di Alessandro Bianchi
Incontriamo Emmanuel Todd nella sede romana di Fazi, l’editore che ha pubblicato la versione italiana del suo bestseller “La sconfitta dell’Occidente”. Storico, sociologo e antropologo francese di fama internazionale, ci colpisce per la disponibilità, umiltà e generosità con cui ci accoglie e con la quale ci permette di esaudire tutto il nostro fiume di domande e interessi. In Italia per presentare quello che è stato un caso editoriale in Francia e che è in procinto di essere tradotto in tante altre lingue, gli abbiamo esteso i nostri complimenti sinceri per il coraggio in una fase di appiattimento culturale e di chiusura ermetica delle idee nella parte di mondo che si autoproclama libero. Ma per Todd non è coraggio. Ci ricorda come suo nonno “Paul Nizan è stato un grande poeta, giornalista e scrittore che pubblicava con Gallimard. Il suo testimone di nozze era Raymond Aron ed è morto durante la seconda guerra mondiale. Mio padre Olivier era un grande giornalista del “Nouvel Observateur”. L’agire nel portare avanti qualcosa in cui credo l’ho ereditato dalla mia famiglia e non lo vedo come coraggio, ma come il giusto modo di agire”.
Noto per aver previsto per primo, con anni di anticipo, il collasso dell’Unione Sovietica e la crisi finanziaria del 2008, Emmanuel Todd è una preziosa fonte per “Egemonia” per comprendere meglio i tempi in cui viviamo.
Per la lunghezza dell’intervista abbiamo deciso di dividerla in due parti.
Nella prima, che segue, entriamo nel dettaglio delle ragioni che sottendono il suicidio delle classi dirigenti europee nella guerra per procura in Ucraina e nel come si potrebbe materializzare la sconfitta dell’Occidente.
Nella seconda affronteremo nel dettaglio il concetto di nichilismo, perno del libro di Todd; in relazione, in particolare, al ruolo dell’informazione, alla perdita dei tradizionali riferimenti politici, culturali e sociali in occidente e cercheremo, infine, di comprendere se sia all’orizzonte, nel nostro continente, la nascita di qualche formazione politico-aggregativa in grado di offrire una valida alternativa al sistema fallito, fallimentare e che è stato, come brillatemente argomentato dal Prof. Todd, sconfitto.
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L'INTERVISTA - PRIMA PARTE
“La sconfitta dell’Occidente” è uscito in Francia prima della famosa controffensiva ucraina dell’estate del 2023, che era stata annunciata dalla stampa qui come l’inevitabile inizio della vittoria di Kiev. Quella che era una sua profezia allora, oggi è una realtà che però non viene accettata e si continua in un vortice di escalation apparentemente senza fine. Questa settimana, nuovamente, Ursula Von der Leyen ha parlato al Parlamento europeo di un sostegno economico e militare a Kiev “per tutto il tempo necessario”. L’occidente accetterà mai la sconfitta?
Questa è la domanda centrale oggi. L'Europa l’accetterà oppure si troverà in una situazione in cui l'Ucraina verrà distrutta come entità statuale, con metà del territorio preso dalla Russia e l'altra metà trasformato in un regime fantoccio? L'Europa si lascerà trascinare ancora di più in questa spirale? Conosciamo già quale sarà il prossimo passo. La fornitura di missili a lungo raggio da lanciare in modo massivo sui territori russi, che equivarrebbe a una dichiarazione di guerra a Mosca. Ciò che colpisce nell'atteggiamento europeo, nelle ultime parole di Ursula von der Leyen citate ad esempio, è la totale assenza di contatto con la realtà. L’occidente ha adottato sanzioni assurde contro la Russia, che hanno permesso a Mosca di ristrutturarsi attraverso un protezionismo efficiente, sostenuto dal resto del mondo, cinesi e indiani in particolare. Sanzioni che hanno distrutto l'economia europea. Siamo governati da dirigenti che distruggono la propria economa. Dirigenti che non sono nemmeno in grado di fornire le armi di cui l'Ucraina ha bisogno, e che parlano di continuare i loro sforzi. Vogliono solo continuare nella loro irrealtà.
