"Nessuno potrà dire che non sapeva." Life For Gaza al teatro Palapartenope di Napoli con Mannoia, 99Posse e Celestini



di Giulia Bertotto per L’AntiDiplomatico

Il 25 febbraio al Palapartenope di Napoli si terrà Life For Gaza, il concerto organizzato dalla comunità palestinese campana e da Assopace Palestina. Un evento con molti artisti finalizzato alla raccolta fondi da destinare a Medici Senza Frontiere e alla ONG Palestinian Medical Reliefe.

Oltre a Fiorella Mannoia, tra i più noti a partecipare anche i 99Posse, Giovanni Block, Marzouk Mejri, Rino Musella, Ciccio Merolla, Pietro Santangelo, Suonno D'Ajere, Sandro Joyeux, Francesco Forni, Nicola Caso, Eduardo Castaldo, Carlo Faiello, Helen Tesfazghi con Afroblue, Alorem, Alessandro Rak, Maurizio Capone, Lino Cannavacciuolo. Poi, Fanfara Station, Elisabetta Serio e Vauro, Ars Nova, Valerio Iovine, Osanna, Mimmo Lucano, Maurizio De Giovanni, Patrizio Rispo, Antonella Stefanucci, Francesco Di Leva, Gino Rivieccio e i fumettisti di Falastin Hurra. Aderiscono anche Marisa Laurito e Ferzan Özpetek, Piero Pelù, Saverio Costanzo, Moni Ovadia e Sabina Guzzanti.

“La quasi totalità dei palestinesi di Gaza, due milioni e trecento mila donne, uomini e bambini, sono profughi nella propria terra perché hanno dovuto abbandonare casa per la seconda volta e rischiano di essere cacciati in Egitto per la volontà del governo israeliano. Nel frattempo l’esercito israeliano saccheggia e rade al suolo le loro case postando sui social video dove rendono palese il disprezzo e il razzismo verso i palestinesi. Come con il genocidio dei bosgnacchi e l’eccidio si Srebrenica tutto questo accade nell’inerzia della comunità internazionale e delle potenze occidentali soprattutto” si legge nel comunicato dedicato alla serata.

Abbiamo parlato con Omar Suleiman, attivista e portavoce della Comunità Palestinese di Napoli, tra gli organizzatori del concerto. Omar è nato in un piccolo villaggio rurale in Palestina e ha visto il mare per la prima volta a Napoli, a 19 anni. La sua formazione culturale e politica si è forgiata nella città di Partenope, dove da vent’anni esprime la sua creatività teatrale. Diverse volte e a grande richiesta ha ripetuto lo spettacolo “Mi chiamo Omar”, nel quale da una postazione di cucina racconta la storia della sua famiglia mentre gli spettatori ascoltano e assaporano le sue pietanze. Oggi ha un bar, il Caffè Arabo a piazza Bellini.

Suleiman, quali artisti si esibiranno a Life For Gaza?

Life for Gaza è un evento musicale pensato un paio di mesi fa con un gruppo di amici che ci stanno sostenendo nell’organizzazione e nel prendere contatto con gli artisti. Gli obiettivi sono due: il primo è naturalmente quello di raccogliere fondi da mandare direttamente in Palestina e il secondo informare e sensibilizzare la cittadinanza. Palestinian Medical Reliefe si trova in diversi villaggi palestinesi ma attualmente è esclusa da Gaza. Siamo grati ai grandi nomi come quello di Fiorella Mannoia e Ascanio Celestini, Daniele Sepe, Massimo Ferrante, Gruppo Operaio 'E Zezi, Moni Ovadia, Rino Musella e moltissimi altri anche tra le nuove generazioni. Abbiamo ricevuto accoglienza e solidarietà dal Teatro Palapartenope, che svolge la sua prestigiosa attività da oltre quarant’anni e ci ha offerto gratuitamente la sala. Ringraziamo anche le tante strutture ricettive che ci hanno offerto camere e alloggi per ospitare gli artisti, la tipografia che ci ha fornito materiale cartaceo gratuito, gli strumenti per l’amplificazione senza nulla in cambio. È commovente. Vivo a Napoli da 45 anni e questa città sa essere genuinamente generosa. Il costo del biglietto è di soli 10 euro, così da rendere la serata accessibile anche ai giovani e agli studenti. Il nostro obiettivo è di almeno 5 mila ingressi e siamo quasi a metà traguardo. Spero sia un segnale anche per altri artisti, perché prendano posizione su una questione Umana che non ammette indifferenza e silenzio.

