Il ritorno al passato della Bolivia

20 Ottobre 2025 15:16 La Redazione de l'AntiDiplomatico

La Bolivia volta pagina. Ma il risultato non ci racconta di una netta sconfitta sul campo. La vittoria alle urne di Rodrigo Paz, che con il 54,6% dei voti ha sconfitto l’avversario Jorge ‘Tuto’ Quiroga, segna il ritorno della destra al potere dopo due decenni. Una svolta quasi epocale, resa possibile non tanto dal carisma del nuovo presidente, economista e figlio d’arte in politica, quanto da un clamoroso suicidio politico del Movimento al Socialismo (MAS).

Il partito che ha governato ininterrottamente dal 2006, guidando una rivoluzione sociale ed economica senza precedenti, si è consegnato alla sconfitta da solo. L’eredità di Evo Morales è stata dilapidata dapprima dalle politiche di Luis Arce e poi in una lotta fratricida che ha paralizzato il paese, offrendo su un piatto d’argento a un elettorato deluso e frustrato l’alternativa di un governo centrista.

I segni del collasso erano evidenti. Le interminabili file ai distributori di carburante, diventate un’immagine simbolo della crisi, hanno mostrato l’incapacità dell’esecutivo Arce di gestire le emergenze. Un Parlamento bloccato, dove lo stesso MAS, lacerato dai conflitti interni tra la fazione di Morales e quella di Arce, non riusciva più a far approvare le leggi necessarie, nemmeno quelle per accedere a crediti internazionali vitali. Il risultato è stata un’ingorgo istituzionale che ha soffocato l’economia, già in contrazione del 2,4% nel primo semestre.

In questo scenario di paralisi, la campagna di Rodrigo Paz è apparsa come l’unica dotata di un minimo di coerenza. Le sue promesse di un "capitalismo per tutti", per quanto generiche, hanno attecchito su un terreno reso fertile dall’impopolarità del governo uscente. Il crollo del consenso del MAS è stato brutale: dal 55% che portò Arce al potere nel 2020, al misero 3% ottenuto da un partito diviso nelle scorse elezioni di agosto. Un tracollo che parla più di tradimento delle aspettative che di una genuina adesione al progetto di Paz.

Lo stesso Morales - escluso per via legae dalla contesa elettorale - ha intrapreso la strada della protesta, accusando Arce di essersi "derechizzato" adottando politiche neoliberiste e di aver perseguitato gli indigeni. Una condanna netta verso governo accusato di essersi allontanato da quelle politiche di segno socialista che negli anni di gestione Morales avevano portato alla Bolivia crescita e stabilità.

La transizione promessa da Arce sarà ordinata, ma il futuro che attende la Bolivia è tutto fuorché certo. Paz eredita una nazione divisa e in difficoltà economiche, e dovrà navigare un Parlamento frammentato dove nessuno ha la maggioranza. La sua vittoria è stata più un voto di protesta contro la fallimentare gestione di Arce che un mandato chiaro per il futuro.

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