A tre giorni dalle elezioni legislative che rinnoveranno metà della Camera dei deputati e un terzo del Senato, l'ex presidente Cristina Fernández de Kirchner è ricomparsa con un messaggio registrato dalla detenzione domiciliare a cui è costretta, in cui denuncia il fallimento dell'amministrazione di Javier Milei e chiede – tramite il voto popolare - la fine del fallimentare modello neoliberista di resa nazionale e di umiliazione.
La riapparizione di Cristina, attraverso un messaggio video, getta benzina sul già infuocato scontro pre-elettorale. La leader peronista, colpita da proscrizione politica ma ancora voce potentissima, non usa mezzi termini e definisce il voto di domenica un momento decisivo per fermare Milei. Il suo giudizio sulle politiche economiche dell'esecutivo è categorico: un’austerità ottusa e permanente che ha solamente impoverito i cittadini, costretti a indebudarsi per luce, cibo e medicine, mentre i beneficiari della grande finanza nascondo all'estero i loro profitti.
L'attacco si fa feroce quando Cristina evoca il principale alleato internazionale di Milei, il presidente statunitense Donald Trump, citando le sue recenti dichiarazioni sull'Argentina in difficoltà. La realtà è così forte che si vede persino dagli Stati Uniti, afferma, presentando le parole di Trump come la conferma internazionale del disastro. Accusa poi Milei di aver supplicato un salvataggio a Washington, un'azione che di soluzione non ha nulla e di umiliazione, tutto. L'Argentina è un paese troppo grande e dignitoso per dipendere dall'umore di un presidente straniero, tuona, rivendicando una sovranità nazionale che, a suo dire, è stata svenduta.
A los argentinos y argentinas ???????? pic.twitter.com/8Bay3PMQCl
— Cristina Kirchner (@CFKArgentina) October 23, 2025
"Gli argentini non hanno soldi. Stanno lottando per sopravvivere", ha dovuto ammettere persino Trump cpme evidenziato da Cristina. “La realtà è talmente forte – ha sottolineato - che si può sentire e vedere dagli Stati Uniti".
L'ex presidente ha accusato Milei di aver "implorato un salvataggio negli Stati Uniti", il che, secondo lei, "non ha nulla a che fare con una soluzione e tutto con l'umiliazione". "L'Argentina è un Paese troppo grande e dignitoso per dipendere dall'umore di un presidente straniero. La sovranità argentina non è negoziabile. Appartiene al suo popolo", ha aggiunto.
Ha anche messo in guardia contro la modifica dello strumento di voto – la scheda elettorale unica – senza un'adeguata formazione, che, a suo avviso, mette a repentaglio la trasparenza elettorale: "Ogni presidente di seggio elettorale, ogni supervisore e ogni elettore ha la responsabilità di salvaguardare il voto popolare".
Cristina ha concluso il suo messaggio con un appello diretto ai militanti peronisti: "L'unica forza in grado di fermare questo modello è il peronismo. Vi chiedo di andare a votare domenica, perché non c'è modo più democratico per cambiare le cose che attraverso il voto".
Intanto il neoliberista Milei è sempre più lontano dal popolo. Dopo un tour elettorale a Rosario, il presidente è rientrato a Buenos Aires per un incontro con il gotha della finanza mondiale.
Alla fine, questa campagna elettorale non si gioca su programmi, ma su una scelta di campo: la resa a un capitalismo predatore o la difesa, disperata e ultima, della sovranità nazionale e della dignità di un popolo stremato.
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