Con Biden lo strangolamento della Siria sarà solo diverso

29 Gennaio 2021 17:28 Francesco Guadagni

Sicuramente l'amministrazione Trump è stata spietata con la Siria. Nell'ultimo anno il nuovo pacchetto di sanzioni denominato "Caesar Act" aveva, per ammissione dell'ez Segretario di Stato Pompeo, e del rappresentante di Washington per Siria, Jeffrey, lo scopo di strangolare completamente la Siria, privandola di ogni bene di prima necessità per portare il Presidente Assad a più miti consigli. Alla fine, nonostante il Caesar Act, la Siria non si è piegata e gli USA non hanno ottenuto risultati.

Ora, con la nuova amministrazione guidata dal Dem Biden, come spiega in un articolo l'ex ambasciatore della Gran Bretagna in Siria, Peter Ford cambierà il modo il cappio per strangolare il popolo siriano.

Ford, ribadendo che in Siria si debba voltare completamente pagina sulle inumane sanzioni, replica nel suo editoriale per 'Just Wordl Educational', a due diplomatici statunitensi di lungo corso, Jeffrey Feltman e Hrair Balian, i quali, sembrerebbero più morbidi nel loro approccio, ma in realtà alla fine emerge sempre la tipica volontà egemonica degli Stati Uniti d'America.

Gli ex diplomatici sulla rivista 'Responsible Statecraft', sostengono che sia necessario quella che definiscono "una nuova politica" sulla Siria viste le politiche fallimentari di Trump, proponendo l'allentamento delle sanzioni in cambio di "concessione politiche" da parte di Damasco.

Secondo Ford "ciò che Feltman e Balian propongono è di allentare parte di questo strangolamento in cambio di concessioni politiche. C'è un termine per questo: si chiama estorsione. È la tecnica dei teppisti del New Jersey piuttosto che di quella di un 'Joe normale' del Delaware."

Feltman e Balian ritengono che "gli Stati Uniti dovrebbero considerare di esentare dalle sanzioni tutti gli sforzi umanitari per combattere il COVID-19 in Siria. Altrettanto urgente sarebbe facilitare la ricostruzione delle infrastrutture civili essenziali, come ospedali, scuole e impianti di irrigazione. Successivamente seguirà un allentamento graduale e reversibile delle sanzioni statunitensi ed europee."

Ford ricorda ai due autori dell'articolo che "questo allentamento 'graduale e reversibile' delle sanzioni sarebbe attivato solo quando gli Stati Uniti ed i loro alleati europei verificheranno l'attuazione delle misure concrete negoziate con il governo siriano. I meccanismi di monitoraggio accerterebbero i progressi. Tale 'monitoraggio' sarebbe senza dubbio invadente e sotto il controllo degli Stati Uniti ..."

Ecco, con i commenti di Ford tra parentesi, quali dovrebbero essere questi passaggi:

  • il rilascio di prigionieri politici [ senza dubbio i "moderati" favoriti dagli Stati Uniti, ora noti per essere in molti casi fanatici islamisti ],
  • un'accoglienza dignitosa per i rifugiati di ritorno [che significa niente controlli per i jihadisti di ritorno ]
  • protezione civile [ cosa si nasconde dietro questo concetto elastico? ],
  • accesso umanitario senza ostacoli in tutto il paese [ compresa Idlib controllata dai jihadisti ],
  • la rimozione delle rimanenti armi chimiche [ ci risiamo! Iraq WMD redux, una scusa su misura per rifiutare l'esenzione dalle sanzioni ],
  • riforme del settore politico e della sicurezza [ cioè, aprire la strada al regime change ], compresa la partecipazione in buona fede al processo di Ginevra delle Nazioni Unite e un maggiore decentramento [ divisione].

Secondo l'ex diplomatico, pur ammettendo che Assad accetti queste condizioni: "Chi può onestamente dubitare che aprire le prigioni e consentire il ritorno senza restrizioni degli islamisti porterebbe a un'instabilità che farebbe sembrare l'Iraq del dopo Saddam un modello di ordine? O che combattenti jihadisti riforniti e rianimati a Idlib fuggirebbero dalla loro enclave, invadendo le vicine aree cristiane e alawite con risultati troppo orribili da immaginare? O che in queste condizioni l'Isis si riprenderebbe? O che il “decentramento” porterebbe alla disgregazione della Siria a lungo desiderata da alcuni?"

Ford conclude: "Offrire una nuova forma di calice avvelenato non è una nuova politica, ma un modo per consolidare quella vecchia."

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