Comitato No Base di Coltano: un'esperienza di lotta alla NATO

di Pablo Baldi

Il Movimento No Base si costituisce nel 2022, quando viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un DCPM che individua nel Parco di San Rossore – Massacciuccoli (Pisa), precisamente in località Coltano, il sito dove costruire una nuova base militare destinata ad ospitare il reggimento paracadutisti Tuscania e il Centro Cinofili. Un progetto di cui, all'interno delle istituzioni, si parla dal 2019, senza mai coinvolgere o riferire niente alla popolazione che vive nei territori in questione.

Si tratta di una base di 73 ettari di cui 40 cementificati, dal costo di 190 milioni. Ma dove vengono reperiti questi fondi? Vengono sottratti al Fondo Coesione e Sviluppo 2021-2027 che dovrebbe servire a ridurre le disuguaglianze!

Il 2 giugno 2022, 10'000 persone o più manifestano a Coltano per opporsi a questo progetto. Inizia cosí l'esperienza No Base.

EVOLUZIONE DEL PROGETTO

Le istituzioni corrono ai ripari e modificano il progetto, indicando come nuova collocazione per la base militare dei Gruppi Intervento Speciale dei Carabinieri il Cisam (Centro Interforze Studi Applicazioni Militari). E nella Tenuta Isabella a Pontedera dovrebbero sorgere un poligono di tiro e un autodromo di addestramento. Luoghi piú lontani, meno abitati e piú abituati alla militarizzazione (il Cisam è vicino al Camp Darby) per rendere piú difficile l’organizzazione del dissenso.

L'area da militarizzare aumenta a 140 ettari. Il costo aumenta arrivando a 520 milioni di euro, di cui 72,5 stanziati dal Fondo di Coesione e Sviluppo. Viene lanciata la campagna “520 per…” in cui si evidenzia che ciò che viene speso per preparare la guerra poteva finanziare 115’000 borse di studio universitarie ,8’600 assegni di ricerca e 8000 dottorati per tre anni.

BENEFICIARI

Chi sono i paracadutisti del reggimento carabinieri Tuscania? Cito dall'opuscolo numero 3 (autunno 2024) di No Base, intitolato "Insieme possiamo fermarla":

"Hanno un ruolo strategico nel "Meditteraneo allargato", in cui svolgono il compito di "sorveglianza e protezione delle piattaforme di ENI ubicate nelle acque internazionali" e agiscono in funzione anti-migratoria, con equipaggiamento, "formazione" e assistenza della Guardia costiera libica per il controllo delle acque territoriali e delle polizie locali in tutti questi Paesi [quelli in cui operano sostenendo, addestrando e cooptando le polizie locali]. Nel 2024 è stato autorizzato l'ingresso del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania nel Comparto delle Operazioni Speciali della Difesa italiana, quale Forza Speciale di “Livello 2” (TIER 2). Tale provvedimento presuppone la capacità del Reparto di condurre l’intero spettro delle Operazioni Speciali della NATO”.

E, sempre citando dall’opuscolo, il Gruppo di Intervento Speciale è:

“l’unità tattica impiegata in operazioni di pronto intervento “anti-terrorismo”, definite “la punta di lancia operativa dei Carabinieri, che può operare in Italia e all’estero nelle situazioni piú estreme e rischiose”. Nati per reprimere le rivolte nelle carceri italiane, tra le altre funzioni, svolgono anche loro quella di addestramento del personale di polizie estere. Sono inviati negli scenari internazionali per operazioni di “protezione degli interessi italiani”, a difesa di piattaforme energetiche o di ambasciate e basi militari italiane e NATO sul suolo estero. A partire dal 2004 il GIS da unità controterrorismo è stata validata come forza speciale dell’esercito, enfatizzando maggiormente la preparazione per i dispiegamenti nelle basi militari all’estero. Dal 2016 opera anche su richiesta dei servizi segreti italiani, per singole missioni riservate all’estero, colmando una lacuna rispetto ai servizi di altri Paesi.”

