Termina con il più triste degli epiloghi, la vicenda dei rifiuti illegali trasportati prima illegalmente in Tunisia e poi rispediti in Italia.
Di fatti, nel tardo pomeriggio di martedì scorso un vasto rogo ha distrutto oltre seimila tonnellate di rifiuti stoccati in un’area militare di Persano, nel comune di Serre, in provincia di Salerno. Non si trattava di rifiuti ordinari: tra loro vi erano migliaia di tonnellate non trattate finite al centro di un’indagine avviata nel 2020 per traffico illecito tra la Campania e la Tunisia.
Parliamo di rifiuti indifferenziati, quindi difficilmente riciclabili, la cui importazione è vietata sia dalla legislazione tunisina che dalle convenzioni internazionali.
Ma facciamo un passo indietro: nel 2020 i container pieni di rifiuti partiti da Salerno erano stati bloccati dall’agenzia delle dogane tunisina proprio perché il materiale non era conforme a quanto stabilito dagli accordi internazionali.
A seguito della protesta degli attivisti tunisini, la vicenda era diventato un caso mediatico in Tunisia:tutti i giornali e i media del paese nordafricano non facevano altro che parlare di quei 200 cointaner spediti dal porto di Salerno a quello di Sousse e lì rimasti a lungo bloccati alla dogana. Solamente a cavallo tra dicembre 2020 e gennaio 2021 , dodici persone sarebbero poi finite in manette, tra cui il ministro dell’Ambiente, Mustapha Aroui (licenziato dall’incarico poche ore prima), il suo capo di gabinetto e alti funzionari del ministero della Finanze e delle Dogane.
La vicenda invece risultava avere poco eco mediatico in Italia.
Come l'Antidiplomatico siamo stati tra le poche testate giornalistiche ad occuparcene (https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_caso_dei_rifiuti_italiani_in_tunisia_si_ingigantisce_nello_strano_silenzio_della_stampa/5871_40606/).
I rifiuti dopo un lungo e dispendioso contenzioso, dopo una interminabile serie di rimpalli e scaricabarile tra varie autorità, erano stati infine rispediti in Italia per approdare nell'area militare di Persano, appunto nel 2022.
Nello stesso anno la Regione Campania annunciava che i rifiuti sarebbero lì rimasti tra i quattro e i sei mesi, prima di trovare una soluzione definitiva, ma il sequestro disposto dalla procura ne aveva poi impedito lo smaltimento.
Nel frattempo la procura di Potenza chiedeva e otteneva l'arresto di nove persone: imprenditori legati al settore dei rifiuti, in particolare di società che avevano fatto da tramite tra l’Italia e la Tunisia. Finivano indagati anche diversi funzionari pubblici, con accuse che andavano dal traffico e gestione illecita di rifiuti, realizzazione di una discarica abusiva fino alla frode nelle pubbliche forniture.
I rifiuti sono stati dissequestrati proprio martedì, dopo la fine delle indagini. Nelle settimane seguenti sarebbero dovuti essere trasferiti e smaltiti.
Il timing in questione lascia dunque pensare che non possa essersi trattato di un evento casuale.
Sembra pensarla così anche il Vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola che ha affermato in merito: “È un atto palesemente doloso di una mano criminale cui gli organi competenti dovranno dare un volto e un’identità”.
Rincara la dose Antonio Opramolla, sindaco di Serre: “l’incendio dei rifiuti avvenuto nel comprensorio dell’Esercito è di natura dolosa. Non volevamo i rifiuti a Serre. In molti anni sino all’altra sera nulla è mai accaduto nella zona dove c’erano i rifiuti”.
Su quanto accaduto è stato diramato un comunicato da Potere al Popolo che è stato tra le prime e a onor del vero tra le poche forze politiche, a interessarsi alla vicenda costruendo a suo tempo una mobilitazione insieme al Partito dei Lavoratori Tunisino.
La denuncia aveva portato nel maggio 2021 anche a un’interrogazione parlamentare tramite l’allora senatrice Paola Nugnes.
Da lì la vicenda è tornata nel dimenticatoio - si legge nel comunicato diramato -, nonostante il procedimento giudiziario avviato dalla procura di Potenza, per riapparire nel marzo scorso con la notizia dell’arresto di nove persone coinvolte, tra cui un funzionario della regione. Ora, un nuovo nefasto capitolo di questa storia, che lascia aperti interrogativi inquietanti. Servirebbe aprire finalmente una discussione sulle responsabilità politiche. La gravità della vicenda, con l’incendio avvenuto “casualmente” appena dopo il dissequestro dell’area in seguito alla conclusione delle indagini, merita l’attenzione non solo giudiziaria, ma soprattutto politica, in una Campania in cui il ciclo dei rifiuti ha segnato importanti conflitti e resta questione irrisolta.
Siamo il Paese delle tre scimmiette: i poteri politici, economici e mediatici non vedono, non sentono, non parlano. Nessuno si era accorto di un imponente traffico illegali di rifiuti. Nessuno si è assunto la responsabilità di un disastro ambientale esternalizzato sulla sponda Sud del Mediterraneo, dopo aver devastato a sufficienza la nostra terra, una volta ‘felix’. Ora arriviamo al paradosso di un incendio in un sito militare: cioè dove massima dovrebbero essere attenzione e sicurezza. De Luca, la Regione, le istituzioni, faranno finta di niente anche stavolta?
Interrogativi quelli sollevati da Potere al Popolo in un'Italia distratta dall'estate e dalle Olimpiadi, che l'opinione pubblica dovrebbe far propri e pretendere delle risposte.
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