a cura di Enrico Vigna
Avevo conosciuto Mira Markovic subito dopo l’arresto di Slobodan Milosevic e nel pieno delle violenze contro i “rossi” nel Paese. Il resoconto dell’incontro, l’ultimo ufficioso, lo si può trovare più sotto, che avvenne in un clima e in una situazione blindata, con la casa piantonata da molti uomini armati, in quanto si aspettavano assalti di bande dei golpisti “democratici ”. La Markovic era fortemente scossa e provata, Milosevic era stato da poco arrestato ed in carcere a Belgrado, furono due ore in una atmosfera di tensione e angoscia, ma anche molto intense di sensazioni ed emozioni dell’anima. Quando l’abbracciai per salutarla e ringraziarla, proruppe in un pianto, per poi riprendersi subito scusandosi e riacquistando una espressione di forza e volontà di battersi contro tutto ciò che stava avvenendo.
Mira (Mirjana) Markovi?, era nata a Pozaverac nella Serbia orientale, il 10 luglio 1942, figlia di partigiani comunisti jugoslavi, nacque proprio tra le line del Fronte di combattimento contro l’occupazione nazifascista.
Dopo un infanzia difficile, la madre Vera Miletic, era morta nel 1944, dopo essere stata catturata e torturata dai nazisti, crebbe con una zia e senza la presenza del padre fino a 15 anni.
Mirjana, che aveva allora due anni, prese in seguito il nome Mira in memoria di sua madre, che l'aveva usata come suo nome di battaglia nella Resistenza.
Una storia racconta che una ciotola di fiori, era sul tavolo di casa, il giorno in cui Vera fu portata via per essere fucilata, ed è per questo che Mira da grande portava spesso un fiore tra i suoi capelli.
A sedici anni incontra il giovane Slobodan Milosevic, già attivista nelle file degli studenti comunisti, si innamorano e da allora furono inseparabili fino al rapimento di Milosevic per portarlo al Tribunale dell’Aja, ma restarono indivisibili fino alla fine delle loro vite, condividendo le battaglie per la verità, anche se separati fisicamente.
La Markovi? conseguì poi il dottorato in sociologia, studiando all'Università di Belgrado e si sposò con Milosevic nel 1965 e ebbero due figli Marija e Marko.
Mira, che in seguito sarebbe stata definita come denigrazione dai suoi avversari come la strega rossa o la Lady Macbeth di Belgrado, per le sue posizioni politiche, era una socialista convinta e preparata, fece sempre attività politica ma mai nel partito del marito Slobo, in una intervista del 2002 la figlia Marija, disse che la madre: “…credette per tutta la vita in una utopia socialista”.
Divenne poi una docente di sociologia all'Università di Belgrado e ha scritto numerosi libri ( tradotti in numerose lingue) e una editorialista di molti giornali jugoslavi.
Nel 1995 entra sulla scena politica con un nuovo piccolo partito di posizioni più radicali di cui fu eletta presidente: JUL (Jugoslavenska Levica), Sinistra Jugoslava, con cui fu eletta deputata a Pozaverac e collocato alla sinistra del Partito Socialista Serbo,.
Da allora, fino allo scioglimento nel 2002, la JUL fu sempre in alleanza e coalizione con il Partito Socialista Serbo, anche nel Governo di Unità Nazionale insieme al Partito Radicale Serbo di Seselj, durante l’aggressione NATO.
Mira Markovic ha sempre tenuto posizioni politiche dure e nette, non sempre condivisibili, ma certamente coerenti con la sua personalità intellettuale e politica di un moderno, seppur radicale socialismo umanistico. Ha sempre attaccato frontalmente e accusato senza mezzi termini quelli che lei considerava traditori del paese o della causa socialista, procurandosi numerosissimi nemici; esemplari e durissimi furono i suoi scontri negli anni novanta, durante la guerra in Bosnia, per diverse vedute sulla linea da tenere, con il leader dei radicali Seselj, che riempivano i giornali serbi, per poi trovarsi insieme lealmente, da patrioti serbi nel 1999, a difendere il paese nel governo di Unità nazionale, con il SPS, dall’aggressione NATO. Frangenti tipicamente storici e delle politiche reali e legate alle situazioni concrete ed alle sopravvivenze determinanti di popoli e paesi, di cui ovviamente molti pensatori da Internet, faticano a comprendere o decifrare, chiusi nelle loro torri familiari.
In una intervista dei primi anni novanta ella aveva dichiarato che quando avrebbe raggiunto i 60 anni (nel 2002), avrebbe lasciato la politica per passare in serenità con Slobodan il resto degli anni. Non sapeva cosa avrebbe dovuto affrontare la Jugoslavia e i suoi popoli, coinvolgendo la sua famiglia e il suo amato Slobo in tragici eventi, che portarono Milosevic a morire al tribunale dell’Aja, ma né lei né Slobodan Milosevic si sottrarono a quella che fu l’ultima battaglia del Presidente serbo contro il proprio popolo. Mira fu al fianco delle battaglie del marito giorno dopo giorno, accusando sistematicamente, senza timori, implacabilmente e direttamente responsabili e traditori della causa jugoslava e del popolo serbo e dei popoli jugoslavi. Dopo che Miloševi? fu rapito e portato a L'Aia per nel 2001, la Markovi? accusò pubblicamente il Tribunale come "la nuova Gestapo". La coppia fino all’ultimo giorno di prigionia di Milosevic, ebbe un colloquio telefonico pressochè quotidianamente.
