Brennan Center: Come il Pentagono sfrutta le leggi post 11 settembre per condurre "guerre segrete" nel mondo

11 Novembre 2022 15:00 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Uno studio pubblicato la scorsa settimana dal Brennan Center for Justice della New York University School of Law descrive in dettaglio come il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) è stato autorizzato a schierare di nascosto truppe e condurre guerre segrete negli ultimi due decenni in decine di paesi in tutto il mondo .

Tra le nazioni dell'Asia occidentale colpite da queste cosiddette "autorità di cooperazione per la sicurezza" ci sono Libano, Iraq, Siria e Yemen; tuttavia, includono anche molte nazioni africane e latinoamericane.

Conosciute come "autorità di cooperazione per la sicurezza", sono state approvate dal Congresso degli Stati Uniti negli anni successivi agli attacchi dell'11 settembre e sono una continuazione dell'autorizzazione all'uso della forza militare (AUMF) del 2001, un atto legislativo che è stato ampliato da quattro amministrazioni successive.

Secondo lo studio, l'AUMF copre "un vasto assortimento di gruppi terroristici, l'elenco completo dei quali il ramo esecutivo si è a lungo nascosto dal Congresso e continua a nasconderlo al pubblico".

Seguendo questa tradizione, le "autorità di cooperazione per la sicurezza" oggetto di abusi da parte del Pentagono sono la Sezione 333 e la Sezione 127e del Titolo 10 del Codice degli Stati Uniti (USC).

La sezione 333 autorizza l'esercito statunitense ad "addestrare ed equipaggiare le forze straniere in qualsiasi parte del mondo", mentre la sezione 127e autorizza il Pentagono a "fornire supporto a forze straniere, paramilitari e privati ??che a loro volta supportano le operazioni antiterrorismo statunitensi", con un limite di spesa di 100.000.000 miliardi di dollari per anno fiscale.

Tuttavia, grazie alla vaga definizione di 'sostegno' e 'formazione' nel testo di queste leggi, sia i programmi della Sezione 333 che della Sezione 127e sono stati usati per prendere di mira gruppi "avversari" sotto un'interpretazione forzata dell'autodifesa costituzionale; hanno anche consentito all'esercito statunitense di sviluppare e controllare forze per procura che combattono per conto – e talvolta al fianco – del proprio.

Di conseguenza, in decine di paesi, questi programmi sono stati utilizzati come trampolino di lancio per le ostilità, con il Pentagono che spesso si rifiuta di informare il Congresso o l’opinione pubblica statunitense sulle loro operazioni segrete con la giustificazioni che sono "troppo lievi per innescare obblighi di rendicontazione di legge”.

"Ricercatori e giornalisti hanno scoperto i programmi della Sezione 127e non solo in Afghanistan e Iraq, ma anche in Camerun, Egitto, Kenya, Libano, Libia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Somalia, Siria, Tunisia e Yemen", si precisa nello studio.

I ricercatori sottolineano anche che le autorità di difesa "hanno dato poche indicazioni su come [loro] interpretano le sezioni 333 e 127e".

Ancora più preoccupato e ignorando i danni causati da queste leggi "anti-terrorismo", il Congresso degli Stati Uniti ha recentemente ampliato le autorità di cooperazione alla sicurezza del Pentagono, in particolare con la Sezione 1202 del National Defense Authorization Act (NDAA).

La sezione 1202 consente all'esercito nordamericano di consentire "operazioni di guerra irregolari" contro "stati canaglia" come l'Iran o la Corea del Nord, o "vicini", come Russia e Cina.

Questa inchiesta arriva in un momento in cui l'esercito nordamericano e le sue milizie per procura sono accusati di occupare illegalmente vaste regioni della Siria e dello Yemen, saccheggiando petrolio dai paesi dilaniati dalla guerra, poco più di un anno dopo la fine della loro brutale occupazione dell'Afghanistan.

A tal proposito, proprio martedì scorso, l'ex consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Bolton ha rivelato che "l'opposizione iraniana" è ora fornita di armi introdotte di contrabbando nel paese dalla regione del Kurdistan iracheno, elogiando l'uso della forza contro le forze di sicurezza iraniane.

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