Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina

di Paolo Arigotti

Palestina. L’attenzione dei media, specie a partire dallo scorso 7 ottobre, è stata catalizzata dalla situazione nella striscia di Gaza, dove oramai si parla di più di 40mila vittime, per lo più donne e bambini. E non è tutto, perché un articolo uscito su una delle più note e blasonate riviste medico-scientifiche[1] paventava che questi numeri, ritenuti per lo più attendibili[2], non tenessero conto di quelli che un cinico gergo burocratico definisce “effetti indiretti o danni collaterali” – come la carenza di cibo e acqua, le condizioni igienico sanitarie e le cure quasi inesistenti, e via dicendo - in grado di appesantire un bilancio tragico e inaccettabile. In base a questa rilevazione, il numero delle vittime potrebbe sfiorare le 186mila, vale a dire tra il 7 e il 9 per cento della popolazione di Gaza.

Il rapporto presentato lo scorso marzo da Francesca Albanese, relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, e significativamente intitolato “Anatomia di un genocidio”, parlava apertamente di una logica genocida, a sua volta parte integrante di un progetto coloniale più ampio, che investe anche la Cisgiordania (della quale il rapporto non si occupa direttamente). Difatti, l’ecatombe di Gaza, consumata in nome di una presunta lotta al terrorismo e/o di un non meglio precisato diritto alla difesa, non esaurisce crimini e uccisioni che si consumano a danno dei palestinesi, e ben prima del 7 ottobre del 2023.

Nonostante le violenze e le azioni di forza si siano concentrate prevalentemente in questo teatro, non sono mai venute meno quelle in Cisgiordania, in parte e formalmente - in realtà, con innumerevoli vincoli e limitazioni - sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese. Ricordiamo che l’ANP non ha nulla a che vedere con Hamas, al contrario le due anime del popolo palestinese si sono spesso combattute, per quanto ultimamente ci sia stato l’impegno cinese per mediare tra le parti, specie nella prospettiva di una Gaza[3] postbellica.

Giusto per rendere l’idea, a marzo del 2024 la Reuters[4] riprendeva la notizia dell’irruzione notturna compiuta dalle forze armate di Tel Aviv a Ramallah, capoluogo della Palestina occupata, dove si trova la sede ufficiale dell’ANP guidata dal presidente Mahmud Abbas, meglio noto come Abu Mazen. Come ricordava Limes già ad ottobre 2003[5], in “Cisgiordania – Giudea e Samaria nella versione ebraico-israeliana – un ruolo speciale è svolto dai coloni che stanno ancora oggi espandendo e fortificando i loro insediamenti.” E sono proprio queste operazioni che, lungi dall’essersi arrestate dopo il 7 ottobre, stanno ricevendo nuovi impulsi, sostenute anche da alcune delle forze politiche che sostengono il governo di Benjamin Netanyahu, che costituiscono il braccio politico e gli alfieri degli interessi di queste componenti della società israeliana. Tra gli altri, a fomentare le violenze di coloro che Haaretz chiama gli “ebrei senza legge”[6], sono proprio alcuni membri del governo, come Itmar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, rispettivamente ministro della Sicurezza nazionale e delle Finanze.

Si tratta di occupazione di case e territori compiute con la forza e/o ricorrendo alla cosiddetta tecnica verticale: in pratica ci si impossessa di alcune unità in condomini abitati da palestinesi, in genere quelle collocate ai piani più alti, dove i coloni si stabiliscono protetti da militari dell’IDF, innescando una convivenza tutt’altro che pacifica, fatta di tensioni crescenti. Nulla a che vedere, come ricordava giustamente per Limes Anna J Guzman[7], con lo spirito originario del Kibbutz, che nasceva con un intento di integrazione, e non di occupazione.

E forti del sostegno politico e militare (e di vere e proprie milizie private), i coloni si sono fatti nel tempo sempre più aggressivi e violenti, espandendo a macchia di leopardo gli insediamenti[8], con l’obiettivo – neanche tanto segreto[9] – di occupare illegalmente[10] e integralmente i territori palestinesi, illegalità sempre ignorate dal governo e dal popolo israeliano, per lo meno da quella parte che condivide questa linea politica[11].