Mira nel 2005 ha pubblicato una lunga biografia “ ECCO CHI ERA”, dove ha difeso e smontato le accuse e le infamità dette contro Slobodan Milosevic negli anni, riabilitandolo con documenti e prove fattuali, sia come politico che come patriota e uomo onesto, marito, padre e nonno premuroso. Nel libro ella scrive che la sua è stata una “figura politica eminente e notevole”, sottolineando che il nome di Milosevic “…è stato menzionato più spesso che quelli di dei presidenti russo, cinese e statunitense riuniti insieme…”.
Dopo il colpo di Stato a Belgrado del 2000, anche lei fu accusata, per distruggere politicamente lei e per completare la distruzione di Milosevic, addirittura di aver ordinato omicidi, persecuzioni, corruzione, tutte accuse cadute nel tempo, anche grazie alle battaglie di verità di Milosevic all’Aja, di tutto restarono alcune accuse formali mai arrivate a sentenze definitive, di aver favorito l’assegnazione di un alloggio popolare ad una famiglia di conoscenti. Andò in esilio insieme al figlio Marko, ottenendo lo status di rifugiata politica in Russia nel 2003. L’altra figlia Marija, dopo gli avvenimenti dell’arresto del padre, dove fu anche accusata di aver sparato contro gli assalitori dell’abitazione per prendere Milosevic, scelse l’auto esilio in un Monastero del Montenegro, rifiutandosi finora di ritornare in Serbia.
Nel 2006 le autorità “democratiche” della nuova Serbia gli rifiutarono di poter partecipare ai funerali del marito a Požarevac, un ennesimo atto di umiliazione e disumanità, tipiche di politicanti arroganti e senza alcun tipo di etica e rispetto morale degli esseri umani, in quanto tali, al di là di posizioni politiche.
Al contrario si è comportato, uno dei suoi più grandi avversari politici, il leader dei Radicali serbi V. Seselj, come documento dopo.
Mira Markovic Milosevic è morta il 14 aprile a Mosca, dopo alcuni giorni di ricovero per complicazioni mediche.
Dopo essere stata cremata le sue ceneri sono state esposte in una camera ardente a Mosca, e poi sono state portate in Serbia a Pozarevac dove sono state tumulate al fianco, anche nella morte, di Slobodan Milosevic.
I figli Marko e Marija non hanno potuto presenziare all'ultimo addio alla loro madre, perché non hanno documenti personali regolari, necessari per viaggiare e attraversare i confini, per questo Marko ha pubblicamente affidato, in nome della famiglia Milosevic, a Vojislav Seselj l’organizzazione dei funerali di Mira in Serbia.
Sabato 20 aprile alle 15, l'urna con le ceneri di Mira Markovic è stata posta nella tomba sotto il tiglio nel cortile della casa di famiglia, nella quale riposa già Slobodan Milosevic. Il sacerdote ortodosso ha officiato l’orazione funebre, rendendole l’ultimo saluto.
Anche l’ex Ministro jugoslavo e attuale presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, Zivadin Jovanovic ha presenziato alla cerimonia funebre per la Markovic.
In una intervista al giornale serbo Espreso ha dichiarato che: “…nei confronti di Slobodan Milosevic e Mira Markovic la Serbia deve rivedere le vecchie decisioni…tutto quanto successo in questi anni contro essi, anche contro Mira Markovic e la sua famiglia, è stata una grande ingiustizia…Penso sia giusto e normale essere qui al memoriale di Mira Markovic, non solo perché era la moglie e la persona più vicina a Slobodan Milosevic, ma per la rilevanza della sua persona nel campo scientifico, sociale e pubblico, autrice di molti libri, libri che sono testimonianza di un periodo storico importante per il popolo serbo. Credo che oggi qui ci sono innanzitutto coloro che si sentono lesi da ciò che è stato riservato al presidente Slobodan Milosevic e a sua moglie, comportamento che è stato un atto anti-costituzionale, come l'estradizione illegale di Slobodan Milosevic al Tribunale dell'Aja, un caso quasi unico nella storia degli stati del mondo….Cos’ è dunque questo cosiddetto governo democratico che era sopraggiunto in Serbia dopo il 5 ottobre, che ha tenuto in esilio la famiglia Milosevic….Mira Markovic da viva non è mai riuscita a visitare la tomba di suo marito a Pozarevac, e i suoi figli, oggi non hanno accesso alla loro casa, la casa dei loro genitori, e ancora sono in una sorta di negazione nel loro paese… Allora noi oggi siamo qui oggi per tributare il nostro ultimo saluto a Mira Markovic, e anche a dire che la Serbia, se intende riacquistare la propria reputazione e la riconciliazione delle relazioni in Serbia, dovrebbe rivedere il suo atteggiamento e auto-criticamente esaminare gli errori che sono stati fatti, errori falsificatori e deleteri per l'unità della Serbia in un momento in cui la Serbia ha bisogno di unità più che mai… ", ha concluso Jovanovic nella sua intervista.
