“Gli ultimi aggiornamenti che abbiamo finora provengono dal console a Tel Aviv, è l’unica persona che è stato in grado di poterlo incontrare, di parlargli, di rassicurarlo su quella che è stata la sorte mia e di nostro figlio. Perché l’ultima immagine che ha è quella di noi seduti in una sala d’aspetto”.
Il cittadino italo-palestinese “si troverebbe in una condizione di reclusione pre-cautelare che è qualcosa di di-verso dalla detenzione amministrativa. In questa fase sicuramente starà subendo interrogatori pressanti. Fino ad oggi non ha potuto incontrare il suo avvocato; quindi, non conosce i motivi per i quali viene trattenuto e, a parte il console, non ha nessun contatto con il mondo esterno”, ha proseguito nell’intervista la moglie.
Si attende per domani, giovedì 14 settembre, un’udienza da cui si potrà capire meglio cosa accadrà. “Sappiamo con certezza che questo regime di detenzione pre-cautelare può durare fino ad un massimo di 30 giorni, in alcuni casi fino a 45, al termine dei quali, teoricamente, dovrebbe essere formulata un’accusa. La cosa che ci preoccupa è che al termine di questa scadenza, in mancanza di prove si potrebbe tradurre in una detenzione amministrativa e sappiamo cos’è. Sono detenzioni rinnovate di sei mesi in sei mesi. Una prospettiva che ci an-goscia e potrebbe succedere di tutto. Siamo in attesa, così come tutte le persone che lo conoscono che gli stanno dimostrando solidarietà così come quelli che non lo conoscono, singoli, associazioni che gli sono vicino.”
In un’altra intervista rilasciata a Alanews, Antonucci specifica meglio i momenti dell’arresto e soprattutto come da parte della Farnesina al momento non sia incredibilmente ancora arrivato nessun contatto con la famiglia. "Non abbiamo avuti colloqui con la Farnesina, ma solo con il Console a Tel Aviv”, ha affermato.
Immaginate per un momento che cosa sarebbe potuto accadere se fosse stato un cittadino italo-russo ad essere arrestato con queste stesse dinamiche dalle autorità di Mosca? O un cittadino italo-iraniano a Teheran? O un cittadino italo-cubano a l’Avana? E potremmo proseguire a lungo con gli esempi. Ma senza fare tanti voli pindarici di fantasia, ricordate solamente la mobilitazione di giornali mainstream e politica varia per le vicende giudiziarie del ricercatore italo-egiziano Zaki.
Per la vicenda di Khaled, invece, è scesa una cappa insopportabile di silenzio. E questo a causa dell’immunità permanente di cui gode lo stato di Israele per i suoi crimini.
Il silenzio-assenso della Farnesina, in particolare, diviene ogni giorno più as-sordante. Questa cappa va disciolta e un primo importante appuntamento in tal senso sarà alla Sapienza, facoltà di Lettere, venerdì 15 settembre alle ore 16.00, quando si riuniranno in tanti per comprendere come organizzare una mobilitazione permanente.
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