ciò che sfugge è il disegno complessivo e reale di quanto sta accadendo. In mezzo a tanta nebulosità politica, dove diverse forze esterne e internazionali sono entrate in gioco, ho rilevato – e lo vorrei sottolineare con chiarezza – la durezza delle sanzioni. Finché ci saranno le sanzioni temo che la ricostruzione economica e sociale del Paese sarà molto difficile. Credo che le sanzioni siano una forma di guerra per affossare un Paese. Se così fosse sarebbe assolutamente ingiusto e inaccettabile.”

Una dichiarazione clamorosa, considerando l’assoluta indifferenza del Vaticano dimostrata finora davanti alle richieste di condanna delle sanzioni espresse da vescovi siriani e da innumerevoli cattolici siriani. Invece, nessuna menzione sui mass media, neanche su quelli cattolici. Eppure sulla “lettera segreta” inviata dal Papa ad Assad, (nonostante non si sappia nulla di quanto scritto dall’ottantadueenne Pontefice) i media ci hanno ricamato per settimane adombrando chissà quali condanne per il “regime di Damasco”.



Intanto si direbbe incrinarsi il fronte delle sanzioni alla Siria. L’Ungheria ha annunciato il prossimo ripristino delle relazioni diplomatiche con Damasco mentre, addirittura, Repubblica ospita una intervista contro le sanzioni al vicario apostolico di Aleppo, monsignor Georges Abou Khazen, fino a ieri additato come un “servo di Assad”. E l’Italia? Finora è stata prona alle direttive dell’Unione Europea e della NATO prorogando le sanzioni, anche negli ultimi due anni nonostante fossero al Governo due partiti “sovranisti” (con esponenti nazionali che qualche anno fa firmavano appelli contro queste sanzioni). Ora, addirittura, al dicastero degli Esteri c’è, non più un emissario di Mattarella, ma il leader del Movimento Cinque Stelle.





Forse siamo degli illusi, ma ci aspettiamo da di Maio il ripristino delle relazioni diplomatiche con la Siria e, soprattutto, la fine delle odiose sanzioni che, insieme alla guerra, come documentato qui hanno provocato migliaia di morti e sei milioni di profughi siriani.

Francesco Santoianni

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