La strage negli ospedali di Gaza continua in un silenzio assordante

24 Gennaio 2024 15:00 Clara Statello


di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

L’ospedale Nasser di Khan Younis è circondato dall’esercito di Israele e rischia l’assedio. Si teme un altro Al Shifa. Il centro ospedaliero, tra i pochi rimasti in funzionamento, ospita decine di migliaia tra pazienti e sfollati dal Nord di Gaza. Era stato indicato come luogo sicuro dove rifugiarsi dalle autorità israeliane, dopo l’ordine di lasciare il settore settentrionale della piccola enclave palestinese. Adesso è sotto il fuoco d’artiglieria dell’IDF.

La mattina di martedì 23 gennaio, l’esercito israeliano ha emesso un nuovo ordine di evacuazione per un’area di circa 4Kmq che comprende l’ospedale Nasser (475 posti letto), l’ospedale Al Amal (100 posti letto) e l’ospedale giordano (50 posti letto). Insieme rappresentano quasi il 20% dei restanti ospedali parzialmente funzionanti nella Striscia di Gaza.

Secondo un report dell’ufficio per gli Affari umanitari dell’ONU (OCHA), oltre gli 88mila residenti, nella zona presa di mira dalle forze israeliane sono ospitati circa 425mila sfollati interni, rifugiati in 24 scuole e altre istituzioni. Di questi, circa 18.000 sono alloggiati nell'ospedale Nasser, mentre un numero imprecisato cerca rifugio in altre strutture sanitarie. Nell’area interessata sono presenti anche tre ambulatori sanitari.

I militari hanno fissato la deadline per l’evacuazione nel pomeriggio di martedì, ma l’esecuzione dell’ordine è stata resa difficile, quasi impossibile, dagli intensi colpi di artiglieria, spiega Medici Senza Frontiere (Medecins Sans Frontieres, o MSF).

“I membri dello staff di MSF possono sentire bombe e pesanti colpi di arma da fuoco vicino a Nasser”, ha detto martedì il gruppo in un post sui social media. “Al momento non sono in grado di evacuare insieme alle migliaia di persone ricoverate nell’ospedale, tra cui 850 pazienti, a causa delle strade da e per l’edificio inaccessibili o troppo pericolose”.

Lo scenario riportato si delinea drammaticamente analogo all’assedio e aggressione militare dell’ospedale Al Shifa, avvenuto lo scorso novembre. A causa degli intensi bombardamenti nelle vicinanze, nell'area dell'ospedale Nasser si trovano un gran numero di feriti, secondo le informazioni rilasciate del Ministero della Salute. Nessuno può entrare o uscire dalla struttura. Il personale sanitario starebbe scavando tombe nell’area ospedaliera, in previsione di numerose vittime.

Gravissima la situazione dell’ospedale Al Amal, sede centrale della Mezzaluna Rossa palestinese, che mercoledì mattina ha denunciato l’uccisione di tre sfollati e due feriti, colpiti all’ingresso della struttura dal fuoco israeliano. Non è specificato se si tratta di colpi diretti o di “danni collaterali”.

Il giorno prima le forze israeliane, dopo aver circondato il deposito centrale delle ambulanze di Khan Younis, hanno fatto irruzione nell’ospedale Al Amal arrestando il personale medico. I pazienti, i feriti e circa 13.000 sfollati, che hanno trovato rifugio nell'ospedale Al Amal e nel quartier generale della PRCS, non sono riusciti ad andare via. Secondo l’OCHA, gli abitanti dell’area sono stati privati dell’assistenza medica, dopo che l’accesso alla struttura è stato negato.

Il commissario generale dell'UNRWA, Philippe Lazzarini, ha denunciato il bombardamento di dei più grandi rifugi dell'agenzia, il Centro di formazione Khan Younis, che ospita circa 40mila persone, provocando almeno sei vittime tra gli sfollati.

Questa mattina Israele ha colpito una scuola che ospita centinaia di sfollati, provocando almeno 8 feriti.

Secondo il ministero della Salute di Gaza, il bilancio delle vittime dei raid israeliani sfiora 25.500 morti, tra cui almeno 10.000 bambini e 8.000 dispersi sotto le macerie. Il numero dei feriti supera quota 63.000 mentre gli sfollati sono 1,7 milioni. Più dell’1% della popolazione è stata uccisa dall’esercito israeliano.