A marzo del 2024 il Comitato superiore di pianificazione dell’amministrazione civile, l’organismo governativo che sovrintende alla colonizzazione della Cisgiordania, ha approvato i progetti per la costruzione di 3.400 nuove abitazioni, dopo che nell’ultimo anno è stata autorizzata nei territori occupati la costruzione di oltre 18mila case[12] [13]. Una politica esecrata anche dalla Corte internazionale di giustizia dell’ONU, che richiamando la risoluzione 2334 del 2016 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha emesso un parere (non vincolante) che qualifica tali condotte come contrarie al diritto internazionale[14]. Uno dei falchi del governo israeliano, Bezalel Smotrich, aveva annunciato a febbraio scorso un nuovo insediamento a sud di Gerusalemme[15], dopo che il quotidiano israeliano Haaretz[16] aveva svelato l’esistenza di un vero e proprio piano per l’annessione totale della Cisgiordania, che oltretutto contrasterebbe con quanto deciso dalla Corte Suprema dello stato ebraico, che ha stabilito come il controllo sulla Cisgiordania dovesse configurarsi come “un’occupazione militare temporanea supervisionata da generali dell’esercito e non un’annessione civile permanente”[17]. Al contrario, la cosiddetta area C, quella fetta della West Bank (“sponda destra”) sulla quale lo stato ebraico avrebbe dovuto esercitare (sulla carta) un controllo temporaneo (militare e amministrativo), si va estendendo ogni giorno di più.

Come ricorda[18] per Limes la Guzman, riferendosi alla Palestina occupata: “l’economia locale è fortemente limitata da sanzioni e controlli esterni. Essa sarebbe basata sull’agricoltura, ma è danneggiata dai continui espropri operati dalle Forze di difesa israeliane. Queste pratiche sono all’ordine del giorno, così come gli abusi di potere, che ormai fanno parte della storia collettiva della Cisgiordania.”

In un clima del genere, l’ANP risulta sempre più screditata agli occhi di buona parte dell’opinione pubblica palestinese, che la considera del tutto subordinata alle autorità israeliane, senza che nel West Bank si sia formata un nuovo riferimento politico (Hamas non ha finora mai avuto grande seguito in Cisgiordania), il che finisce per tradursi in un ulteriore indebolimento della posizione dei palestinesi.

Quanto alla tanto propagandata soluzione dei due stati, o dell’unico stato multiconfessionale, non occorre spendere molte parole per comprendere come entrambe le opzioni si rivelino oggi del tutto irrealistiche, e che difficilmente (anche se per ragioni opposte) potrebbero mai essere accettate dall’una o dall’altra parte. Gli stessi colloqui di pace, dei quali si parla in questi giorni, non porteranno probabilmente a nulla[19], ammesso e non concesso che le clausole di un eventuale accordo venissero onorate (e sarebbe lecito dubitarne).

Detto così sembrerebbe che vogliamo parlare “solo” di occupazioni illegali e arbitrarie, ma purtroppo le più gravi violazioni dei diritti umani sono ben altre.

Per avere un’idea dei peggiori crimini perpetrati in Cisgiordania, basterebbe leggere alcuni degli articoli e reportage pubblicati da diverse testate, nazionali e internazionali, che nonostante il diverso orientamento, sono unanimi nel denunciare un clima caratterizzato da violenze e crimini di ogni genere a danno dei civili palestinesi. Assalti, distruzioni, devastazioni, saccheggi, esecuzioni sommarie sono solo alcuni di quelli consumati nelle settimane scorse, a danno di persone, animali e cose[20]; nei giorni scorsi è stato ucciso a colpi di arma da fuoco Rashid Sedda, un ventiduenne palestinese, mentre nuovi attacchi, da parte dei coloni, hanno colpito il villaggio di Jit[21].

Nonostante Joe Biden[22] abbia parlato di intesa vicina tra israeliani e palestinesi, prontamente smentito da Hamas, le ultime violenze sono state tanto efferate che perfino la Casa Bianca e le massime autorità politiche israeliane[23] le hanno condannate, promettendo indagini e punizioni a carico dei responsabili[24]. Tuttavia, la tragica storia di questa sfortunata parte di mondo dovrebbe averci insegnato che più delle parole contano i fatti, e invece che interrogarsi (solo e soltanto) sulle responsabilità di coloro che commettono certi crimini, sarebbero da ricercare anche le responsabilità politiche (e non) di coloro che con una serie di atti e dichiarazioni hanno fomentato un clima di odio e violenza sempre più acceso e incontrollabile. Secondo Infopal[25], negli ultimi mesi in Cisgiordania “la Commissione per la resistenza al Muro e alle colonie ha riferito che le forze di occupazione israeliane (IOF) e i coloni hanno appiccato 273 incendi in terre e proprietà palestinesi dall’inizio della guerra genocida israeliana su Gaza”. Violenze che sono la regola, non l’eccezione, come riconosce lo stesso quotidiano Haaretz[26], in un clima di sostanziale impunità per gli autori.

