La Commissione Europea ha annunciato il 18° pacchetto di sanzioni contro Mosca, colpendo ancora una volta i settori chiave dell’energia e della finanza. Il provvedimento più rilevante è la riduzione del tetto massimo al prezzo del petrolio russo: da 60 a 47,6 dollari al barile. Tuttavia, secondo gli esperti, l’impatto reale sarà limitato: lo sconto sul petrolio russo potrebbe aumentare solo marginalmente, beneficiando più Cina, India e Turchia che l’UE stessa.
Tra le novità anche il divieto di importazione di carburanti prodotti con greggio russo in Paesi terzi, come India e Turchia. Un boomerang per l’Europa, che rischia ora un aumento dei prezzi dei carburanti, vista la forte dipendenza da quei mercati. Sul fronte finanziario, altre 22 banche russe sono state escluse dal sistema SWIFT.
Ma per Mosca non è un colpo letale: esistono alternative come il sistema cinese CIPS. Gli analisti sottolineano che senza l’adesione di Stati Uniti e G7, le nuove sanzioni difficilmente avranno un effetto incisivo. In sintesi: Bruxelles inasprisce la linea, ma a pagare potrebbe essere anche (e soprattutto) l’Europa.
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