'Left' cancella tutti gli articoli e post filo Caschi Bianchi, chi deve scusarsi?



di Fabrizio Verde

Della passione smodata mostrata dalla rivista sedicente di sinistra ‘Left’ per gli ‘Elmetti Bianchi’ avevamo avuto modo di scrivere già quando la rivista decise si assegnare alla ONG contigua ai terroristi che hanno messo a ferro e fuoco la Siria il premio di ‘persona dell’anno’.

Questo è quanto scrivevamo all’epoca: «"Left", giornale che si autoproclama nel titolo di sinistra, dedica il suo ambitissimo e prestigioso premio di "persona dell'anno" niente meno che agli "Elmetti Bianchi". Con una tempistica perfetta, non c'è che dire: nel momento in cui ad Aleppo est, dove opera questa ONG finanziata dai governi anglosassoni, si scoprono sepolti comuni di corpi torturati e decine di miliardi di euro di armi anche nei vecchi ospedali…»


Leggi: «L'imbarazzo di Left per il premio di "persone dell'anno" agli Elmetti bianchi. Il giornale alla fine riconosce il legame con il terrorismo»

Poi davamo conto della reazione a dir poco sdegnata dei (a dire il vero non molti) lettori della rivista. Come anche della ‘giustificazione’ della direttrice dell’epoca: «Poco fa è arrivata anche la giustificazione un po' imbarazzata da parte della direttrice di Left, Ilaria Bonaccorsi - candidata con il Pd alle scorse elezioni europee - e del condirettore Raffaele Lupoli. Premettendo che la scelta è frutta di uno studio così approfondito da citare come fonti France 24 e The conversation - un po' come essere di sinistra e continuare a leggere Left - i due giornalisti ammettono candidamente di aver dato il premio di persone dell'anno ad un'organizzazione probabilmente legata ad Al-Nusra, cioè Al-Qaeda, cioé 11 settembre, in alcuni suoi membri. Ogni commento ulteriore lo lasciamo a voi».

Peccato che i commenti non siano più visibili perché ‘Left’ ha provveduto a cancellare ogni traccia.

La vicenda è tornata in auge perché i beniamini della sinistra liberale - radicale e non è bene iniziare a definirli con il giusto termine - italiana hanno accusato i guerriglieri curdi di bombardare le popolazioni civili. Quando per popolazioni civili si intendono i jihadisti che assaltano la Siria insieme all’esercito turco.


Leggi: «I Caschi Bianchi accusano i curdi di "bombardare i civili": tutti i castelli di carta delle fake news sulla Siria sono davvero crollati»

Tanti che all’epoca mostrarono indignazione per le posizioni assunte da ‘Left’ hanno voluto ricordare alla rivista sedicente di sinistra il loro assurdo sostegno a questa organizzazione filoterrorista finanziata dai governi occidentali e legata a doppio filo con la Turchia.

Scrive, ad esempio, Leonardo Cribio: «Sta creando un certo stupore il fatto d'aver ricordato, e denunciato, che Left abbia definito "persone dell'anno" i cosiddetti caschi bianchi tanto da dedicargli la copertina celebrativa di fine anno nel 2016.

Per chi se lo fosse perso, i caschi bianchi facevano da supporto ai cosidetti ribelli siriani (esercito libero siriano/free syrian army, la bandiera con le 3 stelle rosse spesso esposta in alcuni centri sociali e in occasioni di comizi di "sinistra" da Bersani a sette trotskiste) raccontando menzogne sulla Siria riguardo fantomatici crimini compiuti dall'esercito regolare siriano ovviamente mai avvenuti. I nostri media facevano rimbalzare queste fake news sulla base della "fiducia", meglio dire interesse, senza alcuna prova concreta verificata.

Oggi, che tutti i nodi sono venuti al pettine, i cosiddetti caschi bianchi, ovvero le "persone dell'anno" 2016, sono finiti nel dimenticatoio evitando l'imbarazzo di dover riportare la loro ultima denuncia, o meglio fake news, riguardo i curdi che starebbero uccidendo civili.

