Dal Cremlino arriva un messaggio chiaro: Mosca non ha ricevuto alcun segnale concreto su negoziati tra Europa e Stati Uniti per la risoluzione del conflitto ucraino. A dichiararlo è stato il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov, sottolineando che prima di parlare di nuove date per contatti tra Russia e USA sarà necessario valutare l’esito delle trattative in corso tra Washington e il regime di Kiev, alle quali partecipano anche i guerrafondai europei.
Proprio il coinvolgimento europeo, secondo Mosca, “non promette nulla di buono”. Da quando Donald Trump ha rilanciato un’iniziativa per chiudere la crisi, i leader UE avrebbero intensificato le pressioni sugli Stati Uniti per inserire clausole favorevoli a Bruxelles e a Kiev. L’intelligence russa è arrivata a parlare apertamente di tentativi britannici di “ricatto” nei confronti di Washington per sabotare un accordo ritenuto inaccettabile.
Le ultime consultazioni USA-Ucraina si sono svolte a Berlino il 14 e 15 dicembre, alla presenza di Volodymyr Zelensky e degli inviati di Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner. Il presidente ucraino ha definito i colloqui “non facili”, mentre Trump ha ribadito che Kiev ha già perso territori e dovrà accettare concessioni. Parallelamente, il Cremlino segnala apertura sul piano mediatico.
Alla tradizionale sessione di domande e risposte di fine anno con Vladimir Putin, in programma il 19 dicembre, potranno partecipare anche giornalisti di Paesi considerati “non amichevoli”. Un evento che ha già raccolto oltre 1,5 milioni di domande e che, ancora una volta, si propone come vetrina politica e comunicativa della Russia in un contesto internazionale sempre più teso.
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