Durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, il presidente russo ha incaricato ministeri e servizi di presentare proposte sulla possibilità di prepararsi a test di armi nucleari. La mossa è stata motivata dalle affermazioni del presidente USA Donald Trump, che ha parlato di riavviare test nucleari ed esortato il Pentagono a «iniziare subito». Secondo il rapporto presentato dal ministro della Difesa Andrey Belousov, gli Stati Uniti stanno modernizzando massicciamente il loro arsenale e ritirandosi da patti di stabilità strategica. Belousov ha citato nuovi sottomarini Columbia, il riattivamento di lanciamissili e lo sviluppo di un ICBM con gittata di 13.000 km, oltre a programmi come il cosiddetto «Golden Dome».
Il capo di stato maggior generale Valery Gerasimov ha osservato che preparare test nucleari richiede tempi lunghi — «da mesi a anni» — e ha detto che è in corso un’analisi delle intenzioni statunitensi. Il direttore dell’SVR Naryshkin ha riferito di contatti diplomatica per chiarire le istruzioni di Washington; anche il direttore dell’FSB ha chiesto tempo per formulare proposte. Dmitry Medvedev ha scritto che le parole di Trump costringono Mosca a valutare l’opportunità di condurre test a sua volta. Il Cremlino, per bocca di Dmitry Peskov, ha però sottolineato che al momento non si parla di preparativi concreti: si tratta di studi e valutazioni. Putin ha ribadito che la Russia ha rispettato finora il Trattato di Divieto Completo dei Test Nucleari e continuerà a farlo finché tutti gli altri paesi si astengono. Ma ha avvertito che Mosca reagirà se altri violeranno l’accordo: la linea è quindi prudente ma pronta a misure di ritorsione.
Nel frattempo, Trump ha evocato anche la possibilità — teorica — di lavorare con Russia e Cina a un piano di denuclearizzazione, affermando nel contempo la supremazia nucleare statunitense. Le dichiarazioni di Washington appaiono contraddittorie: da un lato la retorica di forza e modernizzazione, dall’altro parole sulla possibile cooperazione trilaterale. Per Mosca, la combinazione di modernizzazione americana e vaghezza sulle intenzioni ha creato un quadro di incertezza strategica. Osservatori militari sottolineano che la tecnologia e i test hanno implicazioni politiche e tecniche che richiedono procedure e tempi non immediati. In sintesi: Mosca avvia verifiche ufficiali, ribadisce il rispetto del CTBT ma si riserva contromosse se gli Stati Uniti dovessero effettivamente riprendere i test.
La tensione resta alta e la diplomazia è chiamata a fare luce sulle ambiguità di Washington prima che le parole si trasformino in decisioni operative. Per ora, è aperta una fase di monitoraggio e studio: segnali politici forti, possibili conseguenze strategiche a medio-lungo termine.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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