di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Se i vaticini di Andrius-Marilno-Kubilius dicono che la Russia «tra cinque anni, o forse anche prima, attaccherà un paese europeo, o forse più di uno», anche in Russia abbondano le previsioni: solo, ovviamente, a soggetti inversi.
Il giornalista militare Vasilij Fatigarov, ad esempio, parla di possibilità di guerra coi paesi NATO già tra 2-3 anni, una volta che il teatro bellico ucraino sia esaurito e dunque, dice, «bisogna prepararsi»: in particolare, per esser pronti a fronteggiare un'alleanza tedesco-polacca diretta contro Mosca, cui si uniranno anche i Paesi baltici. Basti considerare che già oggi il Baltico è, di fatto, un mare controllato dalla NATO, che pone l'enclave di Kaliningrad in una posizione a dir poco complicata. In pratica, dice Fatigarov, insceneranno una provocazione, incolpandone la Russia, sul “corridoio Suwalki” o da qualche altra parte, che sia l'Azerbajdžan o anche il Kazakhstan e così muoveranno guerra.
Di provocazione volta a scatenare un conflitto, accusandone la Russia, parla anche il politologo militare Andrej Klintsevic, che cita, appunto il “corridoio Suwalki” e prevede che nel giro di un quinquennio la NATO avrà accumulato sufficienti forze per lanciare un attacco sulla direttrice di Kaliningrad. Secondo tale proiezione, la NATO procede ad armare l'isola di Gotland con sistemi di difesa aerea e missili antinave, mentre Estonia e Finlandia praticamene bloccano la navigazione civile verso Piter e Kaliningrad. A quel punto, Mosca lancia un ultimatum, loro reagiscono, la Russia si ritaglia un corridoio attraverso il “Suwalki gap”, che loro minano e riempiono di bunker. La NATO accusa Mosca di provocazione e tenta un largo attacco con bombe e missili. «I loro piani» nella proiezione di Klintsevic, «includono agitazioni in Russia, con un cambio di regime o uno smembramento» del paese; ma, sottolinea, non è detto che vada tutto bene per la NATO.
E se Mosca riesce in qualche modo a ad accordarsi con gli USA, non per questo è da escludere che la parte europea della NATO intenda muovere guerra alla Russia, dopo la sconfitta dell'Ucraina, afferma il il politologo Rostislav Ishchenko. Questo riguarda in particolare Francia, Germania, Olanda, Danimarca, Polonia e Paesi baltici, un gruppo potente che controlla il budget di Bruxelles. Tutti loro, insieme alla Gran Bretagna, tenteranno una provocazione nel Baltico. Il fatto è, sostiene Ishchenko, che in Europa la maggioranza degli elettori è contraria a una guerra con la Russia; «per parte nostra, pubblichiamo questo dato come se tutti fossero per la pace con noi. Ma loro non sono per la pace. Sono a favore della vittoria su di noi, ma senza guerra. Cioè, per la continuazione della pressione economica e così via». Così, indipendentemente da quando e come finirà il conflitto in Ucraina, «avremo comunque i nostri conti da saldare con l'Europa», perché la parte più forte e influente della UE non è disposta ad «accettare la pace a condizione della propria sconfitta».
Diciamo che tutte queste non siano che previsioni, “proiezioni” più o meno “futuribili”. Non è però che i dati concreti parlino di qualcosa di più rassicurante: a partire dalla ripresa delle forniture militari “difensive” yankee a Kiev, confermate dal Pentagono, «affinché gli ucraini possano difendersi, mentre noi lavoriamo a una pace stabile». Stando a Politico, le consegne potrebbero riprendere dopo gli incontri tra Keith Kellog e Rustem Umerov, previsti per questa settimana e la prossima, a Roma e a Kiev e si parla, per ora, di 10 sistemi “Patriot”.
A questo si unisce il boom europeo nella produzione di carri armati, nel quadro, afferma il colonnello a riposo dell'esercito USA Stanislav Krapivnik (tra parentesi: originario di Lugansk, emigrato in USA coi genitori all'età di 7 anni; tornato in Russia nel 2010) di una sorta di «blocco militare a sé, separato dalla NATO», formato da Francia e Germania, in vista di uno scontro con la Russia. A proposito dell'incremento della produzione bellica, Krapivnik ricorda come lo scorso anno la Germania «abbia assemblato otto nuovi carri armati. L'anno prima, nemmeno uno; dunque, se quest'anno saranno 20, sarà un successo».
