Frisch, ex ambasciatore svizzero in Ucraina: "Non ci sono solo pecore nere ad Est e pecore bianche a Ovest"

In questa intervista rilasciata a swissinfo.ch, l’ex ambasciatore svizzero Toni Frisch ha parlato della recente visita del ministro degli Esteri elvetico, Ignazio Cassis, in Ucraina. Un punto molto caldo dove Ucraina (sostenuta dall’occidente) e Russia rischiano di scontrarsi se Kiev continua la sua guerra di sterminio contro i territori russofoni del Donbass nell’est del paese.

Questa l’intervista:

SWI swissinfo.ch: Da alcuni mesi si è concluso il suo mandato di coordinatore del gruppo di lavoro sulle questioni umanitarie in Ucraina orientale per conto dell'OCSE. Ora può sfogarsi e dire liberamente ciò che pensa.

Toni Frisch: In realtà, ho sempre parlato senza peli sulla lingua. Ho sempre ricordato che non ci sono solo pecore nere ad Est e pecore bianche a Ovest. Ce ne sono moltissime di colore grigio chiaro e grigio scuro. Non mi sono mai morso la lingua e ho criticato tutte le parti in causa. Purtroppo, devo dire che l'Ucraina è il Paese che ha meno apprezzato il mio impegno.

Forse l'Ucraina non è abituata ad essere criticata dall'Occidente visto che quest'ultimo, di solito, solidarizza con l'ex Repubblica sovietica. È per questo che se l'è presa?

È sicuramente un motivo. Forse è anche per questo che i russi hanno continuato a sostenere che l'OCSE non era neutrale. Si è sempre stati restii a rimproverare l'Ucraina, mentre non abbiamo lesinato le critiche alla Russia. Il rappresentante speciale della presidenza di turno dell'OCSE a Kiev non si è purtroppo comportato in maniera neutrale e, schiavo di questo ruolo, ha quasi sempre approvato ciò che faceva l'Ucraina.

Anche la Svizzera s'impegna a favore dell'Ucraina. La prossima conferenza sulla riforma si terrà a Lugano. Come mai la Confederazione nutre tutto questo interesse per lo Stato dell'Europa dell'Est?

Si tratta di un conflitto latente nel cuore dell'Europa! Per un piccolo Paese come la Svizzera, la sicurezza e la pace in Europa sono fondamentali.

E poi non si tratta semplicemente di un conflitto locale, bensì di una contrapposizione tra Est e Ovest. Sulla linea di contatto nell'Ucraina orientale si scontrano questi due interessi contrapposti. In molti, tra cui ambasciatrici e ambasciatori di nazioni europee, mi hanno chiesto se si trattasse del nuovo Muro di Berlino. Ho risposto loro che non era stato eretto alcun muro, ma che la linea di separazione è molto netta e ben controllata. Per questo motivo i Paesi neutrali come la Svizzera possono avere un ruolo centrale.

Dal 27 al 29 ottobre, Ignazio Cassis visita l'Ucraina. Quali temi dovrebbe affrontare?

Il viaggio è un'ottima occasione per affrontare di persona alcuni temi ai più alti livelli.

Ad esempio, è successo che l'Ucraina abbia rilasciato alcuni separatisti dopo una lunga trattativa relativa allo scambio di prigionieri, ma che alcuni casi non siano stati archiviati a livello giuridico. Queste persone non sono state cancellate dall'elenco dei ricercati, pubblicato sul sito web del Ministero dell'interno. È addirittura successo che separatisti rilasciati a Donetsk o Lugansk, che hanno fatto visita a familiari in Ucraina, siano stati nuovamente arrestati. Ciò non è degno di uno Stato di diritto.

Sarebbe importante che il consigliere federale Ignazio Cassis sollevi la questione durante la visita. Tuttavia deve valutare se non rischi di mettere in pericolo la futura cooperazione con l'Ucraina.

L'Ucraina orientale dev'essere sminata. Inoltre le repubbliche separatiste si stanno impoverendo economicamente. Quale ruolo possono avere la cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario della Svizzera?

Le prospettive economiche delle autoproclamatesi repubbliche di Donetsk e Lugansk, dei territori secessionisti, sono tutt'altro che buone. La cooperazione con l'Europa dell'Est promuove progetti di sviluppo solo nella parte occidentale dell'Ucraina. Come ricordato prima, la Svizzera fornisce aiuti umanitari a entrambe le parti in conflitto, ma non si può parlare di cooperazione allo sviluppo poiché un simile impegno richiederebbe un vero cessate il fuoco, che per il momento è un lontano miraggio.

Sono sicuro che il conflitto durerà ancora a lungo. Lo definirei un "tailor-made frozen conflict", ossia un conflitto congelato e fatto su misura. Temo che i territori separatisti si troveranno tra l'incudine e il martello. Alla fine, si chiederà l'intervento dell'Occidente che sarà chiamato alla cassa.

Angela Merkel è stata l'unico capo di Stato che ha tenuto testa a Putin. Cosa significa la sua recente uscita di scena per l'Ucraina?

Negli ultimi anni, l'Ucraina ha contato molto sul sostegno della Germania per promuovere i suoi interessi a Mosca. Angela Merkel ha avuto un ruolo centrale nel Quartetto Normandia [un gruppo semi-ufficiale composto da Russia, Germania, Francia e Ucraina che si è occupato del conflitto ucraino, ndr]. Negli ultimi anni ci sono stati vari avvicendamenti al vertice dei quattro Paesi. Del quartetto iniziale è rimasto solo Putin. È una situazione che di sicuro non lo indebolisce, anzi.

Mi sono reso personalmente conto dell'importante ruolo della Merkel. Nel 2016, la Germania ha assunto la presidenza dell'OCSE. La coppia Angela Merkel e il ministro degli esteri Walter Steinmeier era davvero potente. E ciò ha rafforzato molto il processo di Minsk. È stato possibile fare importanti progressi, che non si sono ripetuti né prima né dopo la presidenza tedesca. Purtroppo, non abbiamo più vissuto una situazione analoga. E ciò dice già tutto.

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