La decisione di affidare l’organizzazione a Seselj ha sorpreso e creato molto scalpore in Serbia, era stato infatti lo stesso Seselj un tempo a definire la Markovic la “strega rossa”. Intervistato circa questa suo impegno e scelta riguardo i funerali, ha dichiarato, parlando di Mira Markovic e del suo ruolo circa i funerali: “…ho sempre creduto nelle autonomie di giudizio e decisione tra Mira e Slobodan, proprio per lo spessore intellettuale e politico di entrambi….E’ risaputo quanto la Markovic è stata una dura e grande mia avversaria politica, con una profonda e coerente personalità politica, ma non una nemica della patria e del popolo, come invece la stragrande maggioranza degli altri politici serbi vecchi e nuovi…E’ stato inumano che a Mira sia stato proibito in tutti questi anni, di poter venire a visitare il marito Slobodan e portare fiori alla sua tomba. Una vergogna…Ho accettato questo compito perché ritengo prima di tutto vengono l’onore e la lealtà verso la propria patria, al di là delle posizioni politiche…E lei è stata questo fino alla fine…”.
Fonti: Novosti, Guardian, Espreso, Blic, Kurir
Relazione sull'incontro privato con Mira Markovic a maggio 2001. Enrico Vigna
Mira Markovic l'avevo "conosciuta" in senso politico già molti anni fa attraverso articoli, libri, interviste a difesa della Jugoslavia socialista prima e della "piccola Jugoslavia" poi. Contro i nazionalismi sciovinisti e per politiche di pace e solidarietà tra i popoli balcanici. Contro l'odio fomentato dall'esterno e le quinte colonne che li praticavano in patria. Per le sue profonde e "sociologiche" analisi dei tragici avvenimenti che stavano distruggendo la Jugoslavia ed i suoi popoli per interessi stranieri. Per le sue analisi marxiste, che sempre ruotavano attorno alla difesa degli interessi popolari prima di tutto.
L'avevo "incontrata" nelle sue righe piene di cultura e poesia, di profondo amore per la sua terra e per le genti che la abitano, contro ottusità e grettezze. Così come un grande rispetto e riconoscenza per le culture, la storia degli altri popoli. Avevo negli anni scorsi con il Comitato Yugoslavia di Torino cercato di farla conoscere anche ad altri diffondendo e facendo circolare i suoi libri e i suoi scritti. Pensavo che era una figura di compagna e di donna di valore. Poche volte avevo pensato che fosse anche la moglie di S.Milosevic, il Presidente della Repubblica Federale Jugoslava, forse anche perché continuava a presentarsi, firmarsi sempre come Mira Markovic e poi Milosevic, e in un suo libro spiega anche questo.
Nel frattempo in questi anni la canea reazionaria e menzognera al servizio della NATO e dell'occidente liberista, rovesciava sulla sua figura di dirigente politica, di donna, di moglie, fiumi di veleno, di insulti, di illazioni, di bassezze, di odio da non riuscire a capire il motivo vero di tanto livore. Forse il motivo più profondo era ed è che è fastidioso e sconveniente che una donna sia anche dirigente politica, autonoma nelle scelte politiche, capace, fieramente coerente e non accetti ruoli impostigli da potenti o feudatari occidentali… Certo, tanto si potrebbe dire, tranne che il suo modello siano le first lady di turno, sorridenti e silenti, o le "marines" alla Albright o del Ponte.
Poi, un giorno di maggio, che penso non scorderò più dal punto di vista umano ed emozionale, mentre sono a Belgrado, mi si ventila la possibilità di un incontro , non ufficiale bensì privato con Mira Markovic, per verificare le possibilità di sostenere la solidarietà ed il sostegno alla causa della libertà per l'ex-Presidente Milosevic, essendo stato con Fulvio Grimaldi e Aldo Bernardini fondatore pochi mesi prima del Comitato Italiano per la Difesa di Slobodan Milosevic, e contro l'estradizione al Tribunale Penale Internazionale dell'Aja e per una controinformazione sugli avvenimenti e sulla situazione da riportare in Italia. Questa è forse la battaglia più difficile della loro vita in comune e, forse, la più importante per moglie e compagna e a cui sta dando tuta sé stessa.
Vengo portato sul luogo dell'incontro passando attraverso molte precauzioni per la sicurezza della sua persona, che è bene ricordare, è sottoposta a minacce e intimidazioni continue, ventilando sui media ipotesi di arresto anche per lei, sfociate finora nel nulla per assoluta mancanza di motivazioni di qualsiasi genere.