Vede spiragli per una pacificazione nel breve periodo?
Le discussioni su come porre la fine alla guerra da parte degli occidentali sono sconcertanti. L’ultima fantasia tirata fuori sarebbe quella di accettare che l'Ucraina perda parte del suo territorio e, in cambio, entri a far parte della NATO. Sappiamo benissimo che i russi sono entrati in guerra per impedire all'Ucraina questo scenario. E discutono di tutto questo come di un “progetto di pace”, senza consultare la Russia, senza invitare il vincitore della guerra. L'idea di un piano di pace in assenza del vincitore è irrealtà. C'è un film straordinario sulla fine del regime di Hitler che mi torna alla mente spesso in questo momento pensando alle dichiarazioni dei leader occidentali. Si chiama “La Caduta”, dove si vede il leader nazista con i suoi generali nell’intento di gestire le divisioni della Wehrmacht… che nel frattempo non esistevano più. La situazione di oggi ancora più delirante. Sarebbe come se Hitler stesse discutendo le condizioni della pace da imporre agli americani e ai russi. È completamente folle!
Come illustrato in modo molto accurato nel suo libro, la guerra in Ucraina è stata voluta dagli Stati Uniti per staccare l’Europa (in particolare la Germania) dalla Russia. La firma del Nord Stream 2 è stato il momento chiave che ha spinto gli Usa ad agire. Come è possibile che la classe dirigente europea non sia più in grado di perseguire neanche lontanamente i propri interessi e si lasci distruggere la principale infrastruttura logistica del continente senza nemmeno aprire un’indagine?
Le classi dirigenti europee non hanno una visione geopolitica. I russi hanno una visione geopolitica, gli americani anche, perfino i giapponesi, ma qui no, niente. Semplicemente non esiste. Quando si parla di classe dirigente europea, mi concentro in particolare sulla Germania. Il vero obiettivo per gli Stati Uniti nel provocare questa guerra era quello di rompere la collaborazione tra Germania e Russia, che, alla fine, avrebbe portato all'uscita degli Usa dall’Europa. Lo choc della guerra per procura in Ucraina ha paralizzato la Germania e permesso agli strateghi statunitensi di distruggere il gasdotto Nordstream, simbolo dell’intesa economica tra Germania e Russia. Ma sono convinto che quando la sconfitta dell’Occidente si sarà palesata Mosca e Berlino torneranno ad incontrarsi naturalmente. E’ fisiologico. Nel frattempo, la situazione per le classi dirigenti tedesche è molto difficile e lo dico, prima di tutto, da antropologo che studia i sistemi di cultura autoritaria, dove la situazione dei leader è psicologicamente complessa. Tutti si sentono bene finché devono obbedire, ma quando devono guidare, sorge un problema. E i tedeschi oggi hanno paura di sé stessi, dopo gli errori della Prima e Seconda guerra mondiale…. Penso che le élite tedesche abbiano paura di sé stesse. E quindi è difficile che possano essere in grado di rappresentare un contrappeso geopolitico efficace. Al massimo solo economico.
Professore quello che lascia realmente basiti nell’osservare l’atteggiamento delle classi dirigenti europee è l’assenza di una minima capacità di porre dei freni a qualunque decisione venga imposta da Washington. In un modo che non era mai stato così marcato in passato. Da che dipende secondo lei?
C'è un elemento molto importante che ho indagato molto nel dettaglio ed è il controllo finanziario da parte degli Stati Uniti delle classi dirigenziali europee. Controllo diretto. È molto interessante, è la seconda volta che ne parlo. Ne ho discusso in modo approfondito per un media francese, Elucide. Ho analizzato come le élite europee avessero investito molto denaro nel settore finanziario controllato dagli anglo-americani, rendendosi così vulnerabili all'occhio vigile di Washington. Erano controllati costantemente. Fornisco elementi di facile comprensione e che possono essere consultati da tutti. Parlo della NSA, ma ciò che più mi interessa, ciò che mi permette di affermare che l'ipotesi a cui sono arrivato sia assolutamente esatta, è che non sono mai stato criticato per quanto ho affermato. Normalmente sarei stato accusato di cospirazione, come avviene ogni volta che si affrontano questi temi. Questa volta no. Silenzio. Silenzio assoluto. Quindi penso di aver compreso dove nasce la sudditanza. È davvero una cosa dirompente e non dobbiamo parlarne!
