Firmando l’appello della Boldrini aiuti davvero la “corretta informazione”?


Con la fake news del Corriere della Sera che aveva annunciato il 7 febbraio, solo oggi, 8 febbraio, Laura Boldrini ha annunciato con un video sulla sua pagina Fb e un’intervista a Buzzfeed - sito che, dopo aver riproposto la bufala clamorosa del ricatto porno che Trump subirebbe da Mosca, aveva perfino fatto scandalizzare il New York Times con il noto “perché rilanciate fake?” - ci annuncia il suo appello anti-bufale e invita i cittadini italiani a firmare attraverso un nuovo sito creato ad hoc.

Dopo il giro di vite in corso negli Stati Uniti, Germania e Francia, Laura Boldrini da tempo si è prestata a questo gioco disperato di chi ha perso definitivamente il controllo dell’opinione pubblica. Nell’intervista a Buzzfeed la Boldrini dichiara che l’aspetto più preoccupante non è il profitto o la propaganda politica ma l’odio. O meglio il cocktail di tutto questo crea un “corto circuito alle nostre democrazie”.

Esattamente come Laura Boldrini, ad esempio, ha fatto ricevendo con tutti gli onori Annick Cojean, giornalista del “prestigioso Le Monde” ma sopratutto autrice di un celebratissimo libro su “Gheddafi che stuprava quattro donne al giorno” e sul Viagra distribuito alle sue truppe per emulare le imprese del Rais: una bufala colossale, smentita perfino da Amnesty International, e che è servita a fare accettare all’opinione pubblica un’altra “guerra umanitaria”, che non solo ha prodotto odio ma migliaia e migliaia di morti innocenti.



Prosegue nell’intervista la Boldrini: “Non si tratta di attaccare la libertà d’espressione. E’ come dire che puoi vendere carne marcia o acqua contaminata perché siamo in un mercato libero”. E, si legge nell’appello rivolto a tutti i cittadini italiani: “E’ necessario mobilitarsi ciascuno di noi deve fare qualcosa per contrastare la disinformazione e contribuire a tutelare la libertà del web e la dignità di chi utilizza questo spazio….”

L’appello, partorito con il prezioso aiuto di quattro “esperti” del debunking di cui vi abbiamo già detto, si risolve in una ventina di righe di banali ovvietà. Ma l’aspetto interessante e preoccupante è sotto l’appello, dove ci sono alcune istituzioni su cui dovrebbero produrre gli effetti della mobilitazione. Delle cinque ci soffermiamo su due perché in linea con quello che sta avvenendo negli Stati Uniti, Germania e Francia, nella quale, da ultima, otto corporazioni mediatiche hanno firmato in settimana con Facebook un contratto per il controllo preventivo delle fake news.

Punto 3.
L’impegno passa anche per le aziende. Le loro inserzioni pubblicitarie non dovrebbero comparire su siti specializzati nella creazione e diffusione di false notizie, per non finanziare anche involontariamente la disinformazione e per non associare i propri prodotti a questi danni sociali.

Punto 4.
“In quest’ottica un ruolo cruciale lo possono svolgere i social network, che dovrebbero assumersi le loro responsabilità di media company e indirizzare le loro politiche verso una maggiore trasparenza. Per contrastare fake news e discorsi d’odio è essenziale incrementare la collaborazione con le istituzioni e le testate giornalistiche, così come un maggiore investimento in risorse umane e tecnologie adeguate a fronteggiare il problema”.

Vi abbiamo riportato come Laura Boldrini abbia incontrato i vertici di Facebook dopo il convegno autogol organizzato alla Camera. L’obiettivo è togliere la pubblicità e bloccare la “viralità” a quei post che vengono giudicati diffusori di fake news. Le prime liste di proscrizioni le ha prodotte il Washington Post.

Le “bufale” principali sono quelle del mainstream. Sono loro che devono essere chiamati in causa per la disinformazione, le menzogne e i castelli di carta che hanno costruito negli anni e che, in Iraq, Siria e Libia, sono costate centinaia di migliaia di vite umane. Menzogne e bufale che sono fallite miseramente. Ad oggi sulla campagna presidenziale negli Stati Uniti, l’unica fake news è quella di tutti i media mainstream che davano per certo la vittoria di Hilalry Clinton con sondaggi preparati ad arte. Ieri l’intelligence tedesca ci ha fatto sapere che non c’è nessuna cyber propaganda e missili di fake news pronti a colpire la Merkel.

Mettere il bavaglio alla Rete? Ci stanno provando in molti, ad esempio tacciando chiunque si esprima contro le guerre della NATO o contro le feroci politiche dell’Unione Europea come un “emissario di Putin”. Un maccartismo basato su imperscrutabili “ricerche” di aziende come Buzzfedd, miranti a dimostrare un tenebroso complotto.

E, quindi, se proprio sicuro che proteggi la “corretta informazione” firmando l’appello della Boldrini?

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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