Ho fatto notare sulla pagina facebook di Left il loro errore, la risposta e la mia replica la potete vedere nelle immagini a corredo del post: ai lettori l'ardua sentenza, in attesa di una chiara e forte autocritica e presa di distanze dal passato e, conseguentemente e con coerenza, la riabilitazione della giornalista Eva Bartlett che denunciò il ruolo dei caschi bianchi all'epoca dei fatti senza trovare ascolto, nonostante i nostri numerosi commenti a supporto delle sue tesi.

Nel frattempo, come potete notare sempre dalle foto, l'articolo è stato cancellato e a me è stata tolta la possibiltà di commentare (fortunatamente, posso invece condividere ancora i loro articoli).

Il tempo è galantuomo, ma più che il levarsi i macigni dalle scarpe ciò che deve interessare è che emerga la verità.

In guerra la prima vittima è la verità, ora che volge al termine questa deve emergere per rispetto di coloro che sono morti.

L'attenderemo come Godot o ci sarà un sussulto di dignità una volta tanto?».



La risposta della redazione di ‘Left’ è questa: «Ha sbagliato bersaglio. Spiace. Lei sta offendendo una redazione e una direzione all’epoca di quel servizio non c’erano. Non ci vuole molto a verificare quale sia da oltre due anni e mezzo la nostra linea editoriale. Accettiamo le sue scuse».

Quindi adesso la redazione della rivista afferente la sinistra liberale pretende anche le scuse dai lettori giustamente indignati. Se non fosse grave verrebbe da ridere. La direzione e la redazione sono cambiate e quindi i lettori devono scusarsi per gli abbagli (o la malafede) presi dalla rivista?

E poi il cambio di linea editoriale avrebbe dovuto comprendere la netta condanna di ogni violazione della sovranità del territorio siriano, o sbagliamo?

Non basta inneggiare alla lotta dei curdi o condannare l’invasione di un inesistente Kurdistan. Chi subisce l’invasione turca e dei mercenari terroristi dell’Esercito Libero Siriano è la Repubblica Araba di Siria.

Cancellare le prove del passato sostegno al gruppo filoterrista o fare scaricabarile sulle passate direzioni non salverà i liberali di ‘Left’ dall’essere giustamente inchiodati alle loro repsonsabilità.

Dulcis in fundo, andiamo a ricordare cosa scriveva in merito ai Caschi Bianchi un’insospettabile come Fulvio Scaglione, ex vicedirettore di Famiglia Cristiana, non un rossobruno qualunque come noi de l’AntiDiplomatico: «I loro interventi a favore dei civili sono indubbi, ma altrettanto certi sono alcuni fatti che possono farci dubitare della loro vera missione.

Ecco una sommaria sintesi. I Caschi Bianchi si formano in Turchia nel 2013, quando da due anni la Turchia ospita i campi di addestramento del’Esercito libero siriano (anti-Assad) ed è ormai diventata la retrovia da cui passano i foreign fighters e i rifornimenti per le formazioni jihadiste che operano in Siria. Addestra i Caschi Bianchi Jean Le Mesurier, ex membro delle forze speciali inglesi. Per anni i Caschi Bianchi ricevono importanti finanziamenti dai Paesi che chiedono la cacciata di Assad: Usa (33 milioni di dollari in cinque anni), Regno Unito (44 milioni di euro), Danimarca, Olanda (dove ha sede l’Ong fondata da Le Mesurier, la Mayday Rescue) e Germania. Per finire, ottengono l’appoggio di Israele, noto per aver curato nei propri ospedali i miliziani anti-Assad feriti negli scontri nel Sud della Siria, e della Giordania, che ha ospitato i campi di addestramento dei ribelli anti-Assad sostenuti e finanziati dagli Usa.

Con tutta la buona volontà, è difficile credere ai Caschi Bianchi quando si definiscono neutrali. Se lo fossero stati, non avrebbero ricevuto tutti quei soldi da Paesi che neutrali non sono per nulla, visto che hanno decretato l’embargo contro la Siria di Assad e hanno a più riprese bombardato l’esercito siriano e le sue basi.

È più plausibile, invece, che anche i Caschi Bianchi abbiano seguito il percorso di gran parte della rivolta contro Assad».

Nulla da aggiungere. Un ultima domanda: chi deve chiedere scusa?

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