Ragionando per deduzioni logiche, non possiamo non essere portati ad una visione pessimista della crisi bellica. Se è vero che per raggiungere la pace oggi, bisogna pacificare l'Eurasia. E se per pacificare l'Europa con la Russia (e poi con il prossimo bersaglio scelto dagli Usa: la Cina), le classi dirigenti europee dovrebbero assumere una posizione alternativa rispetto alle imposizioni degli Stati Uniti e della NATO, allora la conclusione è che senza uno scatto di sovranità, indipendenza e autodeterminazione delle classi dirigenti europee ci indirizzeremo verso una inevitabile terza guerra mondiale? E’ giusto affermare, in altri termini, che la pace nel nostro continente non sia possibile con la sopravvivenza dei due strumenti di controllo degli Stati Uniti sull’Europa: l'UE e la Nato?
No. Non è possibile. Lo penso in modo molto chiaro: la sconfitta della NATO in Ucraina rappresenterà un momento di svolta positiva e liberazione per l'Europa. Penso che gli europei siano ingenui, ma gli americani, gli inglesi, al contrario, siano eccitati dalla situazione e pieni di risentimento. In quei paesi c’è una spinta bellica, una spinta nichilista, che spiego nel libro analizzando i fattori culturali e religiosi che caratterizzano oggi il mondo anglosassone. Nell'Europa continentale invece non c'è questo impulso bellico. Prendete la Scandinavia. Come sostengo nel mio libro, l'evoluzione molto inquietante dei paesi scandinavi - Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, tutti paesi protestanti - è emblematica. Il punto nevralgico della questione è la disintegrazione del mondo protestante, il cuore evoluto dell'Occidente. La Germania è in teoria protestante per due terzi, ma il partito cattolico è stato dominante per molto tempo dopo la guerra. E naturalmente Francia, Italia e Spagna sono paesi cattolici. Se non lanciamo missili a lungo raggio contro la Russia, se non creiamo il pretesto di uno scontro termonucleare, entrando in un conflitto diretto con Mosca, è estremamente facile arrivare alla pace. Dobbiamo accettare che l'esercito russo arrivi al Dnepr, affinché Sebastopoli sia sicura. Vedremo subito come Mosca non abbia né la voglia, né la forza di andare oltre. E questo sarebbe uno shock assoluto per gli europei: si comprenderebbe immediatamente che non esiste alcuna minaccia diretta e, soprattutto, che la NATO non esiste per proteggerci. Esiste solo per controllarci. Un buon accordo diplomatico, una buona interazione diplomatica tra Germania, Italia e Francia, sarebbe sufficiente a garantire la pace, a garantire un contrappeso ai russi.
Che fase ci aspetta ora?
Stiamo entrando in un periodo in cui gli impulsi nichilisti di distruzione esistono indipendentemente dagli obiettivi razionali degli stati. Il nichilismo è il concetto chiave per comprendere la volontà degli ucraini di sottomettere i russi del Donbass. E’ il concetto chiave per comprendere le azioni dello Stato di Israele che non ha più obiettivi razionali. Quello che sta commettendo oggi non riguarda in nessuno modo la sicurezza. È guerra per la guerra. Perché gli israeliani non sanno più perché esiste lo Stato di Israele. È una nazione che non sa più cosa sia. Lo stesso si può dire per gli Stati Uniti. E’ meno grave del nazismo? Viviamo una fase meno grave della seconda guerra mondiale? Se non degenera in una guerra termonucleare, se gli europei non si lasciamo trascinare in una vera guerra con la Russia. Ma al contrario, se ci saranno ancora storici viventi nel 2030 o nel 2035, diranno, beh sì, è stata una cosa seria quanto il nazismo.
FINE PRIMA PARTE
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