Mattarella e i “valori dell'Occidente”

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

Nel suo discorso alla Camera, di fronte alla delegazione dell'Assemblea parlamentare della NATO, sembra che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia voluto un po', come si dice, “strafare”. Almeno, è quanto si evince alla lettura del servizio del Corriere della Sera del 23 luglio. Ovvio l'attaccamento presidenziale a un'organizzazione guerrafondaia cui lui stesso ha dato man forte, ad esempio, nel 1999, quando da Ministro della guerra del Governo D'Alema, ha mandato anche gli aerei italiani a bombardare la Jugoslavia. Capovolgendo i fattori di una “equazione” che sta trascinando il mondo verso la catastrofe, Mattarella afferma che il «rafforzamento della Nato [è] imposto dall’aggressione di Mosca»: questo il titolo del servizio, a firma della signora Monica Guerzoni, con cui il giornale di via Solferino dà conto del discorso di Mattarella.

E poi continua: «Rafforzare la NATO per proteggere le vite di un miliardo di cittadini, le democrazie e il sistema di valori dell’Europa e dell’intero Occidente». Ci risiamo; sempre i cosiddetti “valori dell'Europa”, di cui è difficile trovare illustrazione in un qualsivoglia discorso liberal-demagogico. Quali sono, di grazia, quei valori? Che qualcuno li enumeri, li esponga uno per uno, una volta tanto. Cosa intendono i signori liberali quando parlano di “democrazia”? Qual è la loro democrazia? Come la inquadrano storicamente e come la indirizzano nel suo contenuto di classe? Ci risiamo anche con il cosiddetto “Occidente”. “Valori dell'Europa e dell'intero Occidente”: quali sono quei valori? A chi servono? Quali settori sociali – se proprio, da inguaribili liberali, non vogliono sentir parlare di classi sociali – sono chiamati a rappresentare? Cosa intendono per “Occidente”? Sin dove si spinge la loro visione geografica, politica e sociale del cosiddetto “Occidente”? Oppure si deve pensare che, per “Occidente” essi intendano esclusivamente il loro supposto “paradiso del bene”, in guardia perenne dagli “agguati” che vengono da quello che essi definiscono “asse del male”, formato dagli “stati canaglia”, i cui territori e le cui sfere d'azione spaziano al di là di quanto stabilito a Bruxelles?

E il loro “Occidente” cambia di conformazione geopolitica ogni volta che i signori liberali vogliano includerci aree che facciano da “cintura di sicurezza”, o moderno “cordone sanitario”, tutt'intorno al “nemico del bene”? Così che paesi un tempo tenuti fuori dal loro “Occidente”, se ne ritrovano improvvisamente parte integrante, o viceversa, come accade oggi, per esempio, con Armenia e Azerbajdzn, divenuti d'un tratto fieri alleati di Turchia e NATO, mentre, di contro, l'ex “occidentale” Georgia di Misa Saakashvili, per il suo riavvicinamento a Mosca, finisce suo malgrado fuori dal loro “Occidente”?

Ecco, dunque, l'omelia della signora Guerzoni, che predica i versetti presidenziali con l'implorazione ad «alzare il muro difensivo nei confronti di chi mina la sicurezza e la libertà dei popoli», sottintendendo, beninteso, che il pericolo venga esclusivamente da un determinato spazio iperboreo che, dio ce ne guardi, non può certo essere quello “occidentale”.

E poi ancora di nuovo parole e parole su “democrazia”, “sicurezza”, “legittimità democratica”, senza naturalmente che si tenti di riempire di contenuti concreti quelle parole. Ma, per favore, si degnino di spiegarlo, se ne sono in grado: sicurezza per chi, da chi e da cosa? Democrazia per chi? Lo ripetiamo: per un liberale che si rispetti, le parole sono parole, e basta. Cosa ci sia dietro e dentro a quei concetti è cosa che non lo riguarda. Quali sono i contenuti della loro “democrazia”?

