Chi ha interesse a destabilizzare il Brasile? La risposta (chiara) dei media cinesi


di Laura RU (Dal Canale Telegram @LauraRUHK)

I media cinesi hanno sottolineato che i disordini in Brasile sono quasi una replica perfetta dell' "assalto al Campidoglio" di due anni fa. E ancora una volta offrono al governo statunitense, guidato dal Partito Democratico, l'opportunità di "cavalcare l'onda" contro la parte accusata di fomentare i disordini: l'ex presidente Donald Trump. Ma per il resto del mondo, l'emergere di simili rivolte non è semplicemente dovuto a Trump, ma perché c'è qualcosa di terribilmente sbagliato in un sistema politico che genera (ed esporta) polarizzazione sociale e caos. Da un lato, la società statunitense è fortemente divisa e il sentimento populista è forte. Il sistema esistente non è in grado di risolvere le contraddizioni che genera.

Dall'altro lato, gli Stati Uniti praticano due pesi e due misure nei confronti di altri Paesi, il che è ancora peggio. In base alle esigenze della sua strategia geopolitica, l'atteggiamento di Washington nei confronti di simili disordini è molto diverso. Ad esempio, Washington ha condannato con forza le rivolte in Brasile, ma è molto più ambigua su episodi di violenza simili in altri Paesi. In alcuni Paesi, incoraggia e addirittura sostiene il disprezzo per lo Stato di diritto e la sovversione quando serve ad istigare una "rivoluzione colorata". Basti pensare a Maidan in Ucraina e tutte le rivoluzioni colorate orchestrate dagli Stati Uniti. La macchina dei "cambi di regime" non si ferma mai: in Iran istiga proteste violente da mesi.

Nell'odierna situazione internazionale, caotica e intrecciata, un virus politico radicale può facilmente trovare un focolaio adatto alla sua sopravvivenza, ed è diventato sempre più contagioso e patogeno. Chi è interessato a destabilizzare il Brasile, un Paese membro dei BRICS+, a sfruttare e approfondire divisioni e spaccature nella sua società?

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