Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha cercato di bloccare l'accesso ai social media dopo che i palestinesi di nazionalità israeliana hanno protestato contro i violenti attacchi lanciati da Israele a Gerusalemme Est e sulla Striscia di Gaza. Questo è quanto denunciano alcuni media di Israele.
Secondo la stampa israeliana, Benjamin Netanyahu ha tentato di bloccare i social media durante i bombardamenti su Gaza del 10-21 maggio.
I funzionari hanno detto che Netanyahu ha raccomandato di bloccare i social media due volte, ma i suoi suggerimenti sono stati rifiutati dal procuratore generale israeliano Avichai Mandelblit e dai funzionari della sicurezza, riferiscono media israeliani.
Secondo Netanyahu gli israeliani di origine palestinese hanno organizzato le proteste attraverso la piattaforma social TikTok.
Walla News, invece, scagiona Netanyahu e afferma che il blocco dei social media sarebbe stato voluto dai funzionari addetti alla sicurezza del paese.
Della vicenda non abbiamo avuto eco alle nostre latitudini. Forse il motivo è facilmente intuibile: misure come il blocco dei social network viene spesso associata a mosse liberticide adottate da paesi che non sarebbero democratici secondo gli ipocriti canoni stabiliti dai liberali occidentali. Quindi i media dominanti non potrebbero mai associare tale misura a un paese come Israele che continuano a far passare quale unica democrazia del Medio Oriente.
Quindi censure, politiche colonialiste, genocide e di apartheid, dell’entità sionista non devono venire a conoscenza dell’opinione pubblica occidentale, le cui sono obnubilate dal martellamento mediatico mainstream.
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