Daniele Luttazzi - L'argomento ad baculum del ReArm Europe


di Daniele Luttazzi - Noncediche, Fatto Quotidiano 20 marzo 2025


La strada per l’inferno, si sa, è lastricata di buone intenzioni. Michele Serra sente in tv Romano Prodi che auspica l’unità europea e gli viene in mente l’idea di una manifestazione di piazza per gli Stati Uniti d’Europa: “Un soggetto sovranazionale, con un governo continentale che parli con una sola voce”, contro Trump e Putin e “la grande adunata di fascisti e sovranisti finanziata da Musk”.

L’unità europea: un obiettivo politico “piuttosto facile da comunicare, che non richiede troppi distinguo e troppe spiegazioni”, scrive dunque in una newsletter pubblicata sul Post e poi su Repubblica. Il tono è ora lirico (“sarebbe tutto nuovo, tutto inedito, tutto sorprendente”), ora satirico (“Se milioni di cittadini europei si ritrovassero nello stesso momento a manifestare in tutte le capitali dicendo a Trump e Putin ‘giù le mani dall’Europa’, voi non ci andreste? Io sì. Spero che Schlein, Pedro Sánchez, Macron, Scholz e tutti gli altri mi telefonino, nei prossimi giorni, così gli spiego per bene come devono fare. A Carlo d’Inghilterra invece non rispondo fino a che non torna nell’Ue. Si dia una mossa”).

Trump e Putin, in realtà, non stanno mettendo le mani sull’Europa, quindi quella satira accorata stava facendo propaganda. A cosa? Mi sono lambiccato sull’enigma per un mese (il testo di Serra era dell’11 febbraio), ma per fortuna, dopo la manifestazione pidina di piazza del Popolo (un toccasana per gli umori del partito, che si era sgretolato nel voto all’Europarlamento sul riarmo voluto dalla von der Leyen: la Schlein aveva indicato di astenersi, ottenendo però 11 astensioni e 10 sì; e i corvi già chiedevano un confronto, se non un congresso: ora è tutto rimandato a dopo le Regionali), su Repubblica, organo ufficioso del Pd, è arrivato Ezio Mauro con l’interpretazione autentica: “Non si può chiedere una soggettività politica all’Europa e pretendere un suo ruolo da protagonista nelle crisi che diventano guerre e poi lasciarla disarmata, proprio nel momento in cui Trump chiude l’ombrello della Nato e autorizza Putin e impadronirsi di ciò che gli serve”.

Questo si chiama argomento ad baculum: tipico della propaganda di ogni tempo, è una fallacia emotiva che cerca di convincere con la minaccia. Zelensky lo utilizza dal 2022 per estorcere armi e soldi ai boccaloni: “Se l’Ucraina cade, il passo successivo è la Moldova. Ci saranno poi i Paesi del Baltico. Sono Paesi Nato. Immaginiamo che Putin arrivi nei Paesi della Nato: voi dovrete mandare i vostri cittadini a fare questa guerra”. Ma non ci sarebbe stata nessuna guerra con l’accordo proposto da Scholz cinque giorni prima dell’invasione (t.ly/v6wEU): Zelensky non accettò perché “non si poteva credere che Putin avrebbe tenuto fede a un accordo del genere”. Inoltre, gridare al lupo al lupo indicando Putin come fa Ezio Mauro è pure una fallacia d’urgenza, di solito usata per insinuare che la gravità della situazione non permette alternative. Invece ce n’è una molto più intelligente: diplomazia e accordi commerciali. Quelle due fallacie promuovono balle.

Con una clamorosa eterogenesi dei fini: ReArm Europe ingrasserà il complesso militare-industriale Usa. Del resto, a quante cose sbagliate ci hanno fatto credere, da quando siamo al mondo?

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