Renzi d'Arabia cosa ci faceva in Egitto invece della Meloni?


di Agata Iacono

Una notizia che non ha suscitato domande né scalpore mediatico: che ci facevano Matteo Renzi e la moglie Agnese in Egitto, in veste ufficiale e nelle foto di rappresentanza, accanto ai reali e ai capi di Stato?

Per la megagalattica, faraonica (è il caso di sottolinearlo) inaugurazione del Grand Egyptian Museum, il primo novembre al Cairo, era stata ufficialmente annunciata la partecipazione del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in rappresentanza ufficiale dell'Italia.

Alla solenne inaugurazione hanno partecipato, fra gli altri, il Premier greco Mitsotakis, quello bulgaro, il re del Belgio, il presidente tedesco Steinmeyer, la figlia dell’Imperatore giapponese, il presidente del Congo, quello eritreo, il palestinese Abu Mazen, il Granduca del Lussemburgo, il re di Spagna, tutti i leader del Golfo, per un totale di circa 79 delegazioni straniere. Erano presenti tutti gli Emiri Arabi.

E Giorgia Meloni?

Il 29 ottobre apprendiamo, sempre in sordina e con omertà, da un trafiletto del Sole 24 ORE, che "La missione in Egitto della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, prevista per sabato 1 novembre, non figura più nell'agenda ufficiale poiché è stata annullata. La Premier avrebbe dovuto partecipare all'inaugurazione ufficiale del Grand Egyptian Museum (Gem) a Giza, nei pressi del Cairo".

Al suo posto manda, sempre in silenzio e senza risalto, il ministro Giuli, come se l'evento fosse stato improvvisamente declassato da occasione internazionale di relazioni e accordi (proprio dove si svolgono le "trattative" sul futuro del Medio Oriente) a mera tematica museale.

Nelle photo opportunity, insieme ai re, agli emiri, ai principi e ai capi di Stato, accanto ad Al-Sisi, c'è infatti Renzi.

Perché la Meloni ha annullato? Eppure sul caso Regeni l'Italia ha dato forfait. Forse per la presenza di Matteo Renzi?

Il 26 giugno 2025 Matteo Renzi è stato nominato consulente strategico presso il Tony Blair Institute for Global Change (Tbi), l’organizzazione non-profit fondata dall’ex Premier britannico "con l’obiettivo di sostenere i leader politici e i governi di tutto il mondo nella costruzione di società aperte, inclusive e prospere in un contesto globalizzato".

E Blair farà parte del cosiddetto "Consiglio di pace" di Trump, unico altro membro citato pubblicamente fino a questo momento. La scelta è ricaduta sull’ex Premier laburista, al potere tra il 1997 e il 2007, perché da oltre un anno lavora a proposte per la gestione di Gaza attraverso il suo Tony Blair Institute for Global Change, in coordinamento con Jared Kushner, genero di Trump ed ex consigliere per il Medio Oriente.

Soprannominato "Renzi d'Arabia", durante il suo mandato parlamentare suscitò polemiche per essere stato assiduo relatore in eventi e come membro del consiglio esecutivo di organizzazioni legate alla Future Investment Initiative, in Arabia Saudita, con un compenso di circa 80.000 dollari all'anno per "attività di consulenza". Renzi ha anche partecipato a eventi come il Future Investment Initiative a Riyadh, dove è stato membro del comitato esecutivo.

Se dovessimo unire i puntini, potremmo addirittura dedurre che la vera posta in gioco non siano le mummie e le faraoniche sale museali d'Egitto.

A pensar male...

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