La rivolta dei trattori. Parola agli agricoltori: verso Roma contro Bruxelles

07 Febbraio 2024 14:00 Giulia Bertotto



di Giulia Bertotto per L’AntiDiplomatico

Una fila di trattori si sta riversando nelle strade d’Europa, le macchine che di solito trainano attrezzi per lavorare la terra, preparano oggi il terreno per una protesta forse mai vista. Dal prato all’asfalto si leva una grande rivolta, i mezzi che trainano gli aratri, oggi trascinano la folla della contestazione. I moti di ribellione all’assolutismo di Maastricht si spostano dalle campagne e agitano le città.

L'ultima settimana di gennaio ha visto cortei in diversi comuni: Ravenna, Udine, Viterbo, nella zona di Avellino, nel Catanzarese e al casello dell'A1 di Orte e in altre province. Gli agricoltori annunciano che da giovedì 8 febbraio la mobilitazione arriverà a Roma.

Le politiche respinte sono la riforma della Pac (Politica Agricola Comune), la strumentalizzazione dei cambiamenti climatici, l'aumento ingiustificato delle tasse, la concorrenza schiacciante e senza quartiere delle multinazionali, i costi della guerra che gli italiani non vogliono: ce lo hanno spiegato direttamente Giancarlo Capellotti, responsabile della comunicazione e della mobilitazione nel Lazio, Fabrizio Garbarino, allevatore e contadino, coordinatore nazionale Associazione Rurale Italiana e Danilo Calvani presidente e portavoce CRA, Comitati Riuniti Agricoli e leader del comitato Agricoltori Traditi.



GIANCARLO CAPELLOTTI - responsabile della comunicazione della protesta e della sua organizzazione nel Lazio.


Capellotti, ci siamo, domani è l’8 febbraio e il fermento cresce sulle strade. Quanti sarete nella capitale?

Difficile fare previsioni su quanti trattori convergeranno su Roma ma oggi (7 febbraio) siamo più di tremila e il numero tende a crescere, arrivano costantemente comunicazioni dai responsabili regionali, i quali ci indicano un aumento esponenziale. Forse arriveremo a cinquemila unità su ruote. Sotto la sigla CRA Comitati Riuniti Agricoli si sono riunite associazioni di categoria, artigiani, allevatori, florovivaisti, lavoratori del settore ortofrutticolo, una grande schiera, infatti il comparto alimentare rappresenta il 75% dell’economia italiana, cartina di tornasole del valore della terra e della portata di questa mobilitazione nazionale. Il presidente di questa unione è Danilo Calvani. Il nostro motto è “Nessuna bandiera, nessuna sigla”, siamo solo italiani, le bandiere ammesse sono solo quelle delle categorie professionali come ad esempio i balneari o pescatori e il tricolore. Quello che vogliamo è la cancellazione di tassazioni arbitrarie come l’Irpef, respingiamo l’offerta di denaro a chi non coltiva la propria terra, questo è assurdo.


Qual è secondo lei lo scopo di quella che alcuni hanno chiamato eco-follia, ossia 20 anni di stop in cambio di una cifra dai 500 ai 1.500 euro all'anno per ogni ettaro non coltivato?

Lo scopo è la rovina. Per sottomettere un popolo si deve piegare la sua economia. Così è stato fatto in Grecia e così si sta facendo in Italia; debilitare la nostra economia colpendo i nostri migliori prodotti. Abbiamo visto poi i tedeschi comprare porti e infrastrutture greche. Questa è un’invasione e una colonizzazione che avviene attraverso le multinazionali. Vogliamo fermare l’impostazione scellerata di prodotti mediocri o anche dannosi a discapito delle nostre eccellenze; gli autori di queste leggi europee sono gli stessi che vogliono farci mangiare farine di insetti, le quali non fanno parte del nostro patrimonio gastronomico e della nostra cultura. Arriveremo a Roma per affermare la tutela e la valorizzazione della sovranità alimentare del nostro paese.



FABRIZIO GARBARINO - Allevatore e contadino cooperativo de La Masca


Abbiamo ascoltato anche le dichiarazioni di Fabrizio Garbarino, laureato in scienze forestali, da 25 anni allevatore di capre e contadino cooperativo de La Masca, cooperativa da lui fondata con artigiani vicino all’appennino ligure, che trasforma il latte in prezioso Roccaverano DOP, fiore all’occhiello del caseario italiano, nonché coordinatore nazionale Associazione Rurale Italiana.

Dottor Garbarino, sappiamo che ci sono principi della protesta che condividete e altri che non vi sembrano centrali da esigere. Ci dica di più.

