C'è una grossa ombra sui risultati elettorali in Honduras, dove le accuse di un “golpe” elettorale si intrecciano con denunce di un’ingerenza straniera senza precedenti e del colpevole silenzio della comunità internazionale. A lanciare l’allarme è stato il consigliere del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) Marlon Ochoa, il quale in una conferenza stampa ha puntato il dito contro una manipolazione elettorale definita “la più grave della nostra storia”, superiore anche a quelle contestate nel 2013 e nel 2017.
Al centro della sua accusa vi è un atto “inedito” di interferenza: la pubblica chiamata del presidente degli Stati Uniti Donald Trump a votare per il candidato di destra Nasry Asfura in vista delle scorse consultazioni di domenica scorsa. Secondo Ochoa, si tratta di una “flagrante interferenza negli affari sovrani”, resa ancor più grave dal peso geopolitico di chi l’ha compiuta. Per illustrare l’assurdità della situazione, il consigliere ha proposto un parallelo immaginifico: che diremmo se la presidente honduregna Xiomara Castro pubblicasse un appello per influenzare le elezioni in un altro paese? Lo stesso si potrebbe dire se fossero arrivati appelli a favore di Rixi Moncada da parte di Putin o Xi Jinping.
La critica di Ochoa non si ferma alla Casa Bianca, ma investe direttamente le missioni di osservazione elettorale internazionale e il mainstream mediatico globale. Il consigliere ha denunciato una “assoluta ipocrisia”: i rapporti preliminari degli osservatori e centinaia di media internazionali avrebbero infatti descritto la giornata elettorale come “civica, pacifica e con un’alta dimostrazione di cultura democratica”, ignorando completamente quello che Ochoa definisce “l’elefante nella stanza”, ossia l’aperta intromissione di Trump. Questa omissione, secondo il funzionario, viola lo spirito della Carta Democratica dell’OSA e trasforma gli osservatori in “complici della usurpazione della volontà popolare”.
Il quadro tracciato da Ochoa è quello di un vero e proprio “golpe elettorale” in cui l’ingerenza straniera si somma a una serie di gravi irregolarità: acquisto di voti, intimidazioni ai danni di migliaia di persone e un sistema di trasmissione dei risultati preliminari (TREP) presentato come una “vera trappola”. Di fronte a questo scenario, il silenzio dei garanti internazionali e la narrazione rassicurante dei media mainstream appaiono al consigliere honduregno come una forma di complicità che soffoca la verità e tradisce la sovranità del suo paese.
Marlon Ochoa ha assicurato che continuerà a combattere all’interno dell’organo elettorale affinché la volontà popolare sia rispettata. La sua denuncia, tuttavia, pone interrogativi scomodi non solo sull’esito di queste elezioni, ma sul ruolo degli Stati Uniti in America Latina e sulla credibilità di quegli organismi e di quei media che dovrebbero vigilare sulla correttezza dei processi democratici, troppo spesso distratti quando le manipolazioni vanno nella direzione dei desiderata geopolitici di Washington.
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