Entrando nella stanza, ho incontrato stavolta realmente Mira Markovic, una donna semplice nell'aspetto e nel comportamento, una donna, banale dirlo, profondamente toccata dagli avvenimenti di questi mesi. Anche la figlia Marija è indagata e sotto inchiesta con rischio di arresto, per essersi opposta, reagendo all'assalto del 31 marzo, portato da commando mascherati e non identificati, che tentarono di entrare in casa…(da testimoni pare che uno fosse, sotto il passamontagna di pelle nera… In Jugoslavia ci sono ancora oggi oltre 30 etnie diverse … ma fino ad oggi non risultava… una minoranza nera… forse è arrivato insieme alla democrazia…CIA). La premessa richiestami è stata che non fosse un'intervista, che l'argomento trattato riguardasse esclusivamente la situazione di S.Milosevic, la campagna per la sua difesa e contro l'estradizione all'Aja e che non fosse modificata nessuna sua affermazione o risposta.
Presentandomi ho accennato ad alcuni elementi circa i giudizi e le posizioni in occidente, anche della sinistra, riguardo S.Milosevic ed anche alla sua figura: posizioni di profonda ostilità e avversità, senza troppi margini di modificazioni. Su questo c'era da parte di Mira Markovic una consapevolezza di lunga data, dovuta secondo lei al lavoro di disinformazione e criminalizzazione da parte dei mass media, legati ai progetti della NATO e ostili alla Jugoslavia in sé. Per questo riteneva utile ed importante il lavoro di chi faceva controinformazione, cercando di far filtrare le verità, cosciente che è un compito non facile ma encomiabile e fondamentale.
Sulla situazione carceraria, dipinta sui nostri giornali come da villeggiatura, la situazione era la seguente: nonostante S.Milosevic sia tuttora un deputato, vive in una cella senza luce, scarsissima assistenza medica (in un mese tre visite di dottori), senza riscaldamento(con tre maglioni addosso e strati di coperte), sporca. E' in isolamento, ma nel braccio dei criminali comuni, mafiosi, con i peggiori criminali UCK, accusati dei delitti più efferati (in quanto oltre 200 sono già stati liberati), e lei stessa e la figlia attendono i colloqui insieme ai parenti di questi, mentre dovrebbe essere nel carcere militare.
Le sue condizioni di salute sono andate peggiorando di settimana in settimana, nonostante che egli sia entrato in buone condizioni fisiche e morali, e proprio in questi giorni si intensificano le richieste degli avvocati difensori di trasferirlo agli arresti domiciliari o in un ospedale militare, in quanto la sua situazione sta diventando a estremo rischio di vita. Due infarti, sotto rischio ictus quotidiano e impossibilitato ormai ad alzarsi dal letto. Questo anche perché mentre fino a fine maggio non mangiava o assumeva farmaci se non quelli forniti dalla moglie, ora le condizioni di carcerazione si sono ristrette ed è costretto a prendere medicinali non più controllabili. Infatti si sta determinando un pericoloso stato di intorpidimento generale. Nell'ultimo comunicato del suo avvocato Toma Fila si richiede con forza la fine della detenzione in carcere, perché lo stato di salute lo sta portando lentamente alla morte.(Allegato 3)
Circa la situazione giuridica, Mira Markovic è stata molto ferma e determinata nel denunciare l'assoluta mancanza di prove circa le accuse (tutte generali e generiche), tanto che a distanza di oltre due mesi dalla data del suo arresto si è richiesto un rinnovo della carcerazione per raccogliere le prove. Questa è un'assurdità e barbarie giuridica e va denunciata. Un'altra cosa che la signora Markovic vuole che sia chiara e netta per tutti, è che la posizione dell'ex-Presidente della Jugoslavia è di accettazione del confronto e delle leggi e della magistratura del suo paese a cui, scegliendo di farsi arrestare, intende rispondere e difendersi, anche perché sicuro di non aver nulla di cui vergognarsi, a parte responsabilità ed errori politici, che non si affrontano comunque in un Tribunale. (Allegato 1) Mentre rifiuta in modo categorico e totale il Tribunale Penale Internazionale dell'Aja, che non riconosce e a cui non intende rispondere in quanto Tribunale illegittimo e politico, espressione di una parte che ha aggredito e bombardato la Jugoslavia ed il suo popolo. Mi è stato raccontato che, quando la Del Ponte è stata a Belgrado non solo Milosevic ha rifiutato l'incontro, ma ha rifiutato anche di firmare la ricezione del mandato, definendolo "immondizia" e che gli è stato attaccato alle sbarre della cella, in quanto egli si rifiuta di ritirarlo.
Le uniche richieste che vengono fatte riguardano i diritti di un qualsiasi cittadino jugoslavo e sono contemplati nella Costituzione jugoslava:
1) diritto alle cure e garanzie di esse;
2) difesa a piede libero;
3) rifiuto del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja, perché illegale e politico.
Occorre ribadire che a tutt'oggi (metà giugno) non è stata ancora fornita una singola prova di accusa (Allegato 2), nonostante la citazione di decine di testimoni dell'accusa (… e decine indicati dalla difesa), che, spesso, per ottenere la libertà, affermano la colpevolezza di Milosevic, ma non sanno indicare fatti concreti. Oltre al fatto che in due mesi di carcere egli è stato interrogato solo due volte e di dodici testimoni indicati ne sono stati ascoltati solo cinque.
