Il bello, la musica e il potere


Qual è il rapporto tra arte e potere? Che ruolo ha la bellezza?

Perché oggi le produzioni che vengono spacciate per arte sono brutte? È brutta, oggettivamente, la musica, sono brutte le opere figurative e architettoniche, è brutta la letteratura....


Perché?

Una risposta a questa problematica essenziale, di cui si parla troppo poco, prova a darcela un libro, (molto stimolante), presentato a Roma allo storico locale "di Pasolini" Al Biondo Tevere, (non a caso), giovedì 21 settembre.
Il saggio si intitola "Il bello, la musica e il potere", scritto in forma scorrevole di dialogo tra due grandi conoscitori dell'arte e della cultura, Antonello Cresti e Roberto Michelangelo Giordi. Un dialogo serrato, aperto, che riesce a condurre per mano il lettore verso un'analisi a tutto tondo del rapporto tra etica ed estetica, in un'epoca neoliberista in cui il potere non è più identificabile con un sovrano o un padrone e l'artista perde anch'esso identità.

Da sempre il potere ha usato l'arte per essere riconoscibile e temuto, da sempre, storicamente, l'arte stessa ha cercato di esprimere rottura di schemi, contrapposizione al potere. Questo rapporto conflittuale ha originato Bellezza.

Bauman definisce il compito della bellezza nell'arte come la capacità di "attivare, rendendo percepibile questa distinzione, una scelta morale." Cos'è cambiato negli ultimi anni davvero nella produzione artistica, ormai tecnolocizzata?

Oggi qualsiasi prodotto è riproducibile, non è più unico, non ha più identità. La globalizzazione vuole un prodotto da mercificare, conforme, omologato, adatto al non luogo e alla fluidità, privo di identità.

Ecco la chiave di lettura. L'estetica non può esistere senza etica. E, quindi, tutto deve essere brutto, consumabile, vendibile, amorfo, senza memoria.

Se, infatti, tutto è riproducibile, muore l’arte e la sua originale unicità. Come afferma Walter Benjamin, la riproduzione meccanica dell’opera d’arte ne svaluta il suo Hic et Nunc, l'arte perde il suo compito morale e la produzione di contenuti multimediali è finanziata solo se contribuisce ad annullare l'identità culturale ed etica.

Più si crea vuoto omologato, conformismo, discriminazione, più la massa è manipolabile...
Ecco perché è indispensabile riconquistare il diritto alla bellezza.


Riportiamo dalla scheda del libro:

"Il mondo globalizzato ha davvero perduto la percezione del bello? Qual è il rapporto tra la bellezza e il potere e in che modo l’Occidente vive oggi il suo rapporto con le Arti e con la Musica in primo luogo?Questo dialogo si snoda attraverso l’analisi storica dell’esperienza estetica occidentale per arrivare a toccare le problematiche della realtà sociale in cui viviamo.Il disinteresse verso la bellezza è infatti allo stesso tempo causa ed effetto della crisi di valori della nostra società e solo recuperando e valorizzando le nostre vituperate identità profonde potremo traghettarci fuori dal non senso, verso la luce di una nuova, antica, umanità."

Queste le schede degli autori:

- Antonello Cresti è saggista, conferenziere ed agitatore culturale. Si è laureato con lode in Scienze dello Spettacolo presso l’Università di Firenze. Ha iniziato la sua attività artistica come musicista, animando vari progetti e producendo numerosi album. Ha già pubblicato tredici libri, usciti con varie case editrici, dedicati a musica underground, cultura britannica, esoterismo, controcultura. È ideatore di un film e di un documentario, entrambi a tematica musicale. E’ attivo nella creazione di una rete trasversale di intellettuali e creativi in opposizione al Pensiero Unico.

-Roberto Michelangelo Giordi è un cantautore e scrittore partenopeo. Vive attualmente tra Parigi e Roma. Ha pubblicato quattro album: “Con il mio nome” (2011), “Il soffio” (2015), “Les amants de Magritte” (2017), “Il sogno di Partenope” (2019), gli ultimi due usciti anche in Francia. Nel 2019 è stato finalista alle Targhe Tenco. Nel 2022 pubblica per Mariù “Aliene sembianze”, il suo quinto lavoro discografico e la sua prima opera narrativa. È diplomato al CET di Mogol e laureato in “Scienze politiche” e “Lingue e letterature straniere”. Si è occupato della tradizione letteraria napoletana e del rapporto tra musica e testo nella canzone antica e in quella d’autore.

Il libro sarà presentato anche a Napoli martedì 26 settembre presso l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano.

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