Ed eccoci al dunque: scrive la signora Guerzoni che «il capo dello Stato parte dalla “grave, inaccettabile aggressione russa all’Ucraina”», che rappresenta «per lui l’”ultimo esempio di una minaccia sempre più insistente al sistema di principi che l’Alleanza e l’Unione europea difendono”». Quale sarebbe quel “sistema di principi”? Ne è forse un esempio il bombardamento di Belgrado del 1999? No; rimaniamo più vicini a noi: «La guerra voluta da Putin» scrive la signora Guerzoni interpretando il Presidente, «con migliaia di morti anche tra i civili, “ha imposto una accelerazione al rafforzamento della Nato... la sua funzione stabilizzatrice e di pace”». Al dunque: ci si potrebbero gentilmente illustrare modi e contenuti di tale cosiddetta “funzione stabilizzatrice e di pace” di una congregazione guerrafondaia che, sin dal suo nascere, ha avuto come obiettivo quello di portare “democrazia e libertà” in giro per il mondo a suon di bombe e di stragi terroristiche? Bombe che hanno dilaniato intere regioni e i loro abitanti in Medio Oriente, Africa, fino in Europa e stragi che hanno insanguinato l'Italia con la diretta organizzazione di quella medesima congrega bellicista e per mano di squadracce fasciste addestrate e pagate dalla stessa confraternita militarista.

Ricapitolando: «il rafforzamento della Nato imposto dall’aggressione di Mosca»: quale “aggressione di Mosca” registravano al Quirinale o a via Solferino, per dire, nel 2016, quando quella stessa NATO a guida USA dislocava sistemi missilistici ai diretti confini russi, in Romania e in Polonia?

Quale “aggressione di Mosca” vedevano quando nel 2015 la NATO schierava truppe e stormi di aerei nei Paesi baltici e in Polonia?

A difesa di cosa e contro cosa?

Su quale canale televisivo si stavano distraendo a Roma e a Milano, quando USA-NATO-UE imponevano a Kiev il dispiegamento violento di squadracce fasciste che rovesciavano un Presidente ucraino regolarmente eletto, secondo tutti crismi del loro concetto di “democrazia”?

E quante volte hanno tirato in ballo i “valori dell'Europa e dell'intero Occidente”, quando i caccia di Kiev, nell'aprile 2015, bombardavano il centro di Lugansk, o quando i nazisti dei cosiddetti “battaglioni volontari” ucraini torturavano e massacravano i civili di DNR e LNR e le artiglierie di Kiev colpivano consapevolmente ospedali, scuole, parchi delle città di Alcevsk, Stakhanov, Marinka, Donetsk, ecc?

Ipocriti che non sono altro.

Certo, non meno e non più ipocriti di quel tal Fabrizio Tassinari che, sempre il 23 luglio, su quella cloaca inchiostrata definita Il Riformista e di nuovo sulla “vicenda Gergiev”, si mette in pari coi concetti di «valori dell’Europa e dell’intero Occidente», contrapposti, come si conviene a dei bravi “riformisti”, a quelli attribuiti a «un regime sanguinario e criminale».

Non pare sia necessario specificare a quale “regime” il signor Tassinari attribuisca quelle qualifiche; tanto più che egli stesso esprime la propria ammirazione per quella scelbiana torquemadista della signora Pina Picierno, genuflettendosi alla sua «articolata motivazione». Onestamente, a parte lo spirito inquisitorio con cui la signora Picierno si è mossa sin dall'annuncio del concerto con Valerij Gergiev, ci sembra che non pochi siano i lettori tuttora in attesa di conoscere quelle “articolate motivazioni”, come pure i motivi per cui la signora in questione sembra presa, giorno e notte, e indipendentemente da qualsivoglia esibizione concertistica, da personalissimi travasi di bile al solo udire la parola “Russia”.

Ma pare che il tal Tassinari intenda spingersi anche oltre i suddetti travasi della signora Picierno, apparendo oltremodo infastidito da quella che definisce una «annosa questione della nostra vicinanza e fascinazione culturale verso la Russia»: dio ce ne scampi! Tanto più che, dice, si tratta di una «storia complessa che viene da lontano. Si intreccia con l’esistenza nel nostro Paese durante la Guerra fredda del più grande partito comunista dell’Europa occidentale». Non ci sarebbe da aggiungere altro: all'epoca, luciferini miasmi di zolfo; oggi, pericolose «tattiche di disinformazione, interferenza e propaganda di cui gli “organi” russi sono maestri».

