Pechino sollecita Washington a dimostrare sincerità nei negoziati commerciali

In seguito a colloqui tecnici tra Pechino e Washington, la Cina ha esortato martedì gli Stati Uniti a “correggere le proprie pratiche errate e mostrare sincerità”, al fine di preservare i risultati ottenuti con fatica nei precedenti negoziati commerciali e di collaborare per un obiettivo comune. Lo scrive oggi Wang Keju in un lungo e approfondito commento su Chinadaily.

Parallelamente, Pechino ha inserito cinque affiliate statunitensi del costruttore navale sudcoreano Hanwha Ocean nella propria lista di sanzioni contro entità straniere, impedendo loro di intrattenere qualsiasi rapporto commerciale o di cooperazione con soggetti cinesi.

Secondo gli analisti intervistati da Keju, le rapide risposte della Cina dimostrano una precisione strategica, riflettendo un approccio calibrato e misurato che, pur confermando la determinazione a difendere i propri interessi nazionali, lascia aperta la porta ai negoziati con Washington. Reagendo alle affermazioni statunitensi secondo cui la Cina avrebbe rinviato una telefonata proposta per discutere i recenti controlli sulle esportazioni di terre rare, nonché alla richiesta americana di trovare un modo per ripristinare la stabilità, un portavoce del Ministero del Commercio cinese ha dichiarato: "La posizione della Cina è stata coerente e chiara. Se costretti, lotteremo fino alla fine, ma la nostra porta rimane aperta ai colloqui".

Il portavoce ha ribadito che le misure di controllo delle esportazioni costituiscono una pratica legittima del governo cinese, volta a migliorare il proprio sistema di controllo in conformità con le leggi e i regolamenti. Ha precisato che tale mossa non equivale a un divieto di esportazione, assicurando che le richieste conformi ai regolamenti continueranno a essere approvate come di consueto.

La Cina aveva informato la controparte statunitense prima dell'annuncio delle misure, ha affermato il portavoce, sottolineando che le due parti hanno mantenuto i contatti e hanno tenuto colloqui a livello operativo proprio lunedì scorso. Tuttavia, il portavoce ha evidenziato come siano gli Stati Uniti ad aver “da tempo esteso eccessivamente il concetto di sicurezza nazionale, abusato dei controlli sulle esportazioni e adottato pratiche discriminatorie nei confronti della Cina”.

“Soprattutto dopo i colloqui commerciali tra Cina e Stati Uniti a Madrid, gli Stati Uniti hanno continuato a introdurre una serie di nuove misure restrittive contro la Cina, danneggiando gravemente gli interessi cinesi e compromettendo seriamente il clima dei negoziati commerciali bilaterali”, ha affermato. In un'ulteriore escalation, da martedì gli Stati Uniti hanno avviato l'imposizione di tasse portuali aggiuntive sulle navi costruite e gestite dalla Cina. In risposta, Pechino ha iniziato ad addebitare tariffe compensative per l'attracco delle navi statunitensi nei porti cinesi.

Sempre martedì, il Ministero del Commercio cinese ha annunciato di aver sanzionato cinque filiali statunitensi di Hanwha Ocean, ritenute responsabili di aver assistito e sostenuto le indagini e le misure del governo statunitense contro i settori marittimo, logistico e navale cinesi. In una dichiarazione separata, il Ministero dei Trasporti cinese ha reso noto di aver avviato un'indagine sull'impatto dell'inchiesta della Sezione 301 di Washington sulle industrie navali e cantieristiche nazionali.

Secondo Wang Wen, preside del Chongyang Institute for Financial Studies dell'Università Renmin della Cina, la preparazione della Cina non è di natura passiva. Al contrario, si è evoluta in una strategia su più fronti, transitando da misure reattive a un utilizzo proattivo dei propri punti di forza, rafforzando al contempo la resilienza economica. La scorsa settimana, l'amministrazione di Donald Trump ha minacciato di imporre dazi aggiuntivi del 100% sui prodotti fabbricati in Cina a partire dal 1° novembre.

Inoltre, gli Stati Uniti intendono imporre controlli sull'esportazione di “tutti i software critici” verso la Cina. Un'iniziativa che segue le restrizioni applicate dalla Casa Bianca all'inizio dell'anno sulle spedizioni di strumenti di progettazione e simulazione di chip verso Pechino.

Chen Wenling, ex capo economista del China Center for International Economic Exchanges, ha dichiarato: “La storia e la realtà hanno ripetutamente dimostrato che le tattiche di minacce tariffarie ed estorsioni possono costringere alcuni paesi a cedere temporaneamente, ma sono destinate a fallire contro una potenza resiliente e considerevole come la Cina”.

Al contrario, ha aggiunto Chen, queste manovre spesso si ritorcono contro, trasformandosi in situazioni imbarazzanti in cui i responsabili finiscono per danneggiare se stessi.

Gli analisti di Goldman Sachs, in una nota di ricerca del 12 ottobre, hanno stimato che entro la fine dell'anno i consumatori statunitensi si faranno probabilmente carico del 55% dei costi dei dazi, mentre le aziende statunitensi ne sosterranno il 22%.

Cui Fan, professore di commercio internazionale presso l'Università di Economia e Commercio Internazionale di Pechino, ha affermato che le contromisure della Cina hanno seguito un modello nettamente diverso dai cambiamenti di politica pendolari di Washington. Cui ha osservato che ogni contromisura è stata deliberatamente calibrata, mirando a settori specifici in cui esiste un vantaggio competitivo ed evitando al contempo un confronto economico più ampio.

Ciò dimostra la fermezza della Cina nel proteggere i propri interessi fondamentali, pur segnalando la sua volontà di mantenere un dialogo costruttivo e una cooperazione con gli Stati Uniti, anche di fronte alle sfide in corso, ha aggiunto Cui.

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