Di sicuro, il governo israeliano non ha nessuna intenzione di arrestare la spirale. Non solo la direzione politica dello stato ebraico promuove e favorisce nuovi insediamenti[27], ma come già scriveva a novembre 2002 Le Monde Diplomatique, parlando della barriera protettiva che delimita i confini della Cisgiordania post-1967, voluta dall’allora premier Ariel Sharon: “una volta completato il muro, dal nord della Cisgiordania a Gerusalemme, lo Stato ebraico si sarà annesso il 7% della West Bank, tra cui 39 colonie israeliane e circa 290.000 palestinesi, 70.000 dei quali non hanno ufficialmente diritto di residenza in Israele e non potranno pertanto viaggiare e beneficiare dei servizi sociali israeliani. Questi 70.000 palestinesi vivono in una situazione di estrema vulnerabilità e probabilmente saranno costretti a emigrare. Se il muro verso sud si spingerà fino a Hebron, si ritiene che Israele si sarà annessa un altro 3% della Cisgiordania”[28]. Un qualcosa che la dice lunga sulle mire espansionistiche tracciate ancor prima dell’insediamento dell’attuale governo.

A giugno scorso, le Nazioni Unite – per bocca dell'Alto Commissario per i diritti umani, Volker Turk – contava in oltre 500 i palestinesi uccisi da IDF e/o dai coloni a far data dall’ottobre 2023 (Al Jazeera parla di 630 vittime[29]), denunziando un crescendo di violazioni dei diritti umani e l’aumento esponenziale delle “uccisioni mirate apparentemente pianificate"[30]; perfino un cittadino statunitense, a inizio agosto, è stato ferito da alcuni colpi di arma da fuoco sparati dagli israeliani mentre partecipava alle manifestazioni di protesta in solidarietà coi palestinesi a Beita, un villaggio vicino alla città di Nablus, nella Cisgiordania occupata.

In ultima analisi, ce ne sarebbe quanto basta per concludere che le intenzioni dell’attuale dirigenza politica dello stato ebraico è quella di annettersi tutto il West Bank, bloccando definitivamente la nascita dello stato palestinese[31], non curandosi minimamente delle risoluzioni dell’ONU e degli accordi di Oslo del 1993, che oramai sono solo pezzi di carta.

Vorremmo chiudere la nostra analisi con lo storico israeliano Ilan Pappè[32], assai critico verso la direzione politica del suo paese, tanto da essersi visto costretto ad abbandonare Israele. Sono parole dette in occasione di un convegno recentemente tenutosi a Genova: “La storia insegna che la decolonizzazione non è un processo semplice per il colonizzatore. Perde i suoi privilegi, deve ridare indietro le terre occupate, rinunciare all’idea di uno Stato-nazione monoetnico. I pacifisti israeliani pensano di svegliarsi un giorno in un paese eguale e democratico. Non sarà così semplice, i processi di decolonizzazione sono dolorosi: la pace inizia quando il colonizzatore accetta di stravolgere le proprie istituzioni, la costituzione, le leggi, la distribuzione delle risorse. Il giorno in cui finirà la colonizzazione della Palestina, alcuni israeliani preferiranno andarsene, altri resteranno in un territorio libero in cui non sono più i carcerieri di nessuno. Prima gli israeliani lo capiranno e meno questo processo sarà sanguinoso. In ogni caso la storia è sempre dalla parte degli oppressi, ogni colonialismo è destinato è finire”.

In effetti, un modo per porre fine a crimini e violenze ci sarebbe, basterebbe applicare sanzioni economiche contro lo stato d’Israele e imporre l’embargo delle armi. Ma si tratta di una mera illusione, perché fin quando permarrà il sostegno americano (e, di riflesso, quello occidentale), a maggior ragione in vista dell’appuntamento elettorale di novembre, fortemente influenzato dagli interessi geopolitici in Medio Oriente e dalla potente Israel lobby[33], misure del genere non verranno mai prese.

Il resto è fatto da dichiarazioni di circostanza e/o propositi di pace destinati a restare solo sulla carta. Non a caso, le ultime notizie[34] (alla faccia del presidente americano) parlano di un fallimento dei colloqui di pace.

FONTI

unipd-centrodirittiumani.it/public/docs/a-hrc-55-73-auv.pdf

unipd-centrodirittiumani.it/en/news/United-Nations-Anatomy-of-a-genocide-Report-of-the-Special-Rapporteur-on-the-situation-of-human-rights-in-the-Palestinian-territories-occupied-since-1967-Francesca-Albanese-2024/6900

www.ohchr.org/en/special-procedures/sr-palestine

it.insideover.com/schede/guerra/che-cosa-si-intende-per-territori-occupati.html

www.lantidiplomatico.it/dettnews-gaza_e_cisgiordania_tra_massacri_e_doppi_standard/49440_54830/

www.paperfirst.it/libri/ucraina-palestina-il-terrorismo-di-stato-nelle-relazioni-internazionali/

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[1] www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)01169-3/fulltext#%20

[2] Al momento della pubblicazione i morti erano poco più di 37mila.