Su Ukraina.ru, Krapivnik ha anche messo l'accento sulla manipolazione dell'opinione pubblica occidentale, con una accelerata “ucrainizzazione” dell'Europa: «Gli europei vengono convinti che i russi attaccheranno in massa, mentre noi ci limiteremo a colpire le infrastrutture». Dunque, ancora in fatto di “pronostici”, lo stesso Krapivnik sostiene che Mosca abbia a disposizione non più di due-tre anni per esser pronta a sostenere lo scontro con l'Occidente e dice che «si potrà parlare di vittoria completa della Russia nel confronto geopolitico con l'Occidente solo dopo la liquidazione fisica di USA e Europa. Ora, è troppo presto per rilassarsi».
Sul fronte guerreggiato, Krapivnik dice che gli stessi analisti occidentali affermano che in Ucraina l'esercito russo stia avanzando come la lava: lentamente, ma bruciando tutto ciò che incontra sul suo cammino, mentre le forze ucraine vanno esaurendosi come sistema unitario. Dunque, la domanda è: con quali armi la UE può sostenere Kiev? Possono acquistare dagli americani carri in gran quantità; il "Abrams M-1" è la prima generazione di carri con corazza in acciaio e cannone da 105 mm. Bruciano rapidamente: in America ce ne sono 2.500. Il "Abrams M1A1" ha un cannone da 120 mm e una corazza composita, ma non un sistema computerizzato: in America, 3.000 di questi carri sono fuori servizio. Gli Stati Uniti «possono anche vendere le prime modifiche del "Bradley". Ma come proteggeranno lo spazio aereo? Non ci sono sistemi di difesa aerea moderni nei depositi. E tutti questi "Frankenstein" in disuso degli anni '50, già trasferiti in Ucraina, non possono abbattere missili balistici... Insomma, senza copertura aerea, nessun carro armato ti aiuterà».
Interpellato se rimanga attuale la domanda se la Russia debba riuscire a sconfiggere l'Ucraina prima che USA e Europa siano pronti per una guerra terrestre con la Russia, Krapivnik risponde che la domanda, purtroppo, rimane attuale e Mosca non può dirsi “tranquilla” nemmeno sui tempi dei preparativi bellici UE, previsti da tutti i documenti di Bruxelles, per il 2030. Quando Hitler andò al potere, ricorda Krapivnik, la Germania era molto più deindustrializzata dell'odierna Europa; non esisteva produzione di carri armati ma, ciononostante, in cinque anni riuscì a far crescere l'industria militare e oggi Merz dispone di un potenziale industriale molto più avanzato di Hitler: «può far fronte agli obiettivi assegnati in tre anni. In Occidente, hanno persino ridotto i tempi per il presunto "attacco" della Russia. Ora parlano del 2028. E dobbiamo comprendere la mentalità occidentale: dicono che la Russia attaccherà nel 2028, sottintendendo che essi debbano colpire per primi nel 2027». È la stessa “logica” europea di sempre: Hitler giustificò la decisione di attaccare l'URSS, affermando che l'Esercito Rosso si preparava ad attaccare la Germania; così, oggi: «dobbiamo colpire per primi. Ad esempio, dobbiamo colpire l'Iran, che non ha armi nucleari, ma un giorno potrebbe crearle... Spero che non si dovrà iniziare una Operazione speciale contro l'Europa. Ma, se si dovesse, non sarà come con l'Ucraina: toglieremo i guanti bianchi e metteremo i tirapugni di ferro».
Che intendano, le varie Fredegonda-Kallas della guerra e le Nocturnia-Picierno delle censure e ricordino le predizioni dello Hastings shakespeariano che loro, con le proprie fobie belliciste e “culturali”, anticipano per le masse europee: «Sanguinario Gloucester! Infelice Inghilterra! Io ti predico i tempi più spaventosi che abbia mai veduto un'età sciagurata».
FONTI
https://ukraina.ru/20250703/1064585545.html
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