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Il geologo Mario Tozzi ha accolto su Twitter la notizia della morte di Luc Montagnier con sarcasmo, dicendo di non riuscire a smettere di ridere per quanto fosse simpatico un twit, che a sua volta rilancia, in cui, semplicemente, si da del terrapiattista allo scienziato francese. Evidentemente Tozzi ritiene che le posizioni di Montagnier sulla pandemia siano antiscientifiche. Questo banale twit è una rappresentazione plastica del declino culturale che ci troviamo a vivere.
Lasciando stare la bassezza dell'animo umano perché non ci interessano argomenti di tipo etico o moraleggianti, rimaniamo sul punto filosofico-scientifico: tutti gli scienziati, quello veri, sbagliano. A tutti è capitato, nessuno escluso. Non si dovrebbero nemmeno portare esempi a tal proposito, dato che l’errore è connaturato al discorso scientifico. La scienza va avanti proprio in questo modo: per tentativi ed errori. Basterebbe ricordare le assurdità che scriveva Galileo sulle maree (ma potremmo fare altri esempi) oppure ciò che scriveva Copernico sulle stelle, che per lui erano delle lucine incastrate in una sfera di cristallo di Boemia, per capire che tutti, ma proprio tutti, nel tentativo di spingere più in là la conoscenza umana, abbiano preso dei granchi. Galileo e Copernico sono diventati di colpo dei cretini? No. Erano scienziati (anzi i padri della scienza) e in quanto tali esposti al rischio di fare errori. Potremmo fare esempi così per tutti gli scienziati di ogni epoca storica.
L’errore è così connaturato al discorso scientifico che capita che non un singolo, ma un’intera generazione di scienziati si convinca di qualcosa di sbagliato. Prendiamo per esempio la oramai divinizzata Marie Curie (vincitrice di due premi Nobel) fieramente convinta che le radiazioni fossero benefiche per il corpo umano. Mica era matta? Semplicemente, come lei, la maggioranza dei medici del periodo (inizi del ‘900) si era convinta che le radiazioni fossero un’adeguata terapia per una enorme quantità di malattie. Si vendeva acqua addizionata di elementi radioattivi, si facevano creme per il viso e dentifrici radioattivi eccetera. Poi, dopo aver fatto danni, si capì e si fece marcia indietro.
Potremmo parlare della geologia tanto cara al nostro Tozzi. Anche li, quando nel 1912 Alfred Wegener propose la teoria della deriva dei continenti e della Pangea venne quasi preso per matto. Certo la sua teoria, che era corretta e con solide prove a supporto, conteneva degli errori (guarda un po’), ma di certo ci aveva visto giusto, al contrario della quasi totalità dei geologi che si erano invece sbagliati, e di grosso pure, nel dargli torto. Ci volle un altro mezzo secolo abbondante per convincerli.
Bene. Arriviamo alla nostra storia. Montagnier in questi mesi ha espresso delle convinzioni che smentiscono la narrazione dominante sulla pandemia in corso. Non ci interessa nemmeno discutere ciò che Montagnier ha detto. Anzi partiamo dal presupposto (come premessa teorica) che abbia sbagliato su tutta la linea: non può un vecchio scienziato sbagliare? Come hanno fatto tutti i suoi colleghi prima di lui? Perché Mario Tozzi, dimenticando cosa sia la scienza, insulta il prof Montagnier dandogli del terrapiattista? Cosa c’è di scientifico nel fatto che un geologo, che si occupa di tutt’altro, si senta in diritto di esprimere giudizi simili relativamente alle opinioni di un virologo su tematiche specifiche della sua professione, cioè i virus? Non è un tantino arrogante da parte di Tozzi? Certo, arrogante ed antiscientifico, questo si che lo è. Perché un vero scienziato mai si sarebbe espresso in quei termini.
Invece il nostro eroe, che vuole salvare il mondo (nientedimeno), ha deciso di voler passare alla storia della scienza non per meriti propri, come si dovrebbe, ma per aver insultato la memoria di un premio Nobel il giorno dopo la di lui morte. Si fa quel che si può, potremmo dire.
Ma Tozzi in questo abominio culturale non è solo. Anche il TG scientifico Leonardo, della RAI, programma evidentemente pensato per rivolgersi ad un pubblico di bambini, ha accusato Montagnier di essere passato dalla scienza all’antiscienza. Ai redattori del presunto TG “scientifico” andrebbe chiesta una definizione di cosa sia l’antiscienza. Non avremmo risposte.
Qualche risposta da dare, come ipotesi, l’avremmo noi. Questa manfrina di dare dell’antiscientifiche ad opinioni di scienziati è iniziata con il caso Di Bella. Lo ricordate? Per lui si iniziò a parlare in questi termini. Uno scienziato antiscientifico. Questo perché con la sua terapia poteva mettere in pericolo gli enormi interessi di ben noti gruppi di potere, diventati così forti da essere arrivati al punto da scrivere i testi per i futuri medici, insomma una scienza privata, questa si in odore di essere contrastante col puro e semplice discorso scientifico. Se una teoria è sbagliata se ne prova la falsità, non si insulta chi la propone. Che la sua presunta cura funzionasse o meno una cosa è certa: Luigi di Bella parlava sette lingue ed aveva conseguito una laurea in medicina, una in chimica ed una in farmacia. Tre lauree coerenti tra di loro. Eppure è morto sommerso dalle accuse di stregoneria mossegli da studentelli dei primi anni di medicina sbavanti odio o da giornalisti ignoranti, che di scienza sanno nulla, come se fosse un cialtrone qualsiasi, tutti saliti sulle barricate della difesa della vera scienza! E’ morto investito da un uragano di trogloditismo culturale.
Causa di ciò è la irrazionale divinizzazione del discorso scientifico avvenuta negli ultimi decenni nella cultura popolare e politica, che ha spogliato la scienza dei suoi attributi reali per renderla qualcosa di simile al dio cristiano: infallibile. Cosa che già di per se non è, soprattutto quando poi a metterci lo zampino sono la politica e gli interessi privati.
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