Noi non siamo alla testa della protesta pur partecipando, anche con manifestazioni sul nostro territorio e riunioni locali. Condividiamo alcune ragioni della mobilitazione, per certi versi però crediamo che stia venendo a mancare il focus sulle questioni davvero importanti. Si parla molto di farina di insetti e carne sintetica ma non è questa la ragione principale del nostro malessere, visto che da anni la redditività del nostro comparto è crollata a causa di una volatilità importante dei prezzi di uscita. Proprio noi che produciamo cibo non riusciamo più da anni a portare a casa la pagnotta! Condividiamo a pieno la sofferenza per la mancanza di rappresentatività dei nostri candidati, infatti siamo in strada senza nessuna sigla sindacale (forse solo in Italia e in Romania accade questo), malgrado il fatto che siamo la categoria più iscritta agli enti sindacali.

Vorrei sgombrare il campo dall’equivoco e dalla narrazione mediatica che ci vorrebbe contrari al rinnovamento del settore agricolo in sintonia con la natura e le esigenze ambientali: come sono state pensate le norme green è ridicolo, e la concessione fatta sui pesticidi è fumo negli occhi, tuttavia noi non siamo contrari alle politiche verdi, o almeno non a tutte. La transizione ecologica è un processo serio e le istituzioni italiane come il Parlamento Europeo hanno ridotto una questione complessa e urgente ad una barzelletta, molti giornali poi ne hanno solo cavalcato il sensazionalismo. Siamo contro il green posticcio, e questo è ben diverso.


DANILO CALVANI - Agricoltori traditi

Si parla molto di lei, noi glielo chiediamo direttamente: chi è Danilo Calvani?

Io sono un contadino da sempre, ho 51 anni e ho sempre lavorato la terra, vengo da Pontinia, in provincia di Latina e sono fiero del lavoro che faccio. Questo è quello che ho da dire su di me. Il comitato invece è nato nel 2007, fondato da me. Sono anni che avvertiamo la cittadinanza del fatto che Bruxelles ha dei piani devastanti per il popolo italiano.

Il vostro nome è Agricoltori Traditi. Chi vi ha traditi?

La politica, di ogni colore e con qualsiasi bandiera, e i sindacati di categoria. Anche la Coldiretti ha tradito i valori da cui è nata e che per anni abbiamo condiviso. Da circa trent’anni la sua classe dirigente è completamente asservita al Parlamento Europeo e gli interessi delle grandi lobby agroalimentari.

Il rifiuto delle politiche green sono quelle che ci accomunano nella protesta a livello internazionale con altri paesi europei come la Germania e la Francia. L’Unione Europea utilizza il pretesto del green per imporre le multinazionali che schiacciano l’economia dei piccoli agricoltori. Siamo molto vigili a proposito di un comunicato stampa: si tratterebbe di una nuova proroga della deroga alla politica PAC. Voglio essere chiaro: non sono i contenuti in se stessi a scatenare il nostro dissenso ma il fatto che ai piccoli agricoltori vengono imposte mentre intanto le grandi aziende non hanno alcun vincolo. Quindi quello che l’Europa ha in mente non è il green ma lasciar morire di fame le imprese minori per favorire l’importazione senza freni. I patti bilaterali come il Green Cordon con il Nord Africa da anni regolano la libera importazione autorizzandola solo con una autocertificazione. Attenzione, non abbiamo nulla contro i contadini del nord Africa ma contro i colossi dell’agricoltura. Questo è stato avallato dai sindacati agricoli e dalla Coldiretti.

Cosa pensate delle scelte di guerra del governo?

Gli italiani non vogliono la guerra. Vogliono che le loro tasse vengano investite nella sanità, nella scuola, nelle infrastrutture. E noi vogliamo quello che vogliono gli italiani. Provate a fare un sopralluogo a sorpresa nei nostri presidi e troverete gente affamata che viene a mangiare, come fossimo la Caritas, e arrivano affamati sia italiani che stranieri. Questo è drammatico.

C’è chi accomuna alla destra chi vi associa a rivoluzionari di sinistra, ma chi siete davvero?

C’è qualcuno a cui a quanto pare ora torna comodo schierarsi dalla nostra parte ma non lo è. Salvini ha addirittura affermato che saremmo candidati con lui, ma questo è falso e vile. Noi siamo un gruppo senza partito e anche apolitico. Non vogliamo lavorare in politica, vogliamo che la politica ci lasci fare il nostro lavoro. Ribadisco che non vedrete mai Danilo in Parlamento. Siamo tanti e sicuramente non condividiamo le stesse idee o preferenze politiche, ma di sicuro stiamo combattendo la stessa battaglia.

Foto in copertina de La Stampa

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