Pechino si conferma polo d'attrazione per i big del business globale con oltre 80 amministratori delegati - tra cui Siemens, Apple, Samsung e Pfizer - accorsi alla capitale cinese per il China Development Forum 2025. L'evento, organizzato dal Development Research Center del Consiglio di Stato cinese il 23-24 marzo, ha offerto ancora una volta una piattaforma privilegiata per il dialogo tra governo, multinazionali e mondo accademico.
Il Premier Li Qiang ha aperto i lavori con un messaggio chiaro: "La Cina continuerà ad accogliere a braccia aperte le imprese straniere, amplieremo l'accesso al mercato e affronteremo sistematicamente le preoccupazioni degli investitori". Una dichiarazione che fa eco agli ultimi dati: solo nel 2024 sono nate 60.000 nuove società a capitale estero, con un +9,9% su base annua, mentre il ritorno sugli investimenti esteri si mantiene stabile al 9%, tra i più alti al mondo.
Sul palco degli annunci spicca l'accordo da 2,5 miliardi di dollari di AstraZeneca, il più consistente investimento straniero nel settore biofarmaceutico degli ultimi anni. La multinazionale britannica costruirà a Pechino il suo sesto centro R&D globale, dotato di laboratori all'avanguardia in intelligenza artificiale applicata alla ricerca farmacologica. "Questa decisione riflette la nostra fiducia nell'ecosistema cinese dell'innovazione", ha spiegato l'AD Pascal Soriot, sottolineando come il polo seguirà quello già operativo a Shanghai.
Nel settore automotive, BMW rivela di aver superato per la prima volta nel 2024 le 100.000 auto elettriche vendute in Cina, che diventa così il suo principale mercato per la mobilità verde. "Intensificheremo gli investimenti nella localizzazione di produzione e R&D", ha assicurato l'AD Oliver Zipse nel colloquio con il ministro Wang Wentao, prendendo però le distanze dai dazi Ue: "Nelle guerre commerciali non ci sono vincitori". Zipse ha poi manifestato particolare interesse per il progetto "AI Plus" del governo cinese, rivelando che BMW sta già testando l'integrazione di AI generativa nei propri veicoli grazie a partnership con tech company locali.
Thyssenkrupp, colosso tedesco dell'industria pesante, rimarca invece il valore strategico della supply chain cinese. "Qui troviamo non solo un mercato enorme, ma la catena di approvvvvigionamento più completa al mondo e una logistica senza pari", osserva l'AD Miguel López, annunciando piani per rafforzare ulteriormente la rete di fornitori locali. Una visione condivisa da Temasek Holdings, il fondo sovrano di Singapore, il cui presidente Lim Boon Heng definisce la Cina "una delle nostre priorità d'investimento, con prospettive di lungo periodo che continuano a ispirare fiducia".
Persino in settori maturi come quello ascensoristico, la Cina offre ancora margini di crescita. Judy Marks, numero uno di Otis Worldwide, ricorda come il Paese sia evoluto da semplice base produttiva a hub globale della ricerca: "Dopo aver beneficiato per decenni dell'urbanizzazione, oggi sviluppiamo qui tecnologie che esportiamo in tutto il mondo".
A chiudere il cerchio, l'economista Jeffrey Sachs della Columbia University: "La maggior parte dei Paesi non vuole disaccoppiarsi dalla Cina, ma al contrario approfondire le relazioni economiche". Un monito che risuona mentre Pechino rilancia il suo ruolo di piattaforma indispensabile per l'innovazione e la produzione globale, nonostante le tensioni geopolitiche. Con politiche mirate, infrastrutture competitive e un mercato consumer ancora vorace, la Cina dimostra di saper ancora sedurre i colossi del capitalismo mondiale.
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