Riguardo al Tribunale Penale Internazionale dell'Aja, i segnali politici fanno pensare, che ormai la scelta è avvenuta, soprattutto dopo il ritorno di Kostunica da Washington (vedere sua dichiarazione alla Reuters) e la notizia che la bozza di legge al Parlamento, per permettere l'estradizione di cittadini jugoslavi all'estero, è stata definita e sarà a breve messa ai voti.
Accorato e forte l'invito della Markovic ad intensificare in Italia una campagna di pressioni, lettere, sollecitazioni di personalità, giuristi, avvocati, politici, intellettuali verso il governo serbo ed il Ministero della Giustizia. (Allegato 3 CIDSM e Notizie Yugoslavia). Un altro aspetto Mira Markovic ha sottolineato con forza e fierezza ed è quello della profonda forza morale dell'ex-Presidente, che è andato in carcere cosciente e sereno di affrontare questo passo (cosciente del rischio che potrebbe essere la fine della sua esistenza), per rispetto e dovere verso quei socialisti, lavoratori, parte del suo popolo, che fino all'ultimo lo hanno sostenuto e appoggiato (e tutt'oggi ogni settimana a migliaia nelle città scendono in piazza per la sua liberazione…).
E fino a che la salute lo ha sorretto, era lui a dare coraggio alle persone che lo incontravano in carcere, sereno e fiducioso di aver sempre fatto il suo dovere e rispettato il proprio paese e il proprio popolo. Anche questo va detto, perché dà il senso di tutte le accuse e ingiurie nei suoi confronti. Al mio rilevare come in occidente sia stato molto ricamato l'aspetto e l'accusa di corruzione verso la figura dell'ex-Presidente e del suo governo, Mira Markovic mi ha risposto molto semplicemente, che ovunque vi è il potere, intorno si crea interesse di criminali, che cercano di inserirsi, perché lì è possibile utilizzare e approfittarne a proprio uso; il resto è criminalità di basso livello, prodotta da miseria o disperazione. Lei non può negare o assolutizzare nulla, ma una cosa è indiscutibile: S.Milosevic non è un criminale o un corrotto.
Nell'ultima parte dell'incontro avevo citato alcuni suoi articoli, scritti negli anni '93 e '94 per la rivista "Duga", dove ella aveva prefigurato eventi ed avvenimenti anche tragici per i popoli jugoslavi, che purtroppo sono poi accaduti, fino a toccarla direttamente con gli eventi del 31 marzo. Al di là della sua piacevole sorpresa nello scoprire che avevo letto i suoi libri (il che ha disegnato sul suo viso segnato un debole ma profondo sorriso), che ha anche creato un clima più sereno e disteso della conversazione, mi ha rinnovato la drammatica previsione, che secondo lei non era profezia, ma che chiunque avesse voluto leggere dentro gli avvenimenti avrebbe potuto ipotizzare, la tragedia è stata che gli uomini e donne, le forze che non volevano tutto questo, non sono stati capaci o abbastanza forti da impedirli o fermarli. Ma su questo molto bisognerebbe dire ed ora nel paese la battaglia, per non essere riposti all'indietro della storia, passa attraverso la difesa di S.Milosevic, inteso come simbolo e rappresentante di un popolo che si è opposto e ha resistito contro la colonizzazione e la svendita di sé stesso.
Nel rinnovarmi l'invito a continuare e rafforzare in Italia la campagna di sostegno e solidarietà all'ex-Presidente e che all'indomani mattina avrebbe riportato i contenuti della nostra conversazione, ha ringraziato, pregandomi di comunicarlo a tutti coloro che nel nostro paese fanno o hanno fatto qualcosa per la Jugoslavia e per il suo ex-Presidente S.Milosevic. Congedandomi, in un clima ormai commosso e toccante, ho chiesto di portare a S:Milosevic il saluto di migliaia di lavoratori, antimperialisti, antifascisti e sinceri militanti per la pace, che in questi anni di aggressione alla Jugoslavia hanno cercato di esprimere solidarietà e amicizia.
E con profondo rispetto e considerazione anche il mio, con spirito di Unità e Fratellanza, che dovrebbero essere i principi di convivenza tra i popoli.
Comunicandogli che il giorno prima, mentre ero tra i lavoratori e lavoratrici della Zastava, sapendo che sarei andato a Belgrado, mi era stato chiesto di portare i saluti da essi a Slobo (come è ancora chiamato), pregandomi di fargli sapere che è ancora nel cuore di molti di loro.
Mira Markovic mi ha ringraziato per i saluti dall'Italia, che avrebbero sicuramente fatto piacere a Milosevic, ma che forse i secondi, quelli provenienti dalla Zastava, dal suo popolo, non solo gli avrebbero fatto piacere, ma lo avrebbero aiutato molto moralmente, perché molto importanti.
