di Eliseo Bertolasi
Su TASS, 11 ottobre, si legge:
“Il poeta russo Aleksandr Pushkin e tutti i luoghi del patrimonio culturale e i nomi geografici a lui associati sono stati dichiarati in Ucraina un simbolo di propaganda dell’“imperialismo russo”. Questo è quanto emerge dai documenti dell’Istituto ucraino della Memoria Nazionale, esaminati dalla TASS.
Il documento afferma che le autorità ucraine devono, nei limiti della legge, “decomunistizzare” tutto ciò che è associato a Pushkin.
In Ucraina, statue e insegne dedicate a Pushkin sono state ripetutamente vandalizzate e rimosse. Inoltre, le autorità del paese stanno attivamente rinominando le strade intitolate al poeta. A settembre, le ultime due strade nella regione di Odessa che continuavano a portare il nome di Pushkin sono state rinominate.
La ridenominazione delle strade e la rimozione dei monumenti dedicati a personalità sovietiche e russe in Ucraina sono iniziate nel 2015, in seguito all’adozione della cosiddetta legge sulla “decomunistizzazione”.
Dal 2022, la politica di aperta soppressione della lingua russa e di tutto ciò che riguarda la storia della Russia e dell’URSS si è intensificata in modo significativo. In tutta l’Ucraina, i monumenti dedicati a personalità russe vengono abbattuti, le strade intitolate a scrittori, artisti e scienziati russi vengono rinominate e i riferimenti al contributo del popolo sovietico alla vittoria nella Seconda Guerra Mondiale vengono rimossi”.
Davanti a questa notizia, al di là dello stupore che suscita, rimane da capire quale sia il nesso tra il grande poeta russo e il comunismo, visto che si tratterebbe di “decomunistizzazione”.
Non si capisce nemmeno quale pericolo per l’Ucraina odierna possa mai rappresentare il ricordo di un poeta russo vissuto nella prima metà dell’‘800 e morto a soli 37 anni.
Gli “esperti” dell’Istituto ucraino della Memoria Nazionale che hanno prodotto questa assurdità non si rendono conto che smantellare un mito, talmente radicato nella società ucraina come quello di Pushkin sarà come tagliare le radici di una pianta. Quella pianta senza alimento seccherà.
Tra le altre cose, lo stesso Pushkin nel suo Evgenij Onegin scrisse dei versi dedicati alla città ucraina di Odessa che colpiscono per la loro modernità e armonia. Il poeta descrive Odessa come un avamposto dell’Europa, un modello di libertà, pluralismo linguistico e convivenza tra popoli diversi. Una città dove “..Lì, tutto respira d’Europa, soffia/Tutto brilla del sud ed è abbagliato/di vivace diversità./La lingua dorata dell’Italia/Risuona lungo la strada allegra,/Dove cammina l’orgoglioso slavo,/Il francese, lo spagnolo, l’armeno,/E il greco, e il moldavo pesante,/E il figlio di terra egiziana,/il corsaro in pensione..”.
Sul “Maidan” gli ucraini non gridavano forse: “Ucraina ze Evropa” (Ucraina è Europa)? Ma dov’è finita l’Europa? La loro “Europa” è quanto di più distante si possa immaginare da quella descritta da Pushkin nei suoi versi su Odessa.
Questa “Pushkin-fobia” è l’ennesimo esempio del livello ormai patologico raggiunto dalle variegate forme di russofobia che stanno imperversando non solo in Ucraina ma anche in tutto l’occidente. Spiegare e cercare d’interpretare questa deriva rozza e oscurantista con strumenti di analisi razionali diventa sempre più difficile, si dovrebbe fare un passo indietro e tornare al significato originario del termine “fobia”, come patologia psichiatrica.
Nonostante in occidente la Russia venga descritta come un paese dittatoriale, antidemocratico e liberticida, chi viaggia in questo Paese sa benissimo che nei confronti dell’Ucraina, non si osserva un corrispondente sentimento di odio, di “Ucrainofobia”.
Mentre l’Ucraina “democratica”, paladina dei “valori occidentali”, distrugge sistematicamente da anni tutto ciò che storicamente lega il paese alla Russia: falsifica la storia, distrugge la cultura e la lingua russa, perseguita la Chiesa Ortodossa Ucraina canonica del Patriarcato di Mosca.. non osserviamo alcun atteggiamento simile da parte della Russia.
Per fare un paio d’esempi, a Mosca c’è la stazione ferroviaria “Kievskij vokzal”, la stazione metropolitana “Kievskaya” arricchita con bellissimi mosaici che rappresentano la cultura ucraina, l’Hotel Ukraina... tutto è ancora in piedi e non c’è stata alcuna ridenominazione, tra l’altro nella capitale russa non si contano i ristoranti di cucina tipica ucraina.. Perfino nel Donbass, a Donetsk, ad esempio, nonostante gli 11 anni di guerra e le infinite sofferenze che l’esercito ucraino ha inflitto alla popolazione della città, uno dei viali più importanti rimane dedicato al famoso scrittore ucraino Taras Shevchenko.
Se da una parte c’è la piccolezza e la meschinità dall’altra parte c’è la grandezza e la dignità. Questa è la grandezza della Russia.
Se si guarda all’Occidente, non è difficile capire che se si strappa via il velo patinato che lo avvolge con concetti come “democrazia”, ??”libertà”, “diritti”, sotto rimane una società brutalmente autoritaria, una visione del mondo chiusa e unilaterale che non riconosce l’esistenza di alcuna forma di pluralismo, e l’Ucraina post-Maidan creatura di questo occidente ne è una degna copia.
La giunta nazista di Kiev con tutti i suoi orrori e deliri passerà e finirà nelle pieghe della storia, mentre le opere di Pushkin rimarranno e continueranno a rappresentare un patrimonio culturale per la Russia e per il mondo intero.
Fonte:
https://tass.ru/kultura/25317125
http://www.poetry-classic.ru/9-10.html traduzione di Eliseo Bertolasi
di Alessandro Orsini* Giorgia Meloni non ha capito niente. Il suo post è vergognoso, è soltanto un modo basso e volgare di raccogliere voti su una tragedia con un linguaggio...
di Marco Travaglio* Giorgia Meloni aveva evocato sprezzante il “weekend lungo” e l’ha avuto: due giorni di manifestazioni in tutte le piazze d’Italia, con quasi tre milioni di...
di Geraldina Colotti Aspettando il Nobel a Trump e Netanyahu, i "sinceri democratici" occidentali - quelli che inviano armi al regime sionista, e coprono i peggiori tagliagole nel mondo,...
"A mio parere, il recente attacco di droni contro la Polonia è stato causato da un segnale falsificato proveniente dall’Ucraina, che ha deviato i droni oltre il confine polacco. Probabilmente...
Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa