Non ho votato, ma non ho nulla da esultare. Poi, certo, col mancato quorum perdono alcune delle figure più squallide del nostro paese: Salvini, Berlusconi, Renzi, Calenda e tutto il gruppo dirigente radicale. La loro sconfitta coincide però con un altro colpo assestato alle nostre istituzioni democratiche, di cui il referendum è parte integrante.
Non c’erano però soluzioni. Gli italiani sono distanti dai processi democratici. Da anni vedono il voto come un esercizio inutile: alle scorse politiche hanno votato prevalentemente per le due forze antisistema (Lega e 5stelle) e ora si ritrovano al governo Mario Draghi.
Inoltre i quesiti referendari erano troppo lontani dalla sensibilità delle persone, troppo complessi per una discussione senza la mediazioni partiti.
Permettetemi di aggiungere un altro punto: il referendum serve a ratificare le riforme parlamentari, non funziona, non ha mai funzionato per propiziarle. La legge sul divorzio e quella sull’aborto nascono in parlamento, sono il frutto della discussione politica tra i partiti. Checché ne dicano quei mascalzoni dei radicali i referendum sono venuti dopo.
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