Marco Travaglio - Bassi rappresentanti


di Marco Travaglio - Fatto Quotidiano, 3 dicembre 2025

Mancava solo il fermo di Federica Mogherini e dell’ambasciatore Stefano Sannino per corruzione e frode negli appalti, per dare un’idea almeno parziale della Ue con il decisivo contributo dell’Italia. La Mogherini, ministra Pd degli Esteri del governo Renzi con benedizione di Napolitano e poi Alta rappresentante per la politica estera europea pareva già dieci anni fa il punto più basso mai toccato dall’Ue. Ma solo perché non avevamo ancora visto i successori: il “socialista” Josep Borrell e la “liberale” Kaja Kallas. Borrell è quello del celebre dialogo proprio con la Mogherini, in cui riuscì a dire restando serio che “l’Europa è un giardino dove tutto funziona: la miglior combinazione di libertà politica, prosperità economica e coesione sociale che l’umanità abbia mai costruito”, mentre il resto del mondo “è una giungla che potrebbe invadere il giardino”. Teorizzò che attaccare la Russia sarebbe “legittimo ai sensi del diritto internazionale” (quello che si è scritto lui in cameretta). Scomunicò il piano di pace cinese per l’Ucraina senza contrapporgliene alcuno. Invocò “l’economia di guerra”. Chiese di punire Orbán per aver tentato un negoziato incontrando Trump, Zelensky e Putin. Intimò all’Italia di “permettere a Kiev di colpire in Russia con le sue armi”. Ed esortò a “prepararsi alla guerra per avere la pace” (infatti ora la pace la decidono gli altri senza l’Ue). Un deficiente.

Si pensava che peggio di lui non si trovasse nessuno: invece arrivò dall’Estonia (1,3 milioni di abitanti) Kaja Kallas. Anche lei è famosa per le supersoniche cazzate. Tipo che “la Russia non può vincere”. E, una volta sconfitta, da Stato più vasto e più atomico del mondo dovrà “diventare molto più piccola”, smembrata in “tante piccole nazioni”. Dopo la parata militare a Pechino con Xi e Putin per gli 80 anni della vittoria sul nazifascismo, definì stupita “una novità” che Cina e Russia siano fra i vincitori della Seconda guerra mondiale. E l’altro giorno ha dato un’altra lezione di storia: “In cent’anni la Russia ha attaccato 79 Paesi, nessuno dei quali ha attaccato la Russia” (la Germania nazista e l’Italia fascista non le risultano). Infatti, non sapendo nulla della Seconda guerra mondiale, lavora alacremente per la terza. Ecco la sua formidabile proposta di pace per l’Ucraina: siccome la Russia sta vincendo, “è Mosca che deve fare concessioni e ridurre i suoi soldati”, non Kiev che sta perdendo. Finora i governi di Usa, Cina e Russia hanno rifiutato di incontrare la cosiddetta capa della diplomazia europea, per non perdere tempo. Ed è un peccato: la scena di Kaja Kallas che vola da Putin e gli ordina di passare da 1,5 milioni di soldati a 1.500 non ce la perderemmo per nessun motivo al mondo. A costo di pagare il biglietto.

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