Pierluigi Fagan - La postura americana: come Trump proverà a ricostruire la "temibilità statunitense"


di Pierluigi Fagan*


LA POSTURA AMERICANA. Trump sembra voler dar seguito a quanto ha accennato in campagna elettorale, ricostruire la temibilità americana. Trump si è più volte lamentato del fatto che nessuno prendeva più sul serio l’America, tutti se ne approfittavano erodendone il potere. Da qui anche l’idea di non impelagarsi più direttamente in guerre e guerrette in prima persona, non un pacifismo isolazionista, semmai la consapevolezza che quando l’America va “boots on the ground” tutto fa meno che paura terrorizzante, oltra a costare un sacco di soldi.

La minaccia scava più a fondo in termini di paura poiché risuona nella mente dell’impaurito.

In questi giorni assistiamo alla classica ventata brividosa di “timore e tremore” con i missili a lunga gittata americani e Putin che sfoggia ipersonici, scandinavi che mandano avvisi alla popolazione di comprare ragù in scatola e pillole allo iodio e delirio pre-atomico a cui, tutti, un quarto d’ora credono tanto ed un quarto d’ora dopo, meno.

Analizzando la questione con sangue raffreddato, pratica consigliata nel trattare le questioni internazionali, di Biden si poteva dire con certezza che: 1) aveva perso la Camera; 2) aveva perso il Senato; 3) aveva perso la Presidenza. Certo, la legge americana prevede più di due mesi di transizione in cui l’ex-Presidente ha i poteri di routine ma per tradizione di buonsenso e senso sostanziale politico, non dovrebbe certo prendere una decisione così grave e pesante come quella che ha preso (e che ha rimandato e non voluto prender per mesi quando ancora pienamente in carica) sui missili, sostanzialmente de-legittimato, sapendo benissimo come intendeva sviluppare la questione russo-ucraina il suo successore. Anche dopo le più di due ore di affettuoso colloquio tra i due alla Casa Bianca dopo le elezioni.

Visto i toni usati da Trump in campagna elettorale quando ancora si pensava Biden lo sfidante, ci si sarebbe aspettati fuoco e fiamme davanti alla ultima fuga in avanti di Biden, una scortesia istituzionale clamorosa e di fatto una azione democraticamente insensata, molto di più dell’assalto al Campidoglio del 06.01.21, invece? Niente. Sì, il figlio ed un altro tizio hanno fatto un paio di tweet ma dal tweettarolo per eccellenza, niente. Come mai? Analisti sostengono che i due hanno concordato l’azione.

Poiché come dice Putin in effetti questi sistemi d’arma possono essere usati solo con decisivo supporto americano, gli americani provvederanno ad usarli con una certa parsimonia per difendere il poco acquisito ucraino in vista delle trattative per sospendere il conflitto. Putin usa gli intercontinentali per arrivare a pochi chilometri in Ucraina a dire “attenzione ai limiti ragazzi, state molto attenti”, gli americani recepiscono silenti, i giornali europei titolano meravigliati che non ci sono difese contro gli ipersonici (già, prima non lo sapevano), epidemia di “timore e tremore”, si va avanti per altri due mesi.

L’azione è stata evidentemente concordata tra presidente uscente ed entrante, normali questioni di realismo geopolitico che forse a molti sfugge pensando si assistere ad una narrativa “Godzilla vs King Kong” con brividi e pop-corn.
Trump aumentò del 16% le spese militari americane nel suo primo mandato, un primato rispetto ad Obama ed anche al primo Biden almeno fino all’inizio del conflitto ucraino. Si sa della sua predilezione strategica per la ristrutturazione dell’arsenale atomico e per lo spazio, Trump inaugurò addirittura la sesta nuova armata bellica US, la Space Force la volta scorsa.

Ora poi con l’uomo che sussurra ai cavalli alle spalle e visto il pauroso ritardo tecnologico sugli ipersonici (l’uomo che sussurra ai cavalli si occupa anche di “missili” com’è noto) ne faranno delle belle o almeno ci proveranno, fiumi di investimenti, complesso militare industriale in pre-orgasmo. Il bello è che tutto ciò effettivamente costa anche meno che non potenziare l’Esercito e la Marina che poi magari si becca pure un missile dal primo houti che passa. E fa decisamente più “paura”.
È appena uscito un sembra interessante “Geopolitica dell’Intelligenza Artificiale” dello studioso Aresu (quindi non il primo incompetente incontinente verbale di cui purtroppo il dibattito pubblico è saturo), linko una recensione al primo commento. Di Aresu segnalo anche un’analisi di geopolitica dello spazio LUISS UP del 2022.

A.I., spazio, atomiche, erezioni missilistiche, dazi, il solito ritiro da ogni assise multilaterale, mani libere, imprevedibilità, sculacciate e buffetti, ruggiti e sorrisi, la tigre torna a gonfiarsi, che sia più o meno di carta lo vedremo. Attenzione però alla paura, la paura è un nostro istinto evolutivo: ansia, timore, angoscia, paura, panico. È una sequenza evoluta per salvarci la vita anche se, manipolata a dovere, ce la rovina.

Certo, non è un mondo per vecchi o deboli di cuore, tuttavia è il periodo storico che ci è toccato in sorte di vivere, adattiamoci, sarà lungo. Consiglio lo studio, rilassa, aiuta la comprensione e la conoscenza, aiuta alla vita attiva ovvero cambiare se stessi ed il mondo invece che rimanere spettatori. Lo so, manca il tempo e l'area critica di tutto lo scibile politico si interessa meno che rivendicare per tutti meno tempo di lavoro e più tempo per i diritti di cittadinanza politica. Capita, quando le idee sono sgonfie e gli ego degli intelletti ed aspiranti politici gonfissimi.

Com’è noto la società è dello spettacolo ma è poco divertente quando ti accorgi che non sei solo lo spettatore ma lo strapazzato oggetto della rappresentazione, in più paghi pure tu il biglietto invece che esser almeno pagato per il disturbo. Toccherebbe almeno farci un sindacato degli spettatori/attori della società dello spettacolo.

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