Ma che altro ora farà Vincenzo de Luca? Indossare il colbacco e suonare con la balalaika l'inno nazionale sovietico? Il più lo ha già fatto in questi giorni: unico tra i politici mainstream, nel suo seguitissimo video del venerdì attaccava le fake news contro la Russia; due giorni dopo promuoveva uno spettacolo con ballerini russi e ucraini che faceva schiumare di rabbia il console dell’Ucraina a Napoli, il giorno dopo presenziava alla inaugurazione del murales di Jorit su Dostoevskij, già lodato da Putin… Un commovente ravvedimento sulla Strada per Damasco? No. L’intuito di un Volpone della Politica che, conoscendo bene i suoi polli, riesce ad anticiparne le reazioni; a differenza del segretario del suo partito che, credendo a quello che fa scrivere ai giornali, è arrivato a invocare l’embargo del gas russo.
De Luca sa benissimo che questa guerra – a differenza delle tante altre della Nato – gli Italiani, invece di limitarsi a guardarla in televisione, la soffriranno con la miseria e che la forsennata crociata mediatica contro la Russia non reggerà di fronte agli scaffali vuoti dei supermercati, interi comparti economici falliti e milioni di nuovi disoccupati. Sa benissimo che la gente “crede” alle fake news solo quando queste rafforzano la percezione di un sistema politico che ci si illude garantirà benessere. E che quando – come il 25 luglio 1943 - questo crolla, nessuno ci “crede” più.
Certo, il Fascismo riuscì a sopravvivere a tre anni di miseria, bombardamenti, sconfitte… prima che slogan come “Burro o cannoni” si dissolvessero. Ma questo regime aveva avuto venti anni per consolidarsi. Il Draghismo, pur reggendosi su due anni di terrorismo Covid che ha imbecillito milioni di Italiani, è una Tigre di Carta. “Pace o aria condizionata” è ora il suo slogan. Ma quanto volete che duri un regime così?
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