Ma non finisce qui perché, se «le punte dell’iceberg» mostrano quel diavolo del Ministro degli esteri Sergej Lavrov e quegli «agenti cosiddetti “illegali” che vivevano alla luce del sole di Napoli per infiltrare la base NATO» e via di questo passo, poi però ci sono tutti gli altri russi, tutti i russi, che per l'appunto popolano una terra retta da «un regime così depravato».

Tutti i russi, sia chiaro: tutti. Tanto che il tal Tassinari si dice turbato per «la difficoltà oggettiva di distinguere le malefatte di un regime dalla nostra percezione di un intero popolo». Suvvia, siamo pratici; meno chiacchiere e più fatti: la si faccia finita di «rilasciare decine di migliaia di visti turistici ai russi», come fanno i consolati italiani. Solamente nel 2024 «l’Unione Europea ne ha rilasciati oltre mezzo milione per l’area Schengen»; ma, horribile dictu, di quel mezzo milione «oltre 150 mila sono stati rilasciati dall’Italia». Roba da far accapponare la pelle.

Perché tutti questi russi in Italia? Tutti dei potenziali Gergiev, tutti «apologeti e propagandisti» di Putin, come scriveva lo scorso 13 luglio su La Stampa tal Jacopo Jacoboni; o anche «ricchi influencer russi che postano storie sui social». “Ricchi influencer” ben retribuiti dal vostro “Occidente”: viene il sospetto che il signor Tassinari, parlando di “ricchi influencer”, avesse in mente quell'avvinazzata vedova allegra del “martire della fede” russo par excellence che, su La Repubblica, minacciava apertamente i «musicisti russi di spicco», che «sostengono Putin, fungono da suoi rappresentanti», e li avvertiva con toni da capocupola che «Vi vediamo. Vi ricordiamo.».

Il signor Tassinari intende forse estendere lo stesso avvertimento a tutti quei 150 mila russi in possesso di visto italiano, sulla base del mattarelliano «sistema di valori dell’Europa e dell’intero Occidente»? No, non è abbastanza; così che sulla stessa puzzolente latrina inchiostrata, il 24 luglio, tal Igor Boni affonda con «La peste putiniana [che] contagia l’Italia» con «139 eventi illegali», di cui 117 realizzati in varie città italiane. Autentici 117 «eventi di disinformazione e propaganda, prodotti da Russia Today, in patente violazione del Regolamento UE 2022/350 del 2022»; veri e propri «117 missili di disinformazione [che] hanno colpito l’Italia lasciando segni indelebili di propaganda e di distruzione della verità e della legge».

E «l’invasività di questa azione che è letteralmente criminale» deve spingere a punire, anche con la sedia elettrica, secondo la “logica” del signor Boni e della tradizione maccartista, chiunque, anche inconsapevolmente, cada nella rete dei “117 missili”.

State attenti, ammonisce il radicale: «i partiti populisti filorussi (di estrema destra ed estrema sinistra) in tutta Europa a cominciare dall’Italia - proseguiranno il loro sporco lavoro... Da Mosca raddoppieranno gli sforzi... per allargare e infiltrare ancora di più la “peste”, trovando sempre nuovi “untori”, pagati o semplicemente “utili idioti” di un percorso di distruzione delle nostre fragili democrazie liberali». Quegli “untori” devono perciò esser mandati al rogo e, per questo, bisogna «che ogni cittadino sia consapevole della posta in gioco... Occorre agire, segnalare eventi al proprio Comune» e, in casi estremi, suggeriamo noi al signor Boni, anche autodenunciarsi, nel caso qualcuno si sia messo a cavallo di uno di quei “117 missili”, alla maniera del dottor Stranamore...

Ecco: autodenunciatevi, voi “utili idioti” dei “valori dell’Europa e dell’intero Occidente”. Ipocriti guerrafondai, che mentre preparano la guerra, coi fatti e con ciarlatane scempiaggini, attribuiscono agli altri i loro propositi bellicisti.

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