Palestina, su una surreale nota di sudditanza della Farnesina

12 Maggio 2021 14:51 Fabrizio Verde

“L’Italia ribadisce la sua preoccupazione per l’escalation di attacchi e violenze in particolare a Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza e chiede che cessi immediatamente.

L’Italia condanna fermamente i lanci di razzi da Gaza verso il territorio di Israele e ritiene che non siano giustificabili in alcuna circostanza.

Ci appelliamo a tutte le parti affinché adottino immediatamente misure di de-escalation e diano prova di responsabilità. E’ prioritario prevenire ulteriori vittime civili.

Ogni violenza, provocazione e incitamento all’odio deve cessare e lo status quo dei Luoghi Sacri deve essere rispettato”.

Con questa nota, il ministero degli Esteri italiano, guidato dal pentastellato Luigi Di Maio, si pronuncia ufficialmente sugli eventi in Terra Santa.

Visto il tenore della nota avremmo preferito il silenzio. Forse sarebbe stato più decente.

“L’Italia condanna fermamente i lanci di razzi da Gaza verso il territorio di Israele e ritiene che non siano giustificabili in alcuna circostanza”, questo è sicuramente il passaggio più vergognoso della nota.

La Farnesina focalizza tutta la sua attenzione sui razzi da Gaza occultando tutti gli eventi che hanno preceduto la risposta palestinese.

Il colonialismo, la violenza quotidiana, le politiche di pulizia etnica di Israele contro il popolo palestinese vanno bene all’Italia? Non trovano la ferma condanna di Roma?

Quindi dobbiamo desumere che l’Italia trovi accettabile, forse anche giusto, che il ‘democratico’ Stato di Israele bombardi strutture civili, case e finanche scuole gestite dall’UNRWA e da associazioni benefiche a Gaza.

Sicuramente a un governo come quello italiano completamente succube e vassallo di Stati Uniti e Israele non piacerà, ma la Palestina ha tutto il diritto di difendersi. Dalla sua parte c’è il diritto internazionale. I palestinesi hanno il diritto di usare le armi per difendersi dalla brutale tracotanza, genocida e colonialista, di Israele.

La resistenza e la lotta armata contro una forza di occupazione coloniale non solo sono riconosciute come legittime in base alle leggi internazionali, ma specificamente approvate.

Sulla base del diritto internazionale umanitario, le guerre di liberazione nazionale sono state espressamente riconosciute ovunque, attraverso l’adozione del primo protocollo aggiuntivo - relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali - alle Convenzioni di Ginevra del 1949 come un diritto protetto e imprescindibile dei popoli sotto occupazione.

Il diritto alla difesa, anche armata, da parte dei palestinesi fu anche difeso dall’allora presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi, il 6 novembre del 1985, in una Comunicazione del Governo alla Camera dei Deputati in materia di politica estera. In quell’occasione il leader socialista evidenziò la legittimità della lotta armata dell’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ai sensi della Carta dei Diritti dell’ONU.

“Contestare ad un movimento che voglia liberare il proprio paese da un’occupazione straniera la legittimità del ricorso alle armi significa andare contro le leggi della storia… si contesta ciò che non è contestabile, secondo la Carta dei Diritti dell’ONU”, affermò Craxi.

Una differenza abissale con gli attuali nani politici che occupano i posti di governo.

Alla Farnesina potrebbero anche andare a riascoltare il discorso di fine anno del presidente Pertini nel 1983 dove affermava: “Una volta furono gli Ebrei a conoscere la ‘diaspora’. Vennero dispersi, cacciati dal Medio Oriente e dispersi per il mondo; adesso sono invece i Palestinesi. Ebbene io affermo ancora una volta che i Palestinesi hanno diritto sacrosanto a una patria ed a una terra come l’hanno avuta gli Israeliti”.

Nello stesso messaggio agli italiani il presidente Pertini condannava senza tentennamento alcuno i crimini commessi da Israele nel massacro di Sabra e Chatila. Eccidio compiuto dalle Falangi libanesi e dall’Esercito del Libano del Sud, con la complicità dell'esercito israeliano, di civili prevalentemente palestinesi e sciiti libanesi.

“Io sono stato in Libano. Ho visto i cimiteri di Sabra e Chatila. E' una cosa che angoscia vedere questo cimitero dove sono sepolte le vittime di quell'orrendo massacro. Il responsabile e' ancora al governo in Israele. E quasi va baldanzoso di questo massacro compiuto. E' un responsabile cui dovrebbe essere dato il bando dalla società”.

Il responsabile ancora al governo in Israele era Ariel Sharon, così commemorato, alla sua morte, dall’attuale segretario del Partito Democratico, Enrico Letta: “È scomparso un leader generoso che ha segnato la storia di Israele e che ha dedicato la vita al servizio del suo Paese”.

La posizione assunta dal nostro ministero degli Esteri non fa onore all’Italia. Alla sua storia di amicizia con il popolo palestinese. Ma tant’è. Questo è il livello della politica attuale, dove Roma ha perso ogni barlume di sovranità o possibilità di esprimere una posizione autonoma. La nostra politica estera è completamente determinata in altri ambiti.

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