Per riassumere, si vogliono spendere 520 milioni per potenziare l’imperialismo e il neocolonialismo occidentale.

LA LOTTA CONTINUA

Arriviamo al 2025. Il presidio al Cisam del 26 aprile e l'assemblea "Disarmare la pace!" ai Tre Pini del 27 aprile sono state due tappe fondamentali nel lungo percorso che vede il Movimento No Base opporsi alla militarizzazione del territorio e alla devastazione dell'ambiente naturale.

UN PRESIDIO RUMOROSO

Il presidio si inserisce nella lotta portata avanti da No Base per ottenere trasparenza riguardo a ciò che avviene sul territorio. Oltre agli interventi, sono stati portate pentole, portachiavi, fischietti. L'obiettivo è fare baccano, far sapere a chiunque che ci siamo.

Il governo e l'Unione Europea pensavano di poter sfruttare l'apoliticità dilagante tra la popolazione per far passare sott'occhio la militarizzazione del territorio tramite documenti secretati e pratiche opache. Per questo No Base organizza delle passeggiate davanti al Cisam e alla tenuta Isabella per cercare di capire cosa stia avvenendo, visto che le autorità si rifiutano di renderlo pubblico.

La pretesa di trasparenza riguarda anche l'Università di Pisa, visto che la militarizzazione sta avvenendo su un territorio di sua proprietà, mentre questa ha taciuto sulla vicenda, mostrando la sua complicità.

E riguarda anche la giustizia ambientale, visto che si parla della cementificazione di un habitat essenziale nella regolazione del clima pisano.

E quindi frastuono, perché siamo qui e non dovete dimenticarvelo, volete deturpare il territorio su cui viviamo e non ve lo permetteremo!

VISIONI SULLA PACE

Poi, oltre all'opposizione alla guerra si è pensato alla costruzione della pace.

L'assemblea del 27 è iniziata con un intervento di Pio Castagna, coordinatore di Pax Christi Centro Italia:

“Da qui dobbiamo partire per il futuro, gettare le basi per un’alternativa con la A maiuscola.[…] L’alternativa è costruire educazione alle relazioni e ai rapporti: le guerre scoppiano perché c’è un deficit di democrazia. Allenare la popolazione civile a saper gestire i conflitti a cominciare da quelli inter-relazionali. Guerra e conflitto non si equivalgono: una società che si fa carico di educarsi alla gestione della conflittualità e alla diversità è una società capace di costruire una prospettiva di pace e disarmo. Una società aconflittuale va dritta alla guerra.”

Mentre i gruppi cattolici ponevano l'enfasi sulla volontà individuale, i gruppi di ispirazione marxista sottolineavano la necessità sistemica della guerra all'interno del regime capitalistico.

La propaganda pacifista dei cattolici è sicuramente un dato di fatto positivo, ma per la componente comunista all’interno di No Base ciò non può bastare per costruire una pace duratura e stabile. Le due prospettive possono combinarsi in modo complementare, ma è difficile trovare un compromesso nel metodo tra la lotta nonviolenta propugnata dai cattolici e la lotta di classe combattuta dai comunisti. Entrambe le visioni condividono il rifiuto della guerra imperialista e la necessità dell’entrata dell’Italia nel mondo multipolare.

Aprire un dibattito su qual è la pace che vogliamo ci aiuta a capire come opporci efficacemente alla guerra, ma sicuramente il primo passo è impedire la militarizzazione del territorio e, quindi, questa deve essere la priorità.

UNA LEZIONE DA APPRENDERE

Il Movimento No Base è un esempio paradigmatico di come l’opposizione alla militarizzazione dei territori (e alla guerra in generale) può unire ampie fasce della popolazione, dai cattolici ai comunisti, dagli ambientalisti alle femministe, dagli studenti ai lavoratori. Una storia di convergenza (nelle divergenze) da cui abbiamo tanto da imparare per unire le forze contro l’oligarchia finanziaria che ci vuole mandare al fronte. INSIEME POSSIAMO FERMARLA!

Per rimanere aggiornato: https://nobasecoltano.it/

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