In due mesi di guerra, fino a dicembre 2023, Israele ha sferrato 212 attacchi contro gli ospedali. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS ), solo 15 dei 36 ospedali di Gaza sono parzialmente funzionanti: nove nel sud e sei nel nord.

Mistero sulla sorte di un giornalista che ha mostrato al mondo la vita degli sfollati al Nasser

Da domenica sera non si hanno più notizie di Mansour Shouman, un cittadino palestinese con passaporto canadese che ha scelto di restare a Gaza per documentare il genocidio. E lo fa giorno dopo giorno da tre mesi dall’ospedale Nasser, dove anch’egli vive da sfollato, mostrando l’arma con cui i palestinesi resistono all’aggressione israeliana: la normalità della vita quotidiana.

Mansour ci ha portato tra i polverosi mercati di Khan Younis, tra le strade percorse dai carretti trainati da asinelli, il principale mezzo di trasporto da quando Gaza è stata lasciata senza carburante. Ci ha condotti nei campi e scuole dei rifugiati, nelle cucine e dispense dove vengono preparati e distribuiti. Ci ha mostrato le veglie funebri dei civili uccisi dai raid, ha parlato di pace, islam e libertà mentre in sottofondo si udiva il ronzio letale dei droni israeliani che controllano ogni angolo di Gaza. E’ stato per settimane la voce di Khan Younis per Al Jazeera, RT, e le TV canadesi, in Italia si è interfacciato con l’Antidiplomatico e con la scrivente.

I suoi messaggi si sono interrotti la sera di domenica 21 gennaio, proprio mentre Israele preparava l’assedio all’ospedale Nasser, intensificando i bombardamenti. Il suo staff ha rassicurato sulla sua incolumità, ma ha ammesso di aver perso i contatti a causa di un nuovo black out delle comunicazioni, che dura ormai quasi ininterrottamente da oltre una settimana.

L’ennesima e inconcludente riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU

Mentre l’esercito israeliano conduce una guerra contro gli ospedali di Khan Younis, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha tenuto una riunione aperta a 60 Paesi. Nel suo discorso, il Segretario generale Antonio Guterres ha rinnovato l’appello per un cessate il fuoco umanitario, mostrando preoccupazione per “la spaventosa situazione umanitaria” a Gaza.

“Niente può giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”, ha affermato, ponendo una drammatica enfasi sulla “distruzione ad una scala e ad una velocità senza eguali nella storia recente” che la popolazione sta subendo.

Guterres ammette le difficoltà nel rifornire Gaza di aiuti umanitari mentre sono in corso i bombardamenti, che hanno già ucciso 153 “colleghi” delle Nazioni Unite. Lo rende noto riuscendo abilmente ad eludere una condanna contro Israele per queste morti. La sua proposta è una soluzione a due Stati per la “fine duratura al conflitto israelo-palestinese”.

Israele volta le spalle alla richiesta di soluzione politica. Il rappresentante all’ONU Gilad Erdan fa appello al genocidio degli ebrei per rifiutare ogni possibilità di uno stop ai combattimenti.

“Cosa pensate che accadrà se ci sarà un cessate il fuoco? Vi dirò cosa accadrà: Hamas rimarrà al potere, si riorganizzerà e si riarmerà, e presto gli israeliani dovranno affrontare un altro tentativo di Olocausto”.

La proposta russa di iniziativa di pace in Medio Oriente

Il ministro degli Esteri della Federazione, Russa Sergey Lavrov, ha sostenuto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU la soluzione a due Stati per porre fine al conflitto. Ha presentato un “documento di lavoro”, con le proposte per un'iniziativa di pace guidata dalla Russia, in cui si chiede un cessate il fuoco immediato e la creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967. E’ prevista inoltre l’unità politica e amministrativa di Gaza e della Cisgiordania occupata. Russia è pronta ad ospitare colloqui di mediazione a Mosca, ha dichiarato il capo della diplomazia russa.

Gli Stati Uniti hanno respinto la proposta della Russia di rilasciare una dichiarazione presidenziale dopo la riunione. Durante la riunione Lavrov ed Ernan si sono scambiati accuse reciproche. A margine della riunione, il ministro russo ha avuto incontri bilaterali con il segretario generale dell’ONU Guterres, con il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, palestinese Riyad al-Maliki e algerino Ahmed Attaf. Inoltre è stato intervistato dal canale televisivo statunitense CBS.

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