Terremoto in Siria. Via le sanzioni o almeno tacete

di Alberto Fazolo

Dopo il terribile terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria è iniziata una pioggia di attestazioni di solidarietà a quei due paesi da parte di politici, opinionisti e operatori economici. Quando rivolta verso la Turchia è coerente, in quanto da anni è in corso un processo finalizzato a tenere il Paese nella sfera d’influenza occidentale. Questo processo ha alterni risultati, ma in ogni modo determina delle particolari attenzioni verso Ankara. Pertanto non stupisce la dimostrazione di solidarietà e vicinanza che presumibilmente si tradurrà anche in aiuti concreti.

Stupisce invece vedere alcune manifestazioni di solidarietà anche nei confronti della Siria. Io sono portato a pensare che certe cose siano possibili solo in presenza di una qualche forma di amnesia collettiva: molti di quelli che oggi dimostrano solidarietà alla Siria sono gli stessi che fino a qualche anno fa hanno scatenato una guerra contro quel Paese dilaniandolo, distruggendolo e affamandolo.
Verosimilmente si tratta solo di ipocrite prese di posizione finalizzate a millantare una sensibilità e una umanità assolutamente inesistenti, ma se così non fosse, non ci dovrebbero essere remore ad accogliere due semplici proposte:


1. INVIARE ALLE POPOLAZIONI COLPITE DAL SISMA LE RISORSE CHE ATTUALMENTE DESTINIAMO ALLA GUERRA.

2. RIMUOVERE LE SANZIONI ALLA SIRIA.

Il paesi UE stanno destinando miliardi di euro ad alimentare una guerra che -al netto di ogni valutazione etica e politica- gli sta provocando dei contraccolpi economici: si spendono soldi per avere un danno economico, facendo una cosa immorale. Un completo nonsenso. Pertanto oltre che un gesto di umanità, dirottare le risorse dalla guerra ai terremotati non sarebbe una operazione a “costo zero”, bensì un qualcosa di economicamente vantaggioso. Ogni persona dotata di buon senso e in buona fede non esiterebbe un’istante nel sottoscrivere questa proposta.

Il discorso è diverso per quel che riguarda la proposta di rimozione delle sanzioni a Damasco. I paesi europei non hanno solo scatenato la guerra contro la Siria che ha portato morte e distruzione, ma hanno anche imposto delle dure sanzioni -tuttora in vigore- che stanno strangolando e affamando il Paese. La logica bellicista dei nostri governanti ha portato ad usare le sanzioni come strumento di guerra, ma tenerle in essere in questo momento sarebbe un criminale accanimento contro la popolazione civile. Tutti quelli che si dichiarano vicini alle vittime del sisma non possono far finta che le sanzioni non ci siano.
Va sottolineato il fatto che la rimozione delle sanzioni apporterebbe dei significativi vantaggi economici reciproci.

Queste due proposte sono di buon senso ed economicamente vantaggiose, chi non le vuole accogliere evitasse di fare ipocrite dichiarazioni di solidarietà e di sfruttare questa tragedia per tornaconto mediatico personale.

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