Egemonia (10). Denazificazione e Memoria storica - Vito Petrocelli


di Alessandro Bianchi


Vito Petrocelli, ex presidente della Commissione Affari esteri del Senato è stato destinato in modo coatto all’oblio della storia italiana.

Non è il primo caso. Ci sono politici occidentali che sono stati puniti perché la lezione potesse arrivare chiara a tutti: il codice d’onore della fratellanza atlantica non va infranto, perché poi il padrone non perdona.

Oggi la fornitura di armi italiane all’Ucraina viene contrastata in modo ridicolo e offensivo per le nostre intelligenze anche dal suo vecchio partito, il Movimento 5 Stelle, che nel 2022 è stato il principale responsabile della delega in bianco al governo Draghi a fornire armi al regime di Kiev proprio perché era il partito più rappresentato in parlamento.

Vito Petrocelli vota no alle armi all’Ucraina il 1 marzo 2022, quando il voto del M5S poteva realmente incidere. Il suo partito vota sì, lo isola, prova ad umiliarlo e infine lo caccia. Subito dopo il padrone atlantico impone l’omertà sulla sua storia.

Non è certo il primo caso: nel 1991, il ministro della difesa francese Jean-Pierre Chévènement lasciò il governo che partecipava alla evitabilissima guerra contro l’Iraq, uno spartiacque nella storia. Oblio e vendetta. I casi sono tanti altri.

Noi de l’AntiDiplomatico non solo non dimentichiamo, ma abbiamo deciso di investire con una partecipazione diretta di Vito Petrocelli nel nostro giornale, ricambiata con una collaborazione nell’Istituto Italia-Brics di cui è presidente.

Sulla vicenda delle armi all’Ucraina, la sua presidenza, il Movimento 5 Stelle e l’oblio della politica, Petrocelli preferisce non commentare e noi rispettiamo la sua scelta. Una cosa però ce la dice: “Pensando a quei giorni io rifarei tutto, dalla A alla Z”.

Come Presidente dell’Istituto Italia-Brics, a "Egemonia" gli abbiamo chiesto un commento sulla Russia nell’anno di presidenza Brics.

“L’intervista di Tucker Carlson al Presidente russo Putin è per me il punto di partenza per comprendere cosa attenderci dall’anno russo. Al primo posto per il Cremlino c’è chiaramente l’operazione militare speciale contro l’Ucraina. Bene ha fatto il presidente russo - ribadisce Petrocelli - ad offrire all’uditorio occidentale una lunga premessa storica. L’occidente collettivo vuole cancellare la memoria storica quando non gli conviene. È su questo che basa gran parte della sua propaganda”, ha sottolineato. “Il conflitto contro i neo-nazisti ucraini non è iniziato nel 2022 ma nel 2014. Più l’occidente lo terrà nascosto e maggiori saranno le conseguenze che subirà l’Ucraina.”

Un tema per l’ex presidente della Commissione esteri del Senato è fondamentale nel discorso di Putin: la denazificazione. E su questo, un messaggio di Petrocelli agli amici russi non manca: “non cadete nei doppi standard sul nazifascismo tipici dell’occidente”. Sarebbe gravissimo, sottolinea, che in Ucraina la Russia porti avanti una missione storica contro il neonazismo e invece in altri paesi apra le porte a formazioni neofasciste o ex picchiatori nostalgici. “Il fascismo storico è stato sconfitto, anche con il sangue russo che onoriamo ogni anno. Ma ci sono tanti nostalgici non solo in Ucraina, anche qui in Italia. La Russia non può combatterli in Ucraina e aprire le porte a chi a Roma non ha rinnegato il suo passato apertamente fascista”.

La Russia non deve permettersi questi doppi standard. “Bene ha fatto Medvedev a sottolineare che compito della Russia è quello di essere vicina alle formazioni antisistema che lottano contro la barbarie imposta dal modello fallimentare anglosassone. Ma attenzione a non cadere nella trappola di chi qui in Italia cerca di nascondere il suo fascismo non rinnegato con qualche spruzzata di multipolarismo…”


“Il 2024 sarà secondo me un anno tra i più rivoluzionari dell’ultimo trentennio, con cambiamenti che definiranno in modo dirompente il nuovo assetto internazionale". E in questo contesto la Russia, prosegue Petrocelli, ha una grande responsabilità come presidente di turno dei Brics, il principale artefice del cambiamento e dello sviluppo del sud-est del mondo.

“Mosca ha una responsabilità enorme, dovrà indicare le priorità dell’azione dei Brics nell’anno dell’ingresso di nuovi paesi e riconfigurare il multilateralismo del gruppo soprattutto in economia, infrastrutture, risorse energetiche e rapporti con l’occidente. La presidenza russa dovrà inoltre far crescere la correlazione tra i progetti dei Brics e quelli di altri grandi progetti globali, primo fra tutti l’iniziativa cinese Belt and Road. Credo che questo sia un processo necessario e inevitabile”, conclude.


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