Il 24 gennaio 2024 lei si è incatenato davanti alla sede del Consiglio Comunale di Napoli per fare pressione affinché si esprimesse contro la strage di civili a Gaza. Il Consiglio ha poi ricevuto una vostra delegazione. Qual è stato l’esito di quell’incontro?

Stavo molto male per l’ambiguità del comportamento da parte del comune della mia città: si esprimeva in merito al “terrorismo palestinese” e al contempo si pronunciava anche per una vaga solidarietà. La nostra comunità palestinese coi nostri figli è parte attiva della vita culturale e politica. Per questo ho deciso di fare questo gesto forte. La fortuna ha voluto che ci fosse un consiglio comunale in corso e tutti i capo gruppo senza eccezione ci hanno ricevuti. Hanno stilato un ordine del giorno su nostra richiesta per un Cessate il fuoco e far partire aiuti umanitari. Dopo dieci giorni abbiamo incontrato il sindaco e anche lui ha fatto un comunicato stampa in questa direzione. Sono segnali importanti. Speriamo possa essere di esempio per altri colleghi, perché chiedano al governo italiano di attivarsi, se non a fianco dei palestinesi, almeno per una neutralità. Attualmente vediamo infatti il governo italiano a fianco dei massacratori.

Sui giornali leggiamo una guerra in Medioriente, ma non ci sono due eserciti a fronteggiarsi. Siamo tutti vittime e complici di un drammatico abbaglio mediatico.

Purtroppo ci sono dei termini e delle espressioni come “terre contese” che sono entrate nel linguaggio comune, anche di coloro che sostengono la causa palestinese. La malafede di alcuni giornalisti, mescolata alle spesso buone intenzioni -magari prive di conoscenza della storia dei 75 anni di occupazione violenta e della situazione internazionale- producono questo tipo di danni. Informazioni errate e interpretazioni sbagliate si diffondono e questo favorisce la propaganda sionista.


La Rai ha censurato Gaza e l’AD Roberto Sergio, dopo il comunicato di solidarietà unilaterale ad Israele è stato posto sotto scorta del Viminale. Il cosiddetto “caso Ghali” non è uno scandalo di Sanremo, ma un serio problema di democrazia e sovranità in Italia.

I nostri compagni e ragazzi sono stati manganellati a sangue dalle forze dell’ordine perché manifestavano civilmente sotto la sede Rai di Napoli. Il bilancio è di 11 feriti. Una certa protezione dovrebbe essere fornita a chi si batte per la popolazione palestinese, massacrata con la complicità dei principali organi di informazione e comunicazione. Eppure sui social si può vedere in tempo reale cosa accade, ci arrivano video e foto insopportabili. Oggi il genocidio dei palestinesi, a differenza di quello che è successo ad Auschwitz, è davanti ai nostri occhi. Nessuno potrà dire che non sapeva.

Lei ha ancora fiducia che possa esistere una Palestina libera?

Pochi giorni fa abbiamo fatto visita al nuovo console algerino a Napoli e abbiamo avuto una lunga ed emozionante conversazione. Riflettevamo sul fatto che nessuno negli anni ’60 immaginava che il colonialismo francese in Algeria potesse avere fine, invece è successo. Per il Sudafrica lo stesso, nessuno poteva nemmeno sperare che la ferocia dell’apartheid potesse avere fine. Quindi, anche se sembra assurdo dirlo mentre donne e bambini vengo massacrati, io ho ancora fiducia. Concordo con una dichiarazione fatta dallo storico israeliano Ilan Pappé poche settimane fa: il progetto sionista è alla fine. Anche perché quella israeliana non è una società ma un mosaico artificioso, un’entità priva di un vero collante condiviso che non sia il credo e l’odio, una massa di etnie che non può funzionare come unità sociale coesa. Credo che quando il fallimento sarà tangibile inizieranno i conflitti interni. Neppure gli americani potranno tollerare un regime sotto Itamar Ben-Gvir.



Tutte le info sul sito https://new.palapartenope.it/events/life-for-gaza/

numero whatsapp 3403535464

E-mail info@pergaza.it e sul sito www.pergaza.it


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