di Giuseppe Masala
E' di questi giorni l'uscita di un'opera di importante respiro culturale scritta dal giovane economista Gabriele Guzzi. Si tratta del libro Eurosuicidio che tenta di fare luce sull'integrazione europea, vista da un'ottica non consolatoria, non retorica, ma improntata sulla realtà dei fatti.
L'integrazione europea, la nascita della moneta unica, è stata lo snodo storico più importante del continente degli ultimi cinquanta anni e sta comportato il completo sgretolamento – quasi una dissoluzione secondo l'autore – dei paesi europei, delle loro democrazie, delle loro economie e delle loro società. Appunto, per dirla con le parole dello stesso Guzzi, si è trattato di un vero e proprio suicidio, anzi di un eurosuicidio, come viene definito in maniera emblematica e quasi riecheggiando (forse inconsciamente) Oswald Spengler.
La tesi di fondo dell'opera è che l'attuale crisi dell'Unione Europea non sia figlia di un accidente della storia, ma sia dovuta a cause strutturali – intrinseche – al progetto stesso nato sulle macerie della seconda guerra mondiale.
Non saprei come dare torto all'autore. L'Europa è solo un trattato (come autorevolmente sostiene la stessa Corte Costituzionale tedesca) dunque non ha costituzione, e conseguentemente è priva di democrazia. Ma allo stesso tempo, vorrebbe ergersi a faro mondiale delle democrazie del mondo. Qualcuno ha forse dimenticato l'accostamento dell'UE ad un “giardino fiorito” dell'allora Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell? Un vero e proprio cortocircuito logico, ma non l'unico di questo progetto. L'Unione Europea è un progetto folle che vorrebbe unire popoli che parlano ben 24 lingue ufficialmente riconosciute dall'UE, tre alfabeti, politiche sociali, industriali, economiche diverse tra loro, oltre che culture e tradizioni diverse. E per di più tutto questo, al di fuori di una costituzione che scolpisca in maniera indelebile i diritti dei cittadini di questa babele.
Secondo l'autore, l'Unione Monetaria è stato il passo definitivo che sta portando alla disgregazione e all'autoannichilimento del progetto europeo che andrebbe comunque decostruito in maniera razionale così da pensare – in futuro – a nuove forme di collaborazione tra i paesi europei. Tutto questo per evitare una implosione incontrollata e incontrollabile della quale non è possibile prevedere gli sbocchi e i danni. A parere mio, una proposta da ritenersi saggia, per quanto possa apparire radicale. Ma una proposta – come lascia intendere lo stesso autore – che ha bisogno dell'abbandono della “fede quasi religiosa” che ancora troppi hanno nel progetto europeo che si è dimostrato fallimentare.
Mi sia concesso fare un piccolo appunto a un'opera importante perchè chiarisce come questa crisi non è casuale: la cura proposta da Gabriele Guzzi è forse utopistica, troppi interessi e troppo complesso il livello di interazioni che intercorrono tra sistemi economici per poter sperare di decostruire in maniera razionale un progetto come quello europeo. Forse bisogna accettare – come direbbe Spengler – che tutto le civiltà presto o tardi muoiono e che forse il progetto europeo è stato il canto del cigno di un area geografica – la nostra – che ormai ha svolto il suo compito nella Storia. Del resto, l'Eurosuicidio, è il terzo tentativo di suicidio dell'Europa nell'ultimo secolo, venuto dopo le due guerre mondiali. Forse questo evento è quello fatale di un'area politicamente, tecnologicamente, militarmente e spiritualmente in crisi.
Gabriele Guzzi, Eurosuicidio, Fazi Editore (2025).
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