Questo è il resoconto dell'incontro/conversazione, che ritengo un onore aver potuto ottenere, in quanto, per molti motivi diversi, dal 31/3/2001 Mira Markovic non aveva più incontrato alcun giornalista, politico né jugoslavo né straniero. Ho cercato di svilupparlo intorno al filo che in quelle due ore ci ha condotto, senza preordinamenti e schemi. Spero di essere riuscito a riportare le cose più importanti e prioritarie; le sensazioni da me provate non riuscirei a trascriverle, perché saranno parte di me d'ora in avanti nel continuare il modesto, ma radicato impegno per questo popolo. Di lei resta la conferma di ciò che era solo intuito perché "letto": una donna, una compagna di profonda cultura, intensa sensibilità, estrema semplicità, tanta e tanta amarezza e stanchezza, e questo la rende quello che è: una donna, una compagna non solo di ideali, ma anche di vita del Suo Slobodan Milosevic, per la cui battaglia dal 31 marzo sta dando tutta sé stessa, senza limiti e senza remore. E allora l'ho immaginata nella fila del carcere con le mogli e le sorelle dei banditi dell'UCK, dei criminali, dei mafiosi, sicuramente forte, dignitosa e coraggiosa, ogni giorno, tutti i giorni dal 31 marzo.
Ma per coloro che di lei sanno solo ciò che è stato scritto dai giornalisti NATO chiudo con due stralci di vecchie interviste:"…sono nata il 10 luglio 1942 tra i partigiani e questo fatto ha influenzato fortemente la formazione della mia personalità. Quando dico i partigiani, intendo letteralmente tra i partigiani, nel bosco. Nel certificato di nascita è indicato un villaggio vicino. Ma il mio vero luogo di nascita è l'unità partigiana nella quale si trovavano i miei genitori……Io sono compagna dei miei compagni. Per gli altri c'è un nome e un cognome. Per quanto riguarda i "signori" la maggioranza di loro appartiene agli ex-compagni. Ora è chiaro che non sono mai stati neppure "compagni" … ma per essere signori dovrebbero sapere almeno una lingua straniera, frequentare regolarmente il dentista, avere scarpe pulite e dovrebbero aver letto almeno "Guerra e pace". Dovrebbero avere la capacità di ascoltare l'interlocutore e nel caso dissentissero da lui non dovrebbero esprimere immediatamente sospetti sul suo equilibrio, sulle sue capacità e sulle sue caratteristiche morali…".
O come aveva scritto una volta e in questi giorni è terribilmente vero nella sua vita:"…in un altro tempo, in un altro posto, con altra gente, si starà molto meglio. Perché noi attualmente siamo infelicemente innamorati della nostra vita…".
Una delle ultime interviste rilasciate da di Mira Markovic
“…Se i serbi e gli albanesi del Kosovo, decidessero della propria vita senza interessi stranieri coloniali, la loro vita sarebbe ancora insieme. Come la vita degli ex jugoslavi sarebbe ancora in comune. La formazione di un Kosovo “stato” e l’abolizione della Jugoslavia sono il risultato delle politiche neo coloniali e imperialistiche, che, dalla distruzione dei paesi indipendenti e dai conflitti tra le nazioni costruisce il suo dominio sul mondo e pone sotto il suo controllo interi paesi….Questo è il concetto di quella parte del mondo che si dichiarava una comunità internazionale…. Questo "stato" del Kosovo è stato fatto durante la notte e fuori dal Kosovo. Se fosse stato realizzato durante il giorno e fosse stato realizzato dai migliori rappresentanti del popolo albanese, non sarebbe stato fondato sulla violenza. Se gli interessi degli albanesi del Kosovo fossero rappresentati dalle persone migliori, istruite ed emancipate, avrebbero potuto realizzare questi interessi senza bisogno di un altro Stato albanese, trovando soluzioni insieme a coloro che in precedenza avevano vissuto insieme. Ma dal momento che questo "stato" è stato creato al di fuori del Kosovo, da non albanesi, hanno usato dei corrispondenti albanesi mercenari per tale scopo in Kosovo. I migliori non erano a loro disposizione…
I creatori di questo paese “guidato" dagli Stati Uniti, alla fine ci dicono che non possiamo più sederci su due sedie ...Un piccolo paese come il nostro ormai, deve sforzarsi di avere buone relazioni con tutti nel mondo, specialmente quelle relazioni che possono giovare alla sua sovranità e prosperità economica, sociale e culturale. Naturalmente, deve anche sforzarsi di proteggere se stesso e il suo popolo da quelli che metterebbero in pericolo i suoi vitali interessi nazionali. La sua dirigenza politica dovrebbe sostenere la parte del mondo attuale la cui politica contribuisce all'emancipazione universale, all'uguaglianza tra le persone e alla libertà dell'uomo…
Alcuni sostengono che 'UE è l'unica alternativa per la Serbia. La Comunità europea è una grande idea, una possibilità possibile. Ma per realizzarla veramente, è necessario che tutti in quella comunità siano uguali e che sia nell'interesse della prosperità di tutti. Per ora, una tale comunità non è ancora possibile. Prima di tutto, c'è una gerarchia tra gli stati e, quindi, tra i popoli. Questo è il motivo per cui le decisioni più importanti che dovrebbero riguardare tutti i membri dell'UE, non vengono prese da tutti e allo stesso modo. Per ora, sono guidati da un vertice formato dalle tre più forti economie europee, dal potere impersonale del mercato europeo. L'ingresso della Serbia nell'UE ha lati positivi e negativi. Essi sono la ragione dell'atteggiamento controverso dei cittadini serbi nei suoi confronti. Sono quasi diciotto anni che le piattaforme politiche dei governi succedutisi sono basate sull’ ingresso della Serbia nell'Unione europea e hanno trovato sostegno in un gran numero di cittadini. Questi credono che l'adesione all'UE porti pace, stabilità e prosperità, che questa appartenenza proteggerebbe dalla guerra…
* Nel 1997, in occasione di un evento internazionale in Serbia lei aveva sottolineato che "una nuova e potente Cina sta nascendo sulla base della capacità di stabilire un equilibrio attivo tra passato e presente". Allora molti "democratici" derisero queste affermazioni ritenendole ridicole.
