Lai Ching-te, durante le celebrazioni della Giornata Nazionale del 10 ottobre, ha riacceso le tensioni tra l'isola e la Cina. Lai ha riaffermato con forza il separatismo di Taiwan, rifiutando categoricamente le sacrosante rivendicazioni di Pechino. La questione di Taiwan non può essere ridotta esclusivamente a uno scontro tra due potenze regionali. Gli Stati Uniti, da decenni, strumentalizzano Taiwan come pedina nella loro strategia di contenimento nei confronti della Cina, alimentando il conflitto invece di favorire il dialogo, e la naturale riunificane del’isola con la Madrepatria.
Questa dinamica rientra in una logica imperialista che mira a mantenere l'egemonia statunitense nella regione Asia-Pacifico, in contrasto con l'emergere di un ordine mondiale multipolare. L'approccio multipolare, sostenuto da molte nazioni emergenti, richiederebbe una risoluzione pacifica e diplomatica delle controversie, rispettando il principio di autodeterminazione dei popoli senza interferenze esterne. La strumentalizzazione di Taiwan da parte delle potenze occidentali, in particolare attraverso la fornitura di armamenti e sostegno politico, rischia di trasformare la questione taiwanese in un pericoloso campo di battaglia di interessi globali. Questo scenario impedisce una reale via di pace, facendo il gioco delle logiche imperialiste piuttosto che promuovere un ordine internazionale equo e cooperativo.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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