di Marco Travaglio - Fatto Quotidiano, 18 novembre 2025
Come passa il tempo. Sembra ieri che a fine maggio Federico Fubini del Corriere rivelava a Otto e mezzo: “Non è vero che l’Ucraina sta perdendo”, anzi: “I russi non hanno più i mezzi corazzati, fanno gli assalti coi motorini, mandano i muli nelle retrovie” e reclutano “homeless, tutti alcolizzati, in Jacuzia”. La vittoria era scontata, tantopiù che il Corriere e le altre gazzette atlantiste annunciavano ogni giorno il default russo, l’isolamento planetario di Putin (peraltro morente) e la disperazione delle truppe: “non reggono l’inverno”, combattono “senza calzini”, “senza divise”, “senza razzi”, “senza missili”, “con le pale del 1869”, “usano le dita come baionette” e rubano i chip dei carri armati “da lavatrici, freezer e tiralatte elettrici”. Senza contare che i soldati ucraini sono immortali, mentre i russi cadono come mosche: “400 mila perdite circa per ogni 1% di territorio conquistato” (avendo preso il 13% di Ucraina in aggiunta al 7% che già controllavano, i caduti russi sarebbero 5,2 milioni), il che fa del 2025 “l’anno più nero dell’esercito russo con 80 mila morti” (Fubini dieci giorni fa, mentre per Gentiloni i russi uccisi sono “oltre 200 mila solo quest’anno per guadagnare qualche km”: chi offre di più?).
Quindi attendevamo ad horas la resa di Putin. Invece ieri è arrivato uno straziante grido di dolore di Fubini: c’è “il rischio che Putin dilaghi”. Ma come: coi chip dei tiralatte, le dita, le pale del 1869, i muli e i clochard jacuzi ubriachi sui motorini? E proprio ora che inizia l’inverno, freddolosi come sono i russi? Va’ a sapere. Dalla disfatta di Putin al “rischio che Mosca guadagni il controllo politico e militare dell’Ucraina e inizi a premere anche di più” sull’Ue con “un esercito di almeno 2 milioni di effettivi addestrato alle tecniche più moderne di aggressione ibrida aperta”, è un attimo. Ma non tutto è perduto. Basta pochissimo per ri-ribaltare la guerra: l’Ue deve solo scucire a Kiev “cento miliardi l’anno per la gestione militare e civile”. Che sarà mai. “Una decina spetterebbero all’Italia”, che però “esita”, mentre “Germania, nordici e Polonia sono i più lucidi”. Poi serve “limitare l’uscita delle petroliere russe dal Baltico”, tipo bombardandole. E il gioco è fatto: che ci vuole? Resta da capire cosa sia cambiato tra il gaio ottimismo e il cupo pessimismo fubiniano. Dev’essere stato il maltempo: Corriere&C. spiegano gli ultimi tracolli ucraini con la nebbia su Pokrovsk. Una nebbia asimmetrica, selettiva, putiniana, che acceca gli ucraini, ma non i russi. Un po’ come la nebbia antisemita che domenica in Libano ha offuscato la visuale alle Idf, indotte a mitragliare i caschi blu dell’Onu – spiega Tel Aviv – “perchè li avevano identificati come sospetti a causa delle cattive condizioni meteorologiche”. Una nebbia ibrida, ecco.
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