Tra bufala e fantascienza: il film su Snowden visto da "La Stampa"

Bufale di ieri, bufale di oggi. Ce le rifila La Stampa “recensendo” il film di Oliver Stone “Snowden” imperniato sulla vita dell’ex analista CIA che, rinunciando ad una prestigiosa carriera, ha rivelato l’esistenza di una orwelliana rete di sorveglianza. In altri tempi Snowden sarebbe stato incoronato come “Paladino delle libertà” e “Attivista per i diritti umani”; ci ha ricavato, invece, una serie di condanne a morte che lo hanno costretto all’esilio (ultima tappa, Mosca) e articoli come questo de La Stampa.


Articolo che, (il perché di tanto livore chissà da cosa dipende?) comincia infangando il Premio Pulitzer Walter Duranty - per aver messo in dubbio l’esistenza dell’Holodomor e cioè lo sterminio del popolo Ucraino voluto da Stalin (per saperne qualcosa, guardatevi questo bellissimo video) – e Glenn Greenwald, un altro Premio Pulitzer assegnatogli, ovviamente, da gente come lui: “creduloni faziosi, che detestavano la democrazia ed erano sedotti dall’Uomo Forte.” Segue uno sguaiato attacco al filosofo marxista Slavoj Zizek e, di riflesso, di tutti coloro che non sono disposti a mettere Putin sullo stesso piano dell’ISIS.


Ma il giornalista de La Stampa – che, verosimilmente, come tutti noi, non ha ancora visto Snowden – al di là delle sue amare considerazioni sui giornalisti che vincono il Premio Pulitzer - qualcosa sul film deve pur scriverla. Lo fa, quindi, raccontandoci non la trama o le sue impressioni, ma una torbida e improbabile storia che si snoda tra il losco Anatoly Kucherena, “l’avvocato d’affari che Putin ha affibbiato a Snowden”, Oliver Stone che tenta di violentare una donna e sicari del Cremlino che fanno fuori Boris Nemtsov.


Certo, un po’ poco per recensire un film. Ma l’importante è aver dimostrato la propria assoluta sottomissione a chi oggi detta ai media le direttive da tenere.


E, per un giornalista dei nostri tempi, può bastare.

Francesco Santoianni

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