Il presidente colombiano Gustavo Petro ha denunciato con fermezza le operazioni militari statunitensi nelle acque dei Caraibi, definendole senza giri di parole "esecuzioni extragiudiziali". In un'intervista rilasciata ad Al Jazeera, il leader sudamericano ha contestato la campagna anti-narcotraffico condotta dagli Stati Uniti, che ha portato all'impiego di missili contro imbarcazioni.
Petro ha sottolineato come questi attacchi, che hanno provocato circa settanta vittime, prendano di mira persone inermi. "Quando si utilizza un missile contro un motoscafo e persone disarmate, ciò che si commette è una esecuzione extragiudiziale, come ha affermato l'ONU", ha dichiarato, evidenziando la gravità di azioni che violano il diritto internazionale.
“Algo que nos está pasando ahora en el Caribe colombiano, es que se repiten los misiles contra navíos, ya van cerca de 70 asesinatos, porque cuando se utiliza un misil contra una lancha y personas desarmadas lo que se comete es una ejecución extrajudicial, como lo dijo la ONU.… pic.twitter.com/kxrThZB0vn
— Presidencia Colombia ???????? (@infopresidencia) November 2, 2025
Il leader colombiano ha poi aggiunto un ulteriore elemento di critica, puntando il dito contro il "silenzio in America Latina" e la debolezza dei governi regionali. Secondo Petro, questa passività ha di fatto permesso il perpetuarsi delle aggressioni, creando un clima di impunità e timore tra le comunità locali.
Le operazioni militari statunitensi nei Caraibi proseguono da undici settimane, giustificate ufficialmente con la lotta al narcotraffico. Tuttavia, non sono state fornite prove pubbliche a dimostrazione del trasporto di sostanze illecite sulle imbarcazioni colpite.
La posizione di Petro non è isolata. Anche il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha denunciato le azioni di Washington, denunciandole come un tentativo di "regime change" e di appropriarsi delle immense ricchezze petrolifere del paese. Le critiche ai bombardamenti sono giunte inoltre dai governi di Messico e Brasile, nonché da esperti delle Nazioni Unite, che le hanno classificate come "esecuzioni sommarie".
La portavoce del ministero degli Esteri russo, María Zakharova, ha a sua volta condannato le azioni di forza, definendole una violazione della legislazione statunitense e del diritto internazionale e criticando l'uso eccessivo della forza.
Petro ha infine lanciato un appello alla comunità internazionale, esortandola a intervenire per fermare queste aggressioni e a garantire la protezione dei civili nella regione caraibica, chiedendo che alla retorica della guerra alla droga non venga sacrificato lo Stato di diritto.
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