[3] Governata da Hamas dal 2007.

[4] www.reuters.com/world/middle-east/israel-carries-out-biggest-ramallah-raid-years-witnesses-say-2024-03-04/

[5] www.limesonline.com/rivista/la-marcia-dei-coloni-e-la-sfilata-di-ramallah-14647578/

[6] archive.is/QXqsx#selection-3417.0-3457.106

[7] www.limesonline.com/rivista/la-marcia-dei-coloni-e-la-sfilata-di-ramallah-14647578/

[8] www.limesonline.com/carte/carta-inedita-della-settimana/l-avanzata-dei-coloni-israele-cisgiordania-palestina-16116720/

[9] www.rainews.it/articoli/2023/09/accordo-arabia-saudita-israele-il-nuovo-medio-oriente-di-benjamin-netanyahu--pace-e-prosperita-nel-solco-degli-accordi-di-abramo-a271d5ba-6a68-462c-a1ee-e463d3aa7e83.html

[10] Come hanno stabiliti numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, come la numero 2334 del 2016.

[11] www.lindipendente.online/2024/02/01/standing-together-lorganizzazione-che-unisce-arabi-ed-ebrei-contro-loccupazione-israeliana/

[12] www.ilpost.it/2024/03/06/approvazione-colonie-cisgiordania-israele/

[13] www.haaretz.com/israel-news/2024-07-04/ty-article/.premium/israel-approves-nearly-5-300-west-bank-homes-ngo-calls-out-largest-land-grab-in-decades/00000190-7f66-da1d-a19a-ff7e671e0000

[14] apnews.com/article/icj-court-israel-palestinians-settlements-2d5178500c0410341b252335859f2316?taid=669a706ff2c9100001699511&utm_campaign=TrueAnthem&utm_medium=AP&utm_source=Twitter

[15] www.lindipendente.online/2024/08/16/cisgiordania-decine-di-coloni-assaltano-un-villaggio-almeno-un-palestinese-ucciso/

[16] www.haaretz.com/israel-news/2024-07-04/ty-article/.premium/israel-approves-nearly-5-300-west-bank-homes-ngo-calls-out-largest-land-grab-in-decades/00000190-7f66-da1d-a19a-ff7e671e0000

[17] it.insideover.com/guerra/dal-furto-di-terre-al-piano-smotrich-cosi-netanhyahu-punta-ad-annettere-la-cisgiordania.html

[18] www.limesonline.com/rivista/la-marcia-dei-coloni-e-la-sfilata-di-ramallah-14647578/

[19] www.rainews.it/maratona/2024/08/blinken-e-in-israele-oggi-vedra-netanyahu-332c3246-33f7-4964-ac09-25ec11e783ab.html

[20] www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/08/19/cisgiordania-i-nuovi-pogrom-e-limpunita-firmata-bibi-c/7661955/

[21] www.ilgiornale.it/news/politica/negoziati-pressing-su-hamas-raid-dei-coloni-cisgiordania-2359250.html

[22] tg24.sky.it/mondo/2024/08/17/guerra-iran-israele-palestina-17-agosto-diretta/amp?lbp=2

[23] x.com/netanyahu/status/1824176296059953333; x.com/Isaac_Herzog/status/1824168419127710036

[24] www.avvenire.it/mondo/pagine/coloni-attaccano

[25] www.infopal.it/dal-7-ottobre-273-incendi-provocati-dalle-iof-e-dai-coloni-in-cisgiordania/

[26] archive.is/LMush#selection-531.12-535.79

[27] www.jpost.com/breaking-news/article-731389

[28] www.monde-diplomatique.fr/2002/11/BRUBACHER/9625

[29] www.aljazeera.com/news/longform/2023/10/9/israel-hamas-war-in-maps-and-charts-live-tracker

[30] www.middleeasteye.net/news/israeli-forces-shoot-us-citizen-occupied-west-bank

[31] www.aljazeera.com/news/2024/8/16/end-game-what-is-israels-plan-in-the-occupied-west-bank

[32] www.michelinimauro.com/files/file/en/1701352594-2207-1.pdf

[33] La Israel lobby e la politica estera americana, di John J. Mearsheimer e Stephen Walt

[34] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2024/08/21/laccordo-tra-israele-e-hamas-e-sullorlo-del-fallimento_71be2779-7c10-438f-9fed-2ebf81e21c5d.html

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