Questo equilibrio fa parte della loro piattaforma per riformare la società cinese a cui hanno dato un tempo di cento anni. E ora, è emerso che questo equilibrio, come questa riforma, ha in generale portato grandi risultati positivi sulla qualità della vita in Cina. Pensai allora, se per secoli si credeva che la Cina protegge e stesse proteggendo la Muraglia cinese, ora si sa che protegge e sta proteggendo la scienza. Per quanto riguarda lo scandalo delle mie affermazioni degli anni ’90 menzionate, non solo i "democratici" di Belgrado, ma molti altri, deridevano i miei contatti scientifici, culturali e politici con la Cina. Come, dopo tutto, anche i miei stessi contatti con la Russia. Poi la Cina e la Russia, per gran parte del nostro popolo, a causa dei politici di allora, erano realtà banalizzate nei campi scientifici, culturali e politici. Oggi questi sono indirizzi prestigiosi, quasi per tutti, e talvolta soprattutto anche per quelli che allora li deridevano. Ora che la Russia e la Cina sono in prima linea sulla scena mondiale, ora che il destino del mondo dipende in gran parte dalle loro decisioni, molti si sono rivolti ad est, politici, uomini d'affari, studiosi, artisti, atleti ...
Dopo la fine della Guerra Fredda, il mondo occidentale, che aveva vinto, ha pensato che avrebbe potuto mettere le sue mani in ogni angolo del mondo…come una passeggiata. L'egemonia imperialistica nord-occidentale credeva di avere tutti gli strumenti per colonizzare il pianeta. Ha rinnovato vecchi e nuovi conflitti locali provocati al fine di mettere in ginocchio molte piccole nazioni e paesi sottosviluppati, ma anche con la speranza di mettere in ginocchio anche i grandi paesi un giorno. Tutti. Queste “escursioni” imperialistiche si indirizzarono quindi verso grandi paesi come la Federazione Russa e la Cina…
…Per quanto riguarda il presidente Putin, la sua popolarità è un'espressione di un sostegno di massa per lo stato dignitoso creato e le politiche nazionali che sta conducendo. Sebbene il suo paese sia il più grande al mondo, una potente forza militare, una delle entità più influenti sul palcoscenico mondiale, la politica che rappresenta non è imperiale. Al contrario questa politica si oppone all'imperialismo e al colonialismo.
* Per Milosevic ha detto che si è opposto a questo imperialismo. Quali sono state le sue principali realizzazioni?
Tutti menzionano gli accordi di Dayton e la risoluzione 1244. Ma l'essenza della politica che sosteneva Milosevic e conduceva era la lotta alla reazione ed al colonialismo. Slobodan è stato il creatore ed il leader della resistenza alla nuova egemonia imperialistica. Era riuscito a preservare l'indipendenza del paese, di cui è stato presidente ed era riuscito, in un paese sottoposto a sanzioni, a garantire condizioni di vita addirittura migliori rispetto ai paesi vicini che le sanzioni non le hanno mai avute, e avevano il sostegno politico di chi le aveva imposte a noi. Uno dei più grandi successi contro l’esecuzione del Tribunale dell'Aia contro Slobodan Milosevic, è stata la sua eroica lotta di cinque anni per la giustizia e la verità sulla Serbia e il popolo serbo…
* Con tutto quello che è successo nel corso degli ultimi decenni, molti di coloro che sono stati i distruttori di Milosevic, ancora non vanno alla tomba per chiedere scusa ...
Non mi interessano questi… anche se si scusassero. Essi dovrebbero chiedere scusa a tutti coloro che hanno sostenuto Slobodan e che in tutti questi anni, a causa della loro lealtà e sostegno sono stati insultati, minacciati, derisi. Chiamati nazionalisti, banda rossa, orda bolscevica, Anticristo, guerrafondai, cetnici, .. . Non potrebbero essere tutto questo allo stesso tempo, nessuno di loro lo è. Milosevic disse quello che stava succedendo, in modo che, in relazione agli eventi, si capisse che egli stava guidando una politica di stato. Ma la cosiddetta opposizione con i suoi media falsava tutto, creava divisione, non bisogna dimenticare che negli anni '90, essi avevano oltre il novanta per cento dei media in Serbia, sotto il loro controllo. Ma vi erano anche gli altri, gli attuali saggi osservatori, alcuni di loro erano spesso seduti nel suo ufficio o venivano a casa tutti i giorni. Essi oggi cercano di attribuirgli qualche altro peccato…questi pensatori volubili sono giunti alla conclusione che potrebbero essergli attribuito anche il peccato, di essere stato sconfitto dai suoi possenti avversari per la mancanza di una politica chiara…”. da Novosti 30 aprile 2018
Il Comitato Internazionale Slobodan Miloševi? piange la morte della Dr. Mira Markovi? (10 luglio 1942 - 14 aprile 2019)
Noi, membri dell'ICSM, commemoriamo la vita e il lavoro della compagna Dr. Markovi?, che ha lavorato tutta la sua vita per una Jugoslavia socialista. Come patriota, ha combattuto insieme a suo marito, il presidente Slobodan Miloševi?, contro le guerre istigate dalla NATO che hanno squartato la Jugoslavia, contro l'aggressione finale della NATO nel 1999 e contro il governo fantoccio occidentale insediato a Belgrado dopo il colpo di stato del 2000 .
La Dr. Markovic era nata a Požarevac, in Jugoslavia, durante l'occupazione fascista tedesca. Era la figlia di una famiglia comunista. Sua madre, Vera Mileti?, fu arrestata dalla Gestapo e uccisa poco dopo la sua nascita. Suo padre, Momcilo Markovi?, che ha combattuto nell'Esercito popolare di Liberazione, fu un alto funzionario serbo della Lega dei comunisti della Jugoslavia dopo la liberazione del paese dal fascismo.
Dopo aver studiato sociologia all'Università di Belgrado ed è stata un'attivista nel movimento studentesco comunista. Ha conseguito il dottorato ed è stata nominata alla carica di professore. È stata anche membro dell'Accademia Russa delle Scienze Sociali, professore onorario presso l'Università statale di Mosca e ha pubblicato numerosi libri.
Nel 1965 sposò il suo grande amore, Slobodan Miloševi? con il quale ebbe due figli Marija e Marko, che amarono profondamente.
Quando la Lega dei Comunisti fu trasformata nel Partito Socialista Serbo guidato da Slobodan Milosevic, Mira Markovi? partecipò alla fondazione del partito della Sinistra Jugoslava e ne fu la personalità principale fino al colpo di stato dell'ottobre 2000 provocato dalla NATO, Geore Soros e altri esponenti "umanitari" dei paesi della NATO.
Nel 2001, il regime fantoccio occidentale installato a Belgrado ha ordinato il rapimento illegale di Slobodan Miloševi? all'Aia, dove fu messo nell'ex carcere della Gestapo per i prigionieri politici. Hanno poi iniziato la persecuzione della Markovic, presentando accuse inventate e emettendo un mandato internazionale per il suo arresto nel 2003. Con la sua vita e la sua sicurezza a rischio, fu costretta a fuggire in Russia e vivere in esilio. Di conseguenza, Mira non poteva più visitare il suo amato marito in prigione mentre era costretto a sopportare il processo NATOshow all'ICTY.
La crudeltà dei paesi della NATO e dell'UE e dei loro fattorini a pagamento in Serbia, verso di lei, è stata dimostrata quando le hanno impedito di partecipare ai funerali del presidente Miloševi? nel 2006 dopo essere stato assassinato a L'Aia; una crudeltà più spaccatura dal momento che l'amore tra lei e suo marito era senza limiti. Non perdoneremo mai o dimenticheremo questa crudeltà.
Siamo profondamente in debito con il governo della Federazione Russa per aver protetto il dottor Markovi? e suo figlio Marko dalle persecuzioni politiche dei "Democratici occidentali" e per aver concesso asilo politico. La loro vita in esilio a Mosca è stata resa sopportabile con l'aiuto del governo russo e il sostegno di amici e familiari. Durante il suo calvario di essere separata dal suo paese e dal marito, continuò a scrivere ed esprimere le sue opinioni per mantenere viva la fiamma del socialismo e del progresso e per mantenere viva la fiamma del patriottismo per il popolo serbo.
Il mondo rimasto piange la perdita di una compagna. La Serbia piange la perdita di un patriota. Tutti noi piangiamo la perdita di una grande donna, moglie, madre e un'amica.
A nome del Comitato internazionale Slobodan Miloševi?: Klaus Hartmann, Ramsey Clark, SergejBaburin (Co-presidenti), Vladimir Kršljanin, Cathrin Schütz (segretari), Christopher Black, Tiphaine Dickson (comitato legale) -
Traduzione di Enrico Vigna
ADDIO Mira Markovic Milosevic, ora sei definitivamente ed eternamente accanto al tuo Slobodan. Nulla e nessun potrà più separarvi.
